sabato 24 febbraio 2024

Annientare - Michel Houellebecq

Il libro più doloroso di MH

Houellebecq è un autore che frequento da lunghissimo tempo, credo di aver letto praticamente tutto ciò che ha scritto. Ha sempre avuto una capacità di irritarmi e provocarmi come pochi altri, ma al contempo è impossibile negare che sia un autore con una solidità di scrittura come pochi al mondo. Insomma, sa scrivere e lo sa fare davvero bene. In questa ultima fatica si è in un certo senso addolcito, risulta meno provocatorio, più attento, meno violento negli atteggiamenti, pur conservando alcune sue ossessioni (il sesso, ovviamente, al primo posto). Ma soprattutto il suo nichilismo, già presente in nuce sin da Le particelle elementari, è qui espresso al suo massimo, è davvero impietoso e senza speranza. Di nessun tipo: la vita, sembra dirci, non ha davvero nessun senso e anche la redenzione, quando arriva, è tardiva, oppure troppo breve, in ogni caso amorale e destinata a finire in polvere. Non proprio una lettura che mette di buon umore, insomma, anzi, che rischia di annientare, come da titolo. Però sicuramente carica di realtà e, come detto, scritta magnificamente.

4,5 stelle 

giovedì 25 gennaio 2024

Nello Sciame - Byung-chul Han

Difficile dire cosa mi piaccia così tanto di Byung-chul Han, teoricamente siamo agli opposti in maniera radicale, lui è totalmente apocalittico e io decisamente integrato, lui è ipercritico sulle tecnologie e io entusiasta. Però, da un lato forse è proprio questo compensarci che mi colpisce, dall'altro, più probabilmente, la lucidità e la spietatezza del suo nichilismo e della sua visione del nuovo liberismo, in cui la dialettica servo-padrone passa da eteroimposta ad autoimposta. Insomma, fatto sta che alla fine ogni suo testo mi aiuta a riflettere e mi colpisce in profondità e in maniera non banale, restituendomi all'amore per la filosofia. Non fa eccezione questa raccolta di saggi, spietati e bellissimi!

4,5 stelle

domenica 10 dicembre 2023

#iviaggidivanesio vol. 20: Cascate di Riva di Tures e lago di Braies

Era da tantissimo che desideravo vedere il lago di Braies. Non che io sia originale, praticamente tutti vogliono vedere il lago di Braies: uno dei laghi più instagrammati del mondo, non senza ragione. Il ponte del mio compleAldo si è rivelata l’occasione giusta!

Causa stanchezza che si è accumulata nei mesi precedenti, non riusciamo a partire come avremmo voluto né il 6 sera né il 7 mattina (a Milano il 7 è festa, perché è santambroeus). Partiamo quindi il 7 pomeriggio, un po’ impreparati, ovvero senza aver studiato un itinerario, ma decisamente carichi a molla. Mentre ci dirigiamo in zona, cercando un campeggino o un’area sosta dove dormire, leggiamo di un’area denominata “cascate”, a Riva di Tures, imbocco della valle Aurina. Siamo stanchi, è tardi, ma un’occhiata alle foto su google ci convince: le cascate saranno la nostra prima tappa. Dormiamo in libera in un ottimo spiazzo, al mattino scopro che a circa 50 metri sorge un campeggio super nuovo e super fico: il camping såndgøld, una quarantina di piazzole disposte a mezzaluna al cui centro troneggiano degli chalet dall’aspetto austero e con vetrate a tutta parete libidinose. 

Decidiamo di passare qui la notte successiva (anche se purtroppo gli chalet, che avremmo affittato volentieri per una notte, sono tutti occupati, meglio così, Vanesio si sarebbe offeso!) e partiamo subito a piedi per l’escursione alle cascate, che sono ben tre. Ci si addentra nel bosco e si sale un comodo sentiero fino alla prima cascata, un meraviglioso salto di circa 10 metri. 

Nel piccolo spiazzo è allestito un mercatino dell’Avvento: a Tures hanno deciso quest’anno di fare il mercatino nel bosco, molto affascinante! Si continua a salire, lunga una scala di pietroni, col sentiero che per larghi tratti è sovrapposto al cosiddetto sentiero francescano, con sculture che richiamano il santo di Assisi e si arriva alla seconda cascata, un salto mozzafiato, alta quasi il doppio della prima! 

 

L’appetito vien mangiando e sembra dai vari siti visitati che il meglio debba ancora venire: in un altro quarto d’ora arriviamo a uno degli spettacoli naturali più incredibili che io abbia mai visto (e per mia fortuna, ne ho visti…): 40 metri di salto, ma soprattutto gli schizzi di acqua che si generano dal salto della cascata si sono solidificati per il freddo, creando, a specchio con la cascata, una concrezione glaciale di rara bellezza. Le due cascate, d’acqua e di ghiaccio, si guardano e si fronteggiano, le goccioline d’acqua hanno creato su alberi e piante circostanti dei ricami delicati e incantevoli. 

Restiamo abbagliati da questa bellezza e anche un po’ surgelati… decidiamo di proseguire nel bosco, fino ad arrivare dopo un’ora circa al castello di Tures (purtroppo chiuso al pubblico, due visite guidate al giorno, ma erano oramai avvenute). Da lì torniamo verso il campeggio per chiudere l’anello e tutti e tre, stanchi ma a molto felici, ci abbandoniamo a una doccia bollente (Iron questa se la evita) e a un pranzo/cena (diciamo una merenda, ma con la pastasciutta…) luculliano.

La mattina seguente ci svegliamo con una colazione strepitosa, che è possibile ordinare la sera prima in campeggio, servita in una cassettina di legno colma di paglia, uno spettacolo!, e ci dirigiamo verso il lago di Braies.

Arrivando notiamo che uno dei nostri timori sembra avverarsi: un serpentone di auto si snoda sulla strada. Ma abbiamo un asso nella manica: anziché fare i turisti della domenica, parcheggiamo a Ferrara (non in Emilia, a Ferrara frazione di Braies!) e iniziamo una simpatica rampegata lungo il sentiero Viktor Wolf Edler von Glanvell, pioniere dell’alpinismo della zona. 

