martedì 7 marzo 2023

La vita intima - Niccolò Ammaniti + Il male che gli uomini fanno - Sandrone Dazieri

Spero non me ne vogliano i due se faccio un post unico per due libri appena letti. Anche se non so se Ammaniti e Dazieri rientrino tra i miei lettori, in effetti. Detto questo, due autori accumunati dal fatto che io li ami moltissimo entrambi, coi loro due ultimi libri, che ho divorato, sacrificando - e non mi succedeva da tanto, essendo diventato anziano - qualche notte di sonno. Il giorno dopo parevo uno zombie, ma ne è valsa la pena in entrambi i casi.

Partiamo da La vita intima. 



Per me è un libro 100% ammanitiano, con una storia che sembra non avere alcun interesse e forse è davvero così. Poi però Ammaniti la rende interessante, con le descrizioni, i dettagli, la scrittura fluida e che ti aggancia alla pagina. La storia non ha la potenza emotiva di "Vengo e ti porto via" o di "Come Dio comanda", ma ciononostante non sono riuscito a fermarmi nella lettura, e ho sacrificato due mezze nottate sull'altare di questo libro. Quando succede, per me, vuole sempre dire qualcosa di significativo...insomma, fossi in voi io lo leggerei... 
"Quante volte nella vita sappiamo di essere cosí prossimi alla verità da poter allungare una mano, afferrarla e come una farfalla chiuderla nel palmo. E invece facciamo un passo indietro certi che tra quei due petali colorati si nasconda l’orrore di quelle antenne ramificate, di quelle zampette da mosca, di quella proboscide da zanzara. Ed è giusto cosí. Altre volte la verità urla, ci chiama e ci implora di ascoltarla, ci chiede di restituire senso alle cose e dar luce a una vita orba. E allora rischiamo tutto per amore suo."

Passiamo poi al più straordinario sceneggiatore di noir italiani, ovvero Sandrone Dazieri, che dopo aver chiuso il ciclo dell'Angelo e con il Gorilla lì in sospensione propone un libro tutto nuovo, da titolo significativo, ovvero Il male che gli uomini fanno.


Dazieri è davvero capace come nessun altro noirista italiano di costruire trame, ti sa tenere sempre sul filo, ti sa affascinare, non lesina sui colpi di scena, ma al contempo si avverte lo sforzo per restare sempre nell'ambito del verosimile, anche quando le storie si fanno assurde e complicate. Questo libro non fa eccezione e anzi, ci regala momenti davvero notevoli, sembra non voler finire mai di stupirci. Altro libro cui ho volentieri sacrificato ore di sonno!
"è un avvertimento per tutti quelli che vogliono entrare nella mente dei killer. Non sono bei posti."


giovedì 17 novembre 2022

Ufo 78 - Wu Ming

Sempre bravi i Wu Ming


Libro affascinante, come sempre accade coi Wu Ming: solida ricerca storica alle spalle, capacità narrativa fuori dal comune, scrittura estremamente solida, capacità di costruire una storia accattivante. Che bello leggerli!

4,5 stelle

domenica 4 settembre 2022

Vacanze 2021: Lofoten, Capo Nord, Svezia con van e cane: 2 - Le isole Lofoten

Questo post segue quello dedicato all'arrivo alle Lofoten che è possibile trovare qui: https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/01/vacanze-2021-lofoten-capo-nord-svezia_3.html e fa parte del più ampio racconto delle vacanze 2021 nel grande nord. L'introduzione e l'indice si trovano qui: https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/01/vacanze-2021-lofoten-capo-nord-svezia.html

Qui mi focalizzo sull'obiettivo primario della vacanza, uno dei posti che ho sognato di visitare per anni e anni: le isole Lofoten. Queste isole incredibili sono state collegate tra loro tramite un ingegnoso e mirabile sistema di ponti e gallerie (la strada E10) che consente di raggiungerle quasi tutte - ad eccezione di Værøy e Røst - senza dover prendere traghetti. Sono un luogo dove la natura è di una bellezza senza senso, e domina incontrastata. D'estate, quando ci siamo andati noi, le giornate sono infinite, il sole splende nel cielo più di 20 ore al giorno, la temperatura è molto meno fredda di quanto ci si possa immaginare e gli occhi faticano ad adattarsi alla quantità di bellezza che incontrano. 