 

Il sentiero è bellissimo e tutto sommato agevole, se non fosse per la spazzolata di neve caduta da poco, che ha fatto in tempo a solidificarsi divenendo in alcuni tratti un lastrone di ghiaccio assassino. In circa un’ora e mezzo arriviamo, e lì vediamo gli orripilanti parcheggi stracolmi di automobili. Il lago è ghiacciato e coperto di neve, ha un fascino senza paragoni, incastonato tra le cime che lo circondano, ma purtroppo ci sono due problemi: l’enorme quantità di turisti, che sembrano essere tutti sbucati dalla pagina Facebook “Gente che va in montagna due volte l’anno”, con tutto il campionario di scarpe da ginnastica e pellicce, e la copiosa quantità di ghiaccio sul sentiero che fa il periplo del lago. 

Dopo una simpatica caduta sul ghiaccio da parte mia, decidiamo di desistere dal giro completo, e torniamo a valle, seguendo un altro sentiero, indicato come sentiero invernale 2, più ripido ma incredibilmente meno scivoloso. Arriviamo a Ferrara dopo quasi 4 ore complessive, ben innevati, ma con ancora le energie (qualcuno…) per fare delle corse matte sulla neve, prima di svenire sul van tutto copertinato! 

La tappa successiva è San Candido, dove non eravamo mai stati, ma prima una sosta obbligata alla latteria delle tre cime, all’imbocco di Dobbiaco: formaggi, salamini, marmellate, speck… insomma, prodotti altoatesini a go-go! San Candido da un lato sembra bellissima - anche se purtroppo è tardi e non si vedono più le montagne che la circondano, ma anche un posto un po’ “sciuretto”, con negozi chic e un’orsa di sciatori che prendono d’assalto il mercatino dell’Avvento. La coda e il freddo ci scoraggiano e optiamo per cercare un campeggio e cenare lì. Ma tutto sommato, perché cercare una via nuova, quando la vecchia si è rivelata così meravigliosa? Optiamo per tornare al campeggio såndgøld, dove mentre ceniamo nel van il cielo ci fa una sorpresa: inizia una copiosa nevicata, che rende la serata semplicemente magica, tutta ovattata e meravigliosa. 

 

In questo scenario da favola ci svegliamo e optiamo per bissare anche la mega-colazione nella cassettina, prima di tornare verso casa: prima però sosta obbligata al nostro mercatino preferito, a Bressanone per concludere degnamente il weekend…

martedì 24 ottobre 2023

Il cervello istruzioni per l'uso - John Medina

Un libro affascinante


Il libro si apre con una considerazione molto interessante, che riassumo molto in breve: se si volesse progettare un ambiente più distante possibile da come funziona il cervello, un ambiente che faccia apposta a metterlo in difficoltà e gli renda difficile essere produttivo, si progetterebbe un'aula scolastica o un ufficio standard come li conosciamo e frequentiamo giorno dopo giorno.

Poi l'autore propone 12 "regole" di funzionamento, una più interessante dell'altra, che evidenziano quanto poco sappiamo di quello che è racchiuso nella nostra scatola cranica e di come funziona. Libro affascinante, scritto bene, molto solido.

4,5 stelle per me!

sabato 24 giugno 2023

[mai più senza] e sono 10! un decennio di consigli di Aldo per le letture estive!

Ve lo ricordate il tormentone dell'estate 2014? Adesso ve lo dico, così inizierete a canticchiarlo e mi odierete: Bailando di Enrique Iglesias. Ma anche Maracanà di Emis Killa andava forte, complici gli sfortunati mondiali brasiliani svoltisi quell'estate, in cui siamo riusciti a farci buttare fuori con ignominia da Costa Rica e Uruguay. Beh, quell'anno - per la prima volta nella storia della letteratura e dell'Internet - la mia amica Antonella ebbe la scellerata idea di chiedermi qualche suggerimento per le letture estive, conoscendo la mia voracità di lettore e confidando che, nonostante la mia proverbiale riservatezza, io avessi la faccia tosta di condividere qualche minirecensione...

Ed eccoci in un lampo al decimo anno di consigli di Aldo per le letture estive! Oramai è diventato un topos letterario, non c'è estate senza il mai-più-senza!!!

Se qualcuno volesse ripercorrere la storia, qui ci sono tutte le puntate precedenti:

[2014] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2014/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2015] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2015/06/mai-piu-senza-torna-lappuntamento-con-i.html

[2016] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2016/07/mai-piu-senza-terzo-appuntamento-con-i.html

[2017] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2017/06/mai-piu-senza-quarto-appuntamento-con-i.html

[2018] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2018/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2019] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2019/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2020] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2020/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2021] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2021/06/mai-piu-senza-lottavo-anno-dei-consigli.html

[2022] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/06/mai-piu-senza-il-nono-anno-dei-consigli.html


Fatto questo doveroso e autocelebrativo preambolo, possiamo senza dubbio partire con i consigli per l'estate 2023, che si preannuncia bella calda sotto tutti i fronti. Come al solito si tratta di libri sperimentati in prima lettura nell'anno precedente, che mi hanno lasciato un segno.

Iniziamo con un po' di non-fiction, e nello specifico con un po' di filosofia. Questo è stato l'anno della mia personale (ri)scoperta della filosofia, in cui mi è tornata la passione che ha alimentato i miei anni di studio. Due sono gli autori che ho praticato con vigore, uno più alla portata di tutti e uno più complesso - ma ne vale comune la pena.
Il primo è un filosofo morale americano: Michael J. Sandel, la cui opera a mio avviso più affascinante è Quello che i soldi non possono comprare. Ne ho scritto in maniera diffusa su Orione (https://www.fondazionesinapsi.it/orione/quello-che-i-soldi-non-possono-comprare/), qui basti dire che l'autore fa ciò che la filosofia contemporanea dovrebbe fare: essere impietosa e sincera nelle analisi. A proposito di scarse consolazioni, l'altro autore che ho letto compulsivamente è Byung-Chul Han, filosofo corean-tedesco. Il mio suggerimento va per La società della stanchezza, caratterizzato da scrittura fluida, pensiero originale e capacità di argomentazione serrata. Nichilista, perché spietato nell'analisi e senza speranze nei rimedi. Disegna esattamente la nostra condizione di uomini postmoderni, in particolare nei riguardi del lavoro. Buonumore a pacchi!

Dopo queste note di speranza, passiamo alla fiction...
Un grande e gradito ritorno con Ufo 78 e il collettivo di scrittori Wu Ming. Libro coraggioso e come sempre costruito su basi estremamente solide, capacità narrativa fuori dal comune, scrittura piacevole, capacità di costruire una storia accattivante. Nonostante il titolo, non è fantascienza, ma un libro che si divora e che parla di noi.
Ho letto però anche fantascienza e per di più fantascienza cinese! Complice un viaggio a Xi'an e il desiderio di conoscere un autore molto amato laggiù, ho affrontato la trilogia Il problema dei tre corpi di Liu Cixin. Si tratta di fantascienza molto scientifica, con legami stretti con la scienza. Un'idea su tutte: la società aliena che per prevenire lo sviluppo futuro dell'umanità trova un modo per rendere impredicibile la fisica, mandando così in palla i pilastri dell'intera scienza (osservabile, misurabile, ripetibile). Idea geniale, consiglio sicuramente il primo libro a tutti, la trilogia a chi si appassionerà, non a caso Cixin viene definito l'Asimov cinese.
Sempre guardando al paese del dragone, ma passando al crime, su consiglio di una persona importante, ho letto il primo romanzo della serie dell'ispettore Chen Cao, si tratta di La misteriosa morte della compagna Guan, di Qiu Xiaolong. L'ispettore Chen è un personaggio particolarissimo, poeta, giovane stella nascente del partito comunista, pervicace pensatore e scapolo d'oro. Libro molto affascinante, anche nell'offrirci una chiave di lettura alla complessità della Shanghai tentacolare di oggi.

Il male che gli uomini fanno è il nuovo libro di Sandrone Dazieri, uno dei miei autori-feticcio. Alla mia età quando un libro mi fa dormire poche ore per notte, senza che io crolli spalmando la faccia sul kindle, qualcosa vuole dire...e così è andata! Dazieri è davvero capace come nessun altro noirista italiano di costruire trame, ti sa tenere sempre sul filo, ti sa affascinare, non lesina sui colpi di scena, ma al contempo si avverte lo sforzo per restare sempre nell'ambito del verosimile, anche quando le storie si fanno assurde e complicate. Sempre in tema di autori di cui leggerei anche la lista della spesa non possiamo non parlare di La vita intima, di Niccolò Ammaniti: una storia che sembra non avere alcun interesse... e forse è davvero così. Poi però Ammaniti la rende interessante, con le descrizioni, i dettagli, la scrittura fluida e che ti aggancia alla pagina. La trama non ha la potenza emotiva di Vengo e ti porto via o di Come Dio comanda, ma ciononostante non sono riuscito a fermarmi nella lettura, e ho sacrificato due mezze nottate sull'altare di questo libro. 

Una curiosità letteraria che ho letto grazie alla mia partecipazione al club del libro del Politecnico (che è il posto dove lavoro, idea simpatica!) è La foglia di fico di Antonio Pascale. Si tratta di un libro che utilizza un simpatico espediente: ogni racconto parte da una pianta, che diviene una scusa per raccontare una delle storie, comunque intrecciate, che compongono questo libro, che l’autore stesso definisce “auto-fiction” nella postfazione. Ogni pianta corrisponde a un carattere, a un modo di essere, diventa metafora quanto mai viva dei tipi umani che l’autore descrive. La scrittura è piacevole e scorrevole, con alcuni racconti più riusciti (cito ad esempio quello d’apertura sul cactus, ottimo inizio!) e altri un po’ più faticosi. 

E siamo alla top 3 dell'anno... partiamo con un libro incredibilmente poetico e potente, Suite francese di Irène Némirovsky, regalatomi da una delle nostre rappresentanti degli studenti (grazie Manu!) con cui ci siamo scambiati consigli di lettura. Si tratta di un libro di quieta grandezza, è veramente una suite, un libro che nella sua placidità ci offre la spaventosa dimensione della Francia invasa dai tedeschi e della necessità che la vita ha di proseguire e di fare capolino anche nelle situazioni più disperate. Pensare alla vicenda umana dell’autrice rende ancora più dolorosa la lettura del secondo e ultimo libro della suite (ne erano stati progettati 5, ma solo due sono conclusi): il senso di trovarsi nemici ma profondamente umani e simili restituisce l’orrore della guerra e la sovrastruttura che costruisce sulle persone. Un libro da gustare, lentamente di un’autrice che non conoscevo e che mi ha colpito nel profondo.

Abbiamo poi Trust, consiglio del mio sempre affidabilissimo amico Luigi, un libro di rara potenza e bellezza. Si tratta di un romanzo in quattro parti, una arrotolata dentro l'altra, tra salti temporali, cambi di stile, scatole cinesi. Sullo sfondo il mercato, la crisi del '29, l'America tra le due guerre e la condizione femminile. Il libro non si legge, lo si divora, e questo per me è sempre un segnale importante. Ricorda 1 2 3 4 di Paul Auster, ma è più agile e meno supponente.