Cosa si fa alle Lofoten? Essenzialmente alle Lofoten si cammina, perché culturalmente non è che ci sia nulla da fare (la città più grande, la "capitale" Svolvær ha meno di 5000 abitanti), mentre la natura offre i suoi frutti più deliziosi: spiagge dai colori caraibici da cui sorgono vette montane che in poche ore ti consentono di ammirare le isole dall'alto, a strapiombo, laghi, fiumi, montagne, uccelli marini in enorme quantità, aquile, delfini, orche, foche...insomma un vero paradiso naturale! Nell'anno del covid, forti delle due dosi di vaccino, si è rivelata la vacanza perfetta, perché fatta di grandi spazi aperti, di cui avevamo estremamente bisogno dopo un anno di reclusione, di pochissimi incontri con altre persone e di grandi camminate. Il van poi è davvero la dimensione ideale: ti consente libertà ma al contempo si piazza un po' ovunque, anche in parcheggi più o meno selvaggi a bordo mare...

Un libro fondamentale per pianificare e poi godere la visita è la guida Rother Lofoten and Vesteralen: 60 walks, che presenta 60 camminate di vari livelli, con descrizioni molto complete e possibilità di scaricare i file gpx da usare col cellulare per orientarsi. Questo è non un consiglio, ma una necessità: il livello della segnaletica sui sentieri è praticamente nullo, quindi i file gpx ci hanno salvato la vita in più di un'occasione, rivelandosi preziosissimi. Altro punto fondamentale: non fidatevi MAI dei personaggi locali quando il tema è la difficoltà delle escursioni. Quello che per loro è un "family walk" (e in effetti lo fanno coi bambini aggrappati al collo) è al limite del praticabile per persone normali (un filino sovrappeso, ma anche abbastanza allenate). Non oso immaginare cosa siano i percorsi indicati come "difficili"... 



Comunque, i percorsi indicati come facili nella guida Rother sono alla portata di chiunque sia un minimo allenato, anche se i tempi dichiarati tendono ad allungarsi, mentre quelli indicati come medi possono presentare difficoltà a tratti non sormontabili senza attrezzatura specifica (noi in un paio di occasioni siamo tornati indietro e non mi vergogno ad ammetterlo). 

Il clima cambia alla velocità della luce, come sempre nell'estremo nord, il che è un bene (ti svegli sotto il diluvio, non ti scoraggiare, dopo colazione potrebbero esserci il sole e 15 gradi) ma anche un male (parti bello tranquillo sotto il sole in maglietta e dopo mezz'ora fa un freddo polare e diluvia ghiaccio). Vestirsi a cipolla è l'ovvia soluzione, senza mai fidarsi. Ma mai fidarsi, anche se sembra che non ci sia una nuvola in tutto il circolo polare artico. Meglio fare qualche km con lo zaino un po' più pesante che rischiare di trovarsi a 800 metri d'altezza sotto l'acqua e nulla che ti ripari. 

Le scarpe da trekking un po' serie e una giacca davvero impermeabile sono imprescindibili. A meno che la vacanza non preveda stare in panciolle in una delle numerosissime rorbu (le casette rosse dei pescatori, ora trasformate in alberghi diffusi di super lusso) a fare idromassaggio e abbuffarsi di stocafisso! Se l'idea è quella, mettete in conto un budget sostanzioso: ho provato a chiedere per curiosità quanto ci sarebbe costato dormire in una rorbu e si parla di cifre che oscillano sui 300 euro a notte! In linea generale, tra l'altro, come già detto la Norvegia è carissima, ma le Lofoten sono anche peggio, perché molti norvegesi ci vanno in vacanza (molti norvegesi è una frase che ha poco senso, diciamo che quando trovi tante persone è come Rimini a dicembre...). Ma con accortezza e i supermercati (che sono facili da trovare più o meno ovunque) si può sopravvivere.