And the winner is... un libro datato, ma che non avevo ancora letto. Certo, non scopro io Kazuo Ishiguro, ma era ora che io leggessi Non lasciarmi, anche sulla scorta della fascinazione che mi ha dato Klara e il sole (che trovate nel mai-più-senza dello scorso anno). Questo è un libro che mi ha colpito profondamente, mi ha commosso, mi ha inquietato. L’ho letto rimanendo catturato dall’idillio un po’ misterioso dell’inizio e scoprendo sempre un pezzo di più, assieme ai protagonisti, restando attonito mentre procedevo. Ho immaginato le vite di Kath e Tommy e degli altri donatori, ho immaginato le loro sensazioni mentre vivono le loro vite, mentre si accorgono di essere “povere creature”, accettando un destino che a noi pare inaccettabile. Alla fine ovviamente gli occhi mi si sono riempiti di lacrime: è un libro veramente bello, scritto in maniera mirabile, profondo e disturbante, come sempre quando il futuro distopico che viene descritto in un racconto si discosta di pochissimo dalla realtà che conosciamo. Questa vicinanza che però è al contempo separazione mi da sempre una sensazione perturbante, anzi, come direbbe Freud una sensazione di Unheimlich, di inquietante estraneità.

Spero di aver fatto il mio dovere e che Antonella sia contenta dei miei suggerimenti...così come gli altri miei 24 lettore. Buone letture a tutti e buona estate!!!

lunedì 5 giugno 2023

#iviaggidivanesio vol. 19: Sentier des ocres, Roussillon e Saintes- Maries-de-la-mer

Una nuova gita in Francia, paese che amiamo alla follia, questa volta con ospite d’onore: Iron ha infatti invitato la cuginetta Noce, detta noisette da queste parti (una curiosità, noisette è anche il modo in cui i francesi chiamano il caffè macchiato freddo - comunque è pessimo, evitatelo!).

L’obiettivo principe del viaggio è visitare il Sentier des ocres, un affascinante tracciato nelle montagne del Luberon, in quella che un tempo era una cava di ocra. Il sentiero è molto semplice e accessibile anche ai bambini, esiste una versione breve da circa mezzo’ora e una un po’ più lunga da 50 minuti. Noi abbiamo optato per questa!

 


Raggiunto il paese di Roussillon si trova un comodo parcheggio che permette di accedere al sentiero - tutto a pagamento, ma decisamente economico: 4 euro per il parcheggio e 3,5 euro per il sentiero. 

Appena si entra nel sito, si rimane immediatamente a bocca aperta: dopo l’accesso infatti si apre un piccolo avvallamento che è uno dei due punti più panoramici, dove il rosso e il giallo dell’ocra si incontrano in maniera estremamente affascinante. Si prosegue con un po’ di salite e discese nel bosco, con frequenti punti dove sostare su panchine di legno e restare a bocca aperta davanti ai colori che contraddistinguono il sentiero! Dopo circa 25 minuti si trova un altro punto meraviglioso, con una serie di colline scavate inondate dal sole e circondate dagli alberi, a formare una sorta di anfiteatro rosso: spettacolare!

Il fatto che il tutto sia immerso in un bosco rende la visita agevole, anche col sole (per lo meno a inizio giugno, quando lo abbiamo visitato noi) e alla partenza (nonché all’arrivo, il sentiero è circolare!) c’è una fonte d’acqua potabile. Per la visita occorre tenere presente che sono sconsigliati vestiti delicati: l’ocra infatti colorerà senza indugio scarpe e vestiti (ancora di più se un canetto vi salta su con le sue zampine tutte ripiene di ocra…). Gita davvero affascinante!

 



Lasciando la macchina la medesimo parcheggio, è poi possibile fare un giro nel paese di Roussillon, classico abitato provenzale, dotato di un bel centro tutto pedonale, in cui perdersi tra i vicoletti. Colori vivaci, lavanda un po’ ovunque, molti posti dove mangiare qualcosa, impossibile restare indifferenti al suo fascino! Nei dintorni sorgono varie cantine che producono l’AOC (il nostro doc) Ventoux della zona: vini semplici ma ben fatti. Noi abbiamo visitato il Domain du culet rouge, dove sono stati molto cortesi e ci hanno fatto degustare la loro produzione di rosati, bianchi e rossi. 

 

All'uscita dal paese è possibile ammirare anche il ponte Julien, che permette di attraversare il torrente Calavon: un ponte di pietra a schiena d'asino circondato da papaveri e accessibile con un comodo parcheggio. Vale la deviazione!

A questo punto avevamo un dilemma da sciogliere: seguire il richiamo della cultura, visitando la vicinissima Avignone, o cedere alle lusinghe di mare e flamants roses, andando ancora una volta a Saintes-Maries-de-la-mer? Complice un meraviglioso regalo che mi ha fatto Anna, ovvero un monocolo per guardare e fotografare i pennuti, la scelta è fin troppo facile, ed eccoci ancora una volta al camping paradis de la brise! In questo inizio d'estate il campeggio è ancora molto tranquillo e l’atmosfera rilassata, fatto salvo tra le 19 e le 22, quando le zanzare si abbattono su di noi voraci come esattori delle tasse…come è ovvio per un posto che è di fatto in mezzo alla laguna! Il nostro gazebo con zanzariere su ogni lato si rivela vincente per salvarci la vita, abbinato però a litri di Autan. La laguna è molto più secca che a Pasqua, ma i fenicotteri si sono solo spostati più aventi e abbondano: il nuovo giocattolo permette di vederli con un super ingrandimento e li si apprezza al meglio. 


 

La sera per salutare la Camargue, come rinunciare a una paella camarguaise? Oramai è una tappa fissa e irrinunciabile…

Insomma: quattro giorni di relax e un paio di posti davvero indimenticabili. I canetti cuginetti hanno gradito molto la gita, anche se Noce ha sottolineato più e più volte che a casa coi suoi genitori si mangia molto molto meglio…e si cammina di meno!


Tutte le foto come sempre a cura di Anna sono disponibili all'album



martedì 7 marzo 2023

La vita intima - Niccolò Ammaniti + Il male che gli uomini fanno - Sandrone Dazieri

Spero non me ne vogliano i due se faccio un post unico per due libri appena letti. Anche se non so se Ammaniti e Dazieri rientrino tra i miei lettori, in effetti. Detto questo, due autori accumunati dal fatto che io li ami moltissimo entrambi, coi loro due ultimi libri, che ho divorato, sacrificando - e non mi succedeva da tanto, essendo diventato anziano - qualche notte di sonno. Il giorno dopo parevo uno zombie, ma ne è valsa la pena in entrambi i casi.

Partiamo da La vita intima. 



Per me è un libro 100% ammanitiano, con una storia che sembra non avere alcun interesse e forse è davvero così. Poi però Ammaniti la rende interessante, con le descrizioni, i dettagli, la scrittura fluida e che ti aggancia alla pagina. La storia non ha la potenza emotiva di "Vengo e ti porto via" o di "Come Dio comanda", ma ciononostante non sono riuscito a fermarmi nella lettura, e ho sacrificato due mezze nottate sull'altare di questo libro. Quando succede, per me, vuole sempre dire qualcosa di significativo...insomma, fossi in voi io lo leggerei... 
"Quante volte nella vita sappiamo di essere cosí prossimi alla verità da poter allungare una mano, afferrarla e come una farfalla chiuderla nel palmo. E invece facciamo un passo indietro certi che tra quei due petali colorati si nasconda l’orrore di quelle antenne ramificate, di quelle zampette da mosca, di quella proboscide da zanzara. Ed è giusto cosí. Altre volte la verità urla, ci chiama e ci implora di ascoltarla, ci chiede di restituire senso alle cose e dar luce a una vita orba. E allora rischiamo tutto per amore suo."

Passiamo poi al più straordinario sceneggiatore di noir italiani, ovvero Sandrone Dazieri, che dopo aver chiuso il ciclo dell'Angelo e con il Gorilla lì in sospensione propone un libro tutto nuovo, da titolo significativo, ovvero Il male che gli uomini fanno.


Dazieri è davvero capace come nessun altro noirista italiano di costruire trame, ti sa tenere sempre sul filo, ti sa affascinare, non lesina sui colpi di scena, ma al contempo si avverte lo sforzo per restare sempre nell'ambito del verosimile, anche quando le storie si fanno assurde e complicate. Questo libro non fa eccezione e anzi, ci regala momenti davvero notevoli, sembra non voler finire mai di stupirci. Altro libro cui ho volentieri sacrificato ore di sonno!
"è un avvertimento per tutti quelli che vogliono entrare nella mente dei killer. Non sono bei posti."


giovedì 17 novembre 2022

Ufo 78 - Wu Ming

Sempre bravi i Wu Ming


Libro affascinante, come sempre accade coi Wu Ming: solida ricerca storica alle spalle, capacità narrativa fuori dal comune, scrittura estremamente solida, capacità di costruire una storia accattivante. Che bello leggerli!

4,5 stelle

domenica 4 settembre 2022

Vacanze 2021: Lofoten, Capo Nord, Svezia con van e cane: 2 - Le isole Lofoten

Questo post segue quello dedicato all'arrivo alle Lofoten che è possibile trovare qui: https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/01/vacanze-2021-lofoten-capo-nord-svezia_3.html e fa parte del più ampio racconto delle vacanze 2021 nel grande nord. L'introduzione e l'indice si trovano qui: https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/01/vacanze-2021-lofoten-capo-nord-svezia.html

Qui mi focalizzo sull'obiettivo primario della vacanza, uno dei posti che ho sognato di visitare per anni e anni: le isole Lofoten. Queste isole incredibili sono state collegate tra loro tramite un ingegnoso e mirabile sistema di ponti e gallerie (la strada E10) che consente di raggiungerle quasi tutte - ad eccezione di Værøy e Røst - senza dover prendere traghetti. Sono un luogo dove la natura è di una bellezza senza senso, e domina incontrastata. D'estate, quando ci siamo andati noi, le giornate sono infinite, il sole splende nel cielo più di 20 ore al giorno, la temperatura è molto meno fredda di quanto ci si possa immaginare e gli occhi faticano ad adattarsi alla quantità di bellezza che incontrano. 

Cosa si fa alle Lofoten? Essenzialmente alle Lofoten si cammina, perché culturalmente non è che ci sia nulla da fare (la città più grande, la "capitale" Svolvær ha meno di 5000 abitanti), mentre la natura offre i suoi frutti più deliziosi: spiagge dai colori caraibici da cui sorgono vette montane che in poche ore ti consentono di ammirare le isole dall'alto, a strapiombo, laghi, fiumi, montagne, uccelli marini in enorme quantità, aquile, delfini, orche, foche...insomma un vero paradiso naturale! Nell'anno del covid, forti delle due dosi di vaccino, si è rivelata la vacanza perfetta, perché fatta di grandi spazi aperti, di cui avevamo estremamente bisogno dopo un anno di reclusione, di pochissimi incontri con altre persone e di grandi camminate. Il van poi è davvero la dimensione ideale: ti consente libertà ma al contempo si piazza un po' ovunque, anche in parcheggi più o meno selvaggi a bordo mare...

Un libro fondamentale per pianificare e poi godere la visita è la guida Rother Lofoten and Vesteralen: 60 walks, che presenta 60 camminate di vari livelli, con descrizioni molto complete e possibilità di scaricare i file gpx da usare col cellulare per orientarsi. Questo è non un consiglio, ma una necessità: il livello della segnaletica sui sentieri è praticamente nullo, quindi i file gpx ci hanno salvato la vita in più di un'occasione, rivelandosi preziosissimi. Altro punto fondamentale: non fidatevi MAI dei personaggi locali quando il tema è la difficoltà delle escursioni. Quello che per loro è un "family walk" (e in effetti lo fanno coi bambini aggrappati al collo) è al limite del praticabile per persone normali (un filino sovrappeso, ma anche abbastanza allenate). Non oso immaginare cosa siano i percorsi indicati come "difficili"... 



Comunque, i percorsi indicati come facili nella guida Rother sono alla portata di chiunque sia un minimo allenato, anche se i tempi dichiarati tendono ad allungarsi, mentre quelli indicati come medi possono presentare difficoltà a tratti non sormontabili senza attrezzatura specifica (noi in un paio di occasioni siamo tornati indietro e non mi vergogno ad ammetterlo). 