Qui elenco un po di escursioni che abbiamo fatto, segnalando quelli che reputo i luoghi imperdibili:

- Camminata tra le spiagge di Hauckland e Uttakleiv: assolutamente imperdibile. La spiaggia è caraibica, il sole di mezzanotte è uno dei più bei soli di mezzanotte che si possano ammirare, tramonto e alba che sfumano l'uno nell'altro, davvero da non perdere. Se si ha coraggio (Iron) si può anche azzardare il bagno. I locali lo facevano.

- Passeggiata Eggum - Unstad tra mare, laghi e montagna. Ogni metro più bello del precedente. Davvero meravigliosa

- Nusfjord: villaggio di rorbuer tutto turistico, ma che vale la pena. La strada che si fa per arrivarci è mozzafiato

- La passeggiata chiamata Ginaløypa in onore di una Gina la regina. Si arriva in cima al monte Flastadkoi. Teoricamente è un family walk...ci sono dei pezzi a strapiombo che personalmente mi hanno terrorizzato. Però camminata che sale rapidissimamente dal mare (si parte proprio a 0 metri) alla cima della montagna. 

- L'isola di Væroy in generale (ancora più isolata delle intere Lofoten, affascinante) e soprattutto la camminata al villaggio abbandonato di Måstad. Anna voleva uccidermi quando eravamo a metà, ma alla fine ne è valsa la pena. Alla fine si tratta di una scalata a livello del mare (anche se sembra una frase senza senso): 8 ore di cammino difficilissime tra sassi scivolosi, salite e discese. Il villaggio non è più del tutto abbandonato perché alcuni pazzi hanno ristrutturato le case e le usano per vacanze. L’effetto è straniante, non c’è un porto né una strada carrozzabile che arrivi al villaggio e per l’acqua tutti dipendono da una pompa a mano (che ha salvato anche la mia vita: non ci eravamo portati acqua né cibo se non due fette biscottate...due fessi mondiali)



- Il villaggio di Å che noi abbiamo visto sotto la pioggia ma sembrava bello lo stesso. Col sole credo sia indimenticabile. Stessa cosa si può dire di Reine, che ha però un plus eccezionale: la scalata al Reinebringen, 2000 scalini costruiti dagli sherpa tibetani per permettere di dominare dall'alto la cittadina. Faticoso, confesso che non ce l'abbiamo fatta, a 1/4 del percorso abbiamo mollato, anche perché sotto l'acqua era molto complicato...

- La la Venezia del nord (ma quante sono le Venezie del nord? Stoccolma, Amsterdam, chiunque abbia un po' di mare/fiume e il nord si fa chiamare così...), Henningsvær. Diciamo che il nord c’era, Venezia meno...ma il campo da calcio incastonato su un'isoletta microscopica vale da solo la gita. Giustamente fotografato da chiunque arrivi fino a qui!

Ultima nota sui campeggi: sono ottimi e abbondanti. Menzione d'onore per il nostro preferito: il Brustranda sjøcamping che ha anche un negozietto dove comprare souvenir di ogni genere (e eccezionali giacche norvegesi per sopravvivere al clima: bellissime e economiche), ma in generale sono tutti tenuti molto bene e l'accoglienza è ottima. 