Il clima cambia alla velocità della luce, come sempre nell'estremo nord, il che è un bene (ti svegli sotto il diluvio, non ti scoraggiare, dopo colazione potrebbero esserci il sole e 15 gradi) ma anche un male (parti bello tranquillo sotto il sole in maglietta e dopo mezz'ora fa un freddo polare e diluvia ghiaccio). Vestirsi a cipolla è l'ovvia soluzione, senza mai fidarsi. Ma mai fidarsi, anche se sembra che non ci sia una nuvola in tutto il circolo polare artico. Meglio fare qualche km con lo zaino un po' più pesante che rischiare di trovarsi a 800 metri d'altezza sotto l'acqua e nulla che ti ripari. 

Le scarpe da trekking un po' serie e una giacca davvero impermeabile sono imprescindibili. A meno che la vacanza non preveda stare in panciolle in una delle numerosissime rorbu (le casette rosse dei pescatori, ora trasformate in alberghi diffusi di super lusso) a fare idromassaggio e abbuffarsi di stocafisso! Se l'idea è quella, mettete in conto un budget sostanzioso: ho provato a chiedere per curiosità quanto ci sarebbe costato dormire in una rorbu e si parla di cifre che oscillano sui 300 euro a notte! In linea generale, tra l'altro, come già detto la Norvegia è carissima, ma le Lofoten sono anche peggio, perché molti norvegesi ci vanno in vacanza (molti norvegesi è una frase che ha poco senso, diciamo che quando trovi tante persone è come Rimini a dicembre...). Ma con accortezza e i supermercati (che sono facili da trovare più o meno ovunque) si può sopravvivere.

Qui elenco un po di escursioni che abbiamo fatto, segnalando quelli che reputo i luoghi imperdibili:

- Camminata tra le spiagge di Hauckland e Uttakleiv: assolutamente imperdibile. La spiaggia è caraibica, il sole di mezzanotte è uno dei più bei soli di mezzanotte che si possano ammirare, tramonto e alba che sfumano l'uno nell'altro, davvero da non perdere. Se si ha coraggio (Iron) si può anche azzardare il bagno. I locali lo facevano.

- Passeggiata Eggum - Unstad tra mare, laghi e montagna. Ogni metro più bello del precedente. Davvero meravigliosa

- Nusfjord: villaggio di rorbuer tutto turistico, ma che vale la pena. La strada che si fa per arrivarci è mozzafiato

- La passeggiata chiamata Ginaløypa in onore di una Gina la regina. Si arriva in cima al monte Flastadkoi. Teoricamente è un family walk...ci sono dei pezzi a strapiombo che personalmente mi hanno terrorizzato. Però camminata che sale rapidissimamente dal mare (si parte proprio a 0 metri) alla cima della montagna. 

- L'isola di Væroy in generale (ancora più isolata delle intere Lofoten, affascinante) e soprattutto la camminata al villaggio abbandonato di Måstad. Anna voleva uccidermi quando eravamo a metà, ma alla fine ne è valsa la pena. Alla fine si tratta di una scalata a livello del mare (anche se sembra una frase senza senso): 8 ore di cammino difficilissime tra sassi scivolosi, salite e discese. Il villaggio non è più del tutto abbandonato perché alcuni pazzi hanno ristrutturato le case e le usano per vacanze. L’effetto è straniante, non c’è un porto né una strada carrozzabile che arrivi al villaggio e per l’acqua tutti dipendono da una pompa a mano (che ha salvato anche la mia vita: non ci eravamo portati acqua né cibo se non due fette biscottate...due fessi mondiali)



- Il villaggio di Å che noi abbiamo visto sotto la pioggia ma sembrava bello lo stesso. Col sole credo sia indimenticabile. Stessa cosa si può dire di Reine, che ha però un plus eccezionale: la scalata al Reinebringen, 2000 scalini costruiti dagli sherpa tibetani per permettere di dominare dall'alto la cittadina. Faticoso, confesso che non ce l'abbiamo fatta, a 1/4 del percorso abbiamo mollato, anche perché sotto l'acqua era molto complicato...

- La la Venezia del nord (ma quante sono le Venezie del nord? Stoccolma, Amsterdam, chiunque abbia un po' di mare/fiume e il nord si fa chiamare così...), Henningsvær. Diciamo che il nord c’era, Venezia meno...ma il campo da calcio incastonato su un'isoletta microscopica vale da solo la gita. Giustamente fotografato da chiunque arrivi fino a qui!

Ultima nota sui campeggi: sono ottimi e abbondanti. Menzione d'onore per il nostro preferito: il Brustranda sjøcamping che ha anche un negozietto dove comprare souvenir di ogni genere (e eccezionali giacche norvegesi per sopravvivere al clima: bellissime e economiche), ma in generale sono tutti tenuti molto bene e l'accoglienza è ottima. 


In definitiva le Lofoten mantengono appieno le promesse che fanno, la natura è semplicemente incredibile e i colori indimenticabili. Infondono pace, ma sono anche adrenaliniche per la quantità di camminate così varie che permettono. Mare, montagna e laghi non hanno soluzione di continuità, la natura è letteralmente esplosiva e la presenza umana molto rispettosa. Si respira, si vedono spazi sterminati e si godono (d'estate) giornate che letteralmente non finiscono mai, che fanno passare la voglia di andare a letto, per apprezzare ogni singolo minuto. Un viaggio che davvero ti lascia dentro una quantità di immagini e ricordi inauditi.