In definitiva le Lofoten mantengono appieno le promesse che fanno, la natura è semplicemente incredibile e i colori indimenticabili. Infondono pace, ma sono anche adrenaliniche per la quantità di camminate così varie che permettono. Mare, montagna e laghi non hanno soluzione di continuità, la natura è letteralmente esplosiva e la presenza umana molto rispettosa. Si respira, si vedono spazi sterminati e si godono (d'estate) giornate che letteralmente non finiscono mai, che fanno passare la voglia di andare a letto, per apprezzare ogni singolo minuto. Un viaggio che davvero ti lascia dentro una quantità di immagini e ricordi inauditi.

Dopo le Lofoten, già che eravamo da quelle parti abbiamo deciso di arrivare a Capo Nord…cui è dedicato un altro post

sabato 3 settembre 2022

Non lasciarmi - Kazuo Ishiguro

Bellissimo, inquietante, commuovente

Un libro che mi ha colpito profondamente, mi ha commosso, mi ha inquietato. L’ho letto rimanendo catturato dall’idillio un po’ misterioso dell’inizio e scoprendo sempre un pezzo di più, assieme ai protagonisti, restando attonito mentre procedevo. Ho immaginato le vite di Kath e Tommy e degli altri donatori, ho immaginato le loro sensazioni mentre vivono le loro vite, mentre si accorgono di essere “povere creature”, accettando un destino che a noi pare inaccettabile. Alla fine ovviamente gli occhi mi si sono riempiti di lacrime: è un libro veramente bello, scritto in maniera mirabile, profondo e disturbante, come sempre quando il futuro distopico che viene descritto in un racconto si discosta di pochissimo dalla realtà che conosciamo. Questa vicinanza che però è al contempo separazione mi da sempre una sensazione perturbante, anzi, come direbbe Freud una sensazione di Unheimlich, di inquietante estraneità. Succede sempre quando leggo questi romanzi in cui le situazioni sono molto simili a quelle che conosciamo ma c’è uno scostamento minimo, di qualche dettaglio, che rende tutto disturbante. Mi era capitato anche - per fare un esempio - con 1Q84 di Murakami.

Certo non sono io a scoprire Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la letteratura…ma la mia personale scoperta di questo autore, iniziata con Klara e il sole prosegue regalandomi soddisfazioni.

5 stelle per me

martedì 14 giugno 2022

[mai più senza] il nono anno dei consigli di Aldo per le letture estive!

Sono un po' emozionato! Per il nono anno consecutivo (Antonella, dobbiamo pensare a qualcosa di speciale per l'anno prossimo!!!) torna l'appuntamento con gli oramai celeberrimi consigli di lettura di Aldo per l'estate! Antonella imperterrita quando arriva l'estate solletica il mio ego (notoriamente schivo e timido) ed eccoci qui!

Come al solito specifico, per Antonella e gli altri pochi lettori che seguono il blog che si tratta di opinioni personalissime, che riflettono le mie letture dell'anno passato (da un'estate all'altra), senza alcuna pretesa di oggettività e obiettività: passioni personali e opinioni anche!

Ovviamente se è il primo anno che vi imbattete in questa rubrica a cadenza annuale, non potete non essere desiderosi di leggere i precedenti otto post, che trovate comodamente a questi link:

[2014] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2014/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2015] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2015/06/mai-piu-senza-torna-lappuntamento-con-i.html
[2016] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2016/07/mai-piu-senza-terzo-appuntamento-con-i.html
[2017] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2017/06/mai-piu-senza-quarto-appuntamento-con-i.html
[2018] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2018/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2019] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2019/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