Dopo le Lofoten, già che eravamo da quelle parti abbiamo deciso di arrivare a Capo Nord…cui è dedicato un altro post

sabato 3 settembre 2022

Non lasciarmi - Kazuo Ishiguro

Bellissimo, inquietante, commuovente

Un libro che mi ha colpito profondamente, mi ha commosso, mi ha inquietato. L’ho letto rimanendo catturato dall’idillio un po’ misterioso dell’inizio e scoprendo sempre un pezzo di più, assieme ai protagonisti, restando attonito mentre procedevo. Ho immaginato le vite di Kath e Tommy e degli altri donatori, ho immaginato le loro sensazioni mentre vivono le loro vite, mentre si accorgono di essere “povere creature”, accettando un destino che a noi pare inaccettabile. Alla fine ovviamente gli occhi mi si sono riempiti di lacrime: è un libro veramente bello, scritto in maniera mirabile, profondo e disturbante, come sempre quando il futuro distopico che viene descritto in un racconto si discosta di pochissimo dalla realtà che conosciamo. Questa vicinanza che però è al contempo separazione mi da sempre una sensazione perturbante, anzi, come direbbe Freud una sensazione di Unheimlich, di inquietante estraneità. Succede sempre quando leggo questi romanzi in cui le situazioni sono molto simili a quelle che conosciamo ma c’è uno scostamento minimo, di qualche dettaglio, che rende tutto disturbante. Mi era capitato anche - per fare un esempio - con 1Q84 di Murakami.

Certo non sono io a scoprire Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la letteratura…ma la mia personale scoperta di questo autore, iniziata con Klara e il sole prosegue regalandomi soddisfazioni.

5 stelle per me

martedì 14 giugno 2022

[mai più senza] il nono anno dei consigli di Aldo per le letture estive!

Sono un po' emozionato! Per il nono anno consecutivo (Antonella, dobbiamo pensare a qualcosa di speciale per l'anno prossimo!!!) torna l'appuntamento con gli oramai celeberrimi consigli di lettura di Aldo per l'estate! Antonella imperterrita quando arriva l'estate solletica il mio ego (notoriamente schivo e timido) ed eccoci qui!

Come al solito specifico, per Antonella e gli altri pochi lettori che seguono il blog che si tratta di opinioni personalissime, che riflettono le mie letture dell'anno passato (da un'estate all'altra), senza alcuna pretesa di oggettività e obiettività: passioni personali e opinioni anche!

Ovviamente se è il primo anno che vi imbattete in questa rubrica a cadenza annuale, non potete non essere desiderosi di leggere i precedenti otto post, che trovate comodamente a questi link:

[2014] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2014/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2015] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2015/06/mai-piu-senza-torna-lappuntamento-con-i.html
[2016] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2016/07/mai-piu-senza-terzo-appuntamento-con-i.html
[2017] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2017/06/mai-piu-senza-quarto-appuntamento-con-i.html
[2018] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2018/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2019] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2019/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