Pronti, via!
Per iniziare un saggio difficilone, ma al contempo di grande fascino, che prosegue la mia passione per la lettura di divulgazione scientifica e in particolare di fisica contemporanea: Fino alla fine del tempo di Brian Greene, una sorta di storia dell'Universo che guarda sia al passato sia al futuro. Nel contempo l'autore pone questioni che interrogano il nostro essere più profondo, ciò che siamo e come lo siamo diventati e come - inevitabilmente - finiremo. Il libro, oltre a essere scritto in maniera mirabile, è sufficientemente approfondito da richiedere uno sforzo, ma al contempo molto preciso nello spiegare tutti i passaggi in maniera che siano accessibili anche al profano. Vera divulgazione, notevole!
Per alleggerire, una coppia di libri che sono invece tutt'altro che capolavori letterari, ma che mi hanno divertito parecchio. Li cito assieme, perché l'autrice li ha scritti in sequenza e meritano entrambi di essere letti. Si tratta di Gli insospettabili e Il testimone chiave scritti da Sarah Savioli. Autrice che arriva alla scrittura in età non tenerissima, non ha una scrittura incantevole, ma crea una serie di personaggi impossibili da non amare, in particolare una protagonista che parla con piante e animali. Detta così sembra una sciocchezza, in realtà i libri rendono questo particolare un punto di svolta, visto che di mestiere fa l'investigatrice privata...il che lascia immaginare chi possa essere il testimone chiave del secondo libro...perfetti sotto l'ombrellone.
Dopo due libri leggeri, un paio di esempi di grandissima letteratura. Klara e il sole del premio nobel Kazuo Ishiguro è un libro davvero particolare, una sorta di distopia elegiaca. Scritto come una favola, dal punto di vista dell’androide Klara, con le sue strane idee, i suoi sensi particolari, la sua visione della vita che l’uomo sembra non poter comprendere fino in fondo. È un libro molto delicato, che parla alla fine di noi e delle nostre aspirazioni, dei modi in cui cerchiamo di raggiungerle e dei rapporti che costruiamo. Ha un ritmo stranissimo, ma il dato di fatto è che l’ho letto alla velocità del fulmine, pur non avendo una trama che ti avvinghia...e questo sicuramente deve voler dire qualcosa! 
L'altro capolavoro che ho letto è Crossroads di Joe Franzen. L'autore è una delle mie passioni, si sa, ma come al solito non sbaglia un colpo. Il libro è insieme rovina, redenzione, dramma familiare, rapporto con la religione, l’amore, la difficoltà dello stare insieme, e molto altro. La scrittura è come sempre di una solidità granitica, si potrebbe leggere anche senza curarsi dell’intreccio, per il puro piacere del godere di come è scritto (bravissima anche la traduttrice). I personaggi emergono da buio come figure a tutto tondo, come persone complesse più che personaggi di un libro, come fossero vere, mai del tutto buone o cattive, mai manichee, sempre complesse, come siamo davvero. Insomma: mi sono goduto ognuna delle 600 pagine di questo grande romanzo, capendo che, come dice il libro stesso:
"Il sogno di un romanzo era più resistente di altri tipi di sogno. Si poteva interromperlo a metà di una frase e risaltarci dentro quando si voleva."
Tornando alla non-fiction un libro davvero sconcertante, che mi ha regalato il mio capo (grazie Antonio!) e che ti cambia la prospettiva: La tirannia del merito di Michael J. Sandel, filosofo morale statunitense che non conoscevo (e ho notato con piacere che dopo di me lo hanno letto in parecchi, se ne è parlato, il che è davvero un bene!). Si tratta di un saggio molto acuto, che spiega con la retorica del merito un po' dei paradossi che stiamo vivendo in questi tempi oscuri. Sebbene sia maggiormente concentrato su ciò che accade negli Stati Uniti e nelle università USA, non è impossibile (anzi...) leggere in filigrana i concetti universali che esprime. La preoccupazione che filtra è la preoccupazione che dovrebbe animare ciascuno di noi, così come dovrebbe portarci a riflettere. Una lettura che fa veramente bene, la filosofia come dovrebbe essere davvero oggi (e purtroppo è raramente), una voce che non ha paura di parlare e di prendere posizione, anche scomoda.