Pronti, via!
Per iniziare un saggio difficilone, ma al contempo di grande fascino, che prosegue la mia passione per la lettura di divulgazione scientifica e in particolare di fisica contemporanea: Fino alla fine del tempo di Brian Greene, una sorta di storia dell'Universo che guarda sia al passato sia al futuro. Nel contempo l'autore pone questioni che interrogano il nostro essere più profondo, ciò che siamo e come lo siamo diventati e come - inevitabilmente - finiremo. Il libro, oltre a essere scritto in maniera mirabile, è sufficientemente approfondito da richiedere uno sforzo, ma al contempo molto preciso nello spiegare tutti i passaggi in maniera che siano accessibili anche al profano. Vera divulgazione, notevole!
Per alleggerire, una coppia di libri che sono invece tutt'altro che capolavori letterari, ma che mi hanno divertito parecchio. Li cito assieme, perché l'autrice li ha scritti in sequenza e meritano entrambi di essere letti. Si tratta di Gli insospettabili e Il testimone chiave scritti da Sarah Savioli. Autrice che arriva alla scrittura in età non tenerissima, non ha una scrittura incantevole, ma crea una serie di personaggi impossibili da non amare, in particolare una protagonista che parla con piante e animali. Detta così sembra una sciocchezza, in realtà i libri rendono questo particolare un punto di svolta, visto che di mestiere fa l'investigatrice privata...il che lascia immaginare chi possa essere il testimone chiave del secondo libro...perfetti sotto l'ombrellone.
Dopo due libri leggeri, un paio di esempi di grandissima letteratura. Klara e il sole del premio nobel Kazuo Ishiguro è un libro davvero particolare, una sorta di distopia elegiaca. Scritto come una favola, dal punto di vista dell’androide Klara, con le sue strane idee, i suoi sensi particolari, la sua visione della vita che l’uomo sembra non poter comprendere fino in fondo. È un libro molto delicato, che parla alla fine di noi e delle nostre aspirazioni, dei modi in cui cerchiamo di raggiungerle e dei rapporti che costruiamo. Ha un ritmo stranissimo, ma il dato di fatto è che l’ho letto alla velocità del fulmine, pur non avendo una trama che ti avvinghia...e questo sicuramente deve voler dire qualcosa! 
L'altro capolavoro che ho letto è Crossroads di Joe Franzen. L'autore è una delle mie passioni, si sa, ma come al solito non sbaglia un colpo. Il libro è insieme rovina, redenzione, dramma familiare, rapporto con la religione, l’amore, la difficoltà dello stare insieme, e molto altro. La scrittura è come sempre di una solidità granitica, si potrebbe leggere anche senza curarsi dell’intreccio, per il puro piacere del godere di come è scritto (bravissima anche la traduttrice). I personaggi emergono da buio come figure a tutto tondo, come persone complesse più che personaggi di un libro, come fossero vere, mai del tutto buone o cattive, mai manichee, sempre complesse, come siamo davvero. Insomma: mi sono goduto ognuna delle 600 pagine di questo grande romanzo, capendo che, come dice il libro stesso:
"Il sogno di un romanzo era più resistente di altri tipi di sogno. Si poteva interromperlo a metà di una frase e risaltarci dentro quando si voleva."
Tornando alla non-fiction un libro davvero sconcertante, che mi ha regalato il mio capo (grazie Antonio!) e che ti cambia la prospettiva: La tirannia del merito di Michael J. Sandel, filosofo morale statunitense che non conoscevo (e ho notato con piacere che dopo di me lo hanno letto in parecchi, se ne è parlato, il che è davvero un bene!). Si tratta di un saggio molto acuto, che spiega con la retorica del merito un po' dei paradossi che stiamo vivendo in questi tempi oscuri. Sebbene sia maggiormente concentrato su ciò che accade negli Stati Uniti e nelle università USA, non è impossibile (anzi...) leggere in filigrana i concetti universali che esprime. La preoccupazione che filtra è la preoccupazione che dovrebbe animare ciascuno di noi, così come dovrebbe portarci a riflettere. Una lettura che fa veramente bene, la filosofia come dovrebbe essere davvero oggi (e purtroppo è raramente), una voce che non ha paura di parlare e di prendere posizione, anche scomoda.
Torniamo alla fiction: Fiore di roccia di Ilaria Tuti è un libro di montagna e di storia assieme, che racconta, romanzandola, una pagina di storia che non conoscevo, relativa alla prima guerra mondiale. L'autrice si è fatta conoscere per la serie del commissario Teresa Battaglia, ma in questo caso esula dal poliziesco per raccontarci una storia di eroismo femminile, una storia incredibile, di fatica, dolore, amore, una di quelle micro storie pazzesche che costruiscono pezzettino per pezzettino la Storia con la S maiuscola.
Si tratta di un racconto tipicamente montano, che l'autrice narra in punta di fioretto, con un eloquio molto ricercato, al limite a tratti del barocco, quasi a contrastare la durezza della situazione che ci viene raccontata con frasi ricche e ben costruite. L'effetto complessivo è che il libro fa venire voglia di continuare a leggerlo, fino a quando non finisce...
Le vie dell'Eden è l'ultima fatica di un altro mio autore-feticcio, Eskhol Nevo. Romanzo tripartito (una passione di questo autore, evidentemente), con le trame che si sfiorano. La sensazione, come già altre volte mi è capitato con lui, è che l'autore parli proprio a me, che si rivolga proprio alla mia anima, andando a toccare le mie corte più intime, come la Gioconda che sembra sempre che ti guardi... Miracoli della grande letteratura! I tre racconti lunghi che costituiscono il libro vanno purtroppo in calando: il primo è semplicemente eccezionale, l'ho letteralmente divorato una notte, chiedendo in prestito il tempo al sonno. Il secondo è molto bello, a tratti anche qualcosa in più. Il terzo inizia bene e finisce in modo che lascia perplessi, ma come lamentarsi? Se non ci fossero i primi due, forse, sarebbe comunque convincente. Nevo è una delle voci a mio avviso più interessanti, intime, convincenti del nostro tempo. Non sbaglia un libro, ha uno stile al contempo asciutto ma mai banale, sa scovare sotto le storie il nostro modo di essere e di vivere. Forse è un autore generazionale per un tardo quarantenne ed è per questo che mi piace tanto??
Concludiamo con i due libri che ho amato di più quest'anno, uno di non-fiction e uno di fiction. 
Imperfezione di Telmo Pievani mi ha letteralmente conquistato. Ho conosciuto questo autore attraverso una sorta di azione a tenaglia: in contemporanea la zia Concetta ha regalato questo libro a mio nipote Leonardo (e io ho iniziato a leggerlo mentre cenavamo assieme!) e mi hanno parlato delle tre puntate andate in onda su Rai3 de La fabbrica del mondo, in cui Pievani faceva la coté filosofica a Marco Paolini, parlando di ciò che sta tragicamente accadendo al nostro mondo e di SDG. La trasmissione è bellissima (recuperatela su RaiPlay) e così ho deciso di affrontare anche il libro (e poi ne ho letti altri due suoi, proprio ora sto leggendo Serendipità, che accidentamente consiglio). Libro sconvolgente: un saggio che si muove a cavallo tra etologia e filosofia, una vigorosa spruzzata di evoluzionismo e molta razionalità. Aggiungiamoci una scrittura molto solida e accattivante e la capacità di far capire concetti complessi in maniera efficace. Davvero un bel libro, che contrasta con certo teleologicismo che circonda le teorie evoluzionistiche (anche in maniera ingenua) e sopratutto il nostro stesso sguardo su Homo sapiens. Me lo sono goduto in ogni singola riga. 
Le lacrime di Nietzsche di Irvin D. Yalom è un libro che ha tra i suoi personaggi il grande filosofo, il dottor Breuer, Lou Salomé e persino un giovanissimo Sigmund Freud (Sigi, per gli amici). Si tratta di un libro meraviglioso, che mi ha legato a sé in maniera indissolubile. Sarà la mia passione per Nietzsche e il mio affetto per Sigi, ma l'ho trovato davvero geniale.
Si tratta di un libro sulla solitudine, o per meglio dire sulle solitudini, al plurale. Senza fare spoiler: l’autore racconta la storia di un incontro temporalmente plausibile ma di cui non si hanno notizie storiche e che - leggiamo nella postfazione - non è mai realmente avvenuto. I due personaggi sono il dottor Josef Breuer, medico e studioso di alta levatura vissuto nella Vienna di metà 800, corresponsabile della nascita della psicanalisi anche grazie al suo ruolo di mentore di un giovanissimo Sigmund Freud e il filosofo più letterario che sia mai esistito, Friedrich Nietzsche.
Vengono analizzate in dettaglio proprio le solitudini, così differenti, di queste due incredibili figure storiche, che l’autore cala nei panni di personaggi del proprio libro, conservandone però - ove possibile - i tratti distintivi. In una certa misura il libro somiglia alle cosiddette “interviste impossibili”, in cui è possibile riconoscere la voce di un determinato autore ricostruita grazie ad una solida base di studio dello stile dello stesso: allo stesso modo le conversazioni tra i due, che costituiscono la spina dorsale del volume “riecheggiano” lo stile che li contraddistingue. Proprio bello!

E con Yalom si chiude il mai-più-senza di quest'anno! Spero che Antonella sia soddisfatta e di aver dato qualche suggerimento di lettura anche ad altri. Buona estate (sperando arrivi presto!) e buone letture!