Torniamo alla fiction: Fiore di roccia di Ilaria Tuti è un libro di montagna e di storia assieme, che racconta, romanzandola, una pagina di storia che non conoscevo, relativa alla prima guerra mondiale. L'autrice si è fatta conoscere per la serie del commissario Teresa Battaglia, ma in questo caso esula dal poliziesco per raccontarci una storia di eroismo femminile, una storia incredibile, di fatica, dolore, amore, una di quelle micro storie pazzesche che costruiscono pezzettino per pezzettino la Storia con la S maiuscola.
Si tratta di un racconto tipicamente montano, che l'autrice narra in punta di fioretto, con un eloquio molto ricercato, al limite a tratti del barocco, quasi a contrastare la durezza della situazione che ci viene raccontata con frasi ricche e ben costruite. L'effetto complessivo è che il libro fa venire voglia di continuare a leggerlo, fino a quando non finisce...
Le vie dell'Eden è l'ultima fatica di un altro mio autore-feticcio, Eskhol Nevo. Romanzo tripartito (una passione di questo autore, evidentemente), con le trame che si sfiorano. La sensazione, come già altre volte mi è capitato con lui, è che l'autore parli proprio a me, che si rivolga proprio alla mia anima, andando a toccare le mie corte più intime, come la Gioconda che sembra sempre che ti guardi... Miracoli della grande letteratura! I tre racconti lunghi che costituiscono il libro vanno purtroppo in calando: il primo è semplicemente eccezionale, l'ho letteralmente divorato una notte, chiedendo in prestito il tempo al sonno. Il secondo è molto bello, a tratti anche qualcosa in più. Il terzo inizia bene e finisce in modo che lascia perplessi, ma come lamentarsi? Se non ci fossero i primi due, forse, sarebbe comunque convincente. Nevo è una delle voci a mio avviso più interessanti, intime, convincenti del nostro tempo. Non sbaglia un libro, ha uno stile al contempo asciutto ma mai banale, sa scovare sotto le storie il nostro modo di essere e di vivere. Forse è un autore generazionale per un tardo quarantenne ed è per questo che mi piace tanto??
Concludiamo con i due libri che ho amato di più quest'anno, uno di non-fiction e uno di fiction. 
Imperfezione di Telmo Pievani mi ha letteralmente conquistato. Ho conosciuto questo autore attraverso una sorta di azione a tenaglia: in contemporanea la zia Concetta ha regalato questo libro a mio nipote Leonardo (e io ho iniziato a leggerlo mentre cenavamo assieme!) e mi hanno parlato delle tre puntate andate in onda su Rai3 de La fabbrica del mondo, in cui Pievani faceva la coté filosofica a Marco Paolini, parlando di ciò che sta tragicamente accadendo al nostro mondo e di SDG. La trasmissione è bellissima (recuperatela su RaiPlay) e così ho deciso di affrontare anche il libro (e poi ne ho letti altri due suoi, proprio ora sto leggendo Serendipità, che accidentamente consiglio). Libro sconvolgente: un saggio che si muove a cavallo tra etologia e filosofia, una vigorosa spruzzata di evoluzionismo e molta razionalità. Aggiungiamoci una scrittura molto solida e accattivante e la capacità di far capire concetti complessi in maniera efficace. Davvero un bel libro, che contrasta con certo teleologicismo che circonda le teorie evoluzionistiche (anche in maniera ingenua) e sopratutto il nostro stesso sguardo su Homo sapiens. Me lo sono goduto in ogni singola riga. 
Le lacrime di Nietzsche di Irvin D. Yalom è un libro che ha tra i suoi personaggi il grande filosofo, il dottor Breuer, Lou Salomé e persino un giovanissimo Sigmund Freud (Sigi, per gli amici). Si tratta di un libro meraviglioso, che mi ha legato a sé in maniera indissolubile. Sarà la mia passione per Nietzsche e il mio affetto per Sigi, ma l'ho trovato davvero geniale.
Si tratta di un libro sulla solitudine, o per meglio dire sulle solitudini, al plurale. Senza fare spoiler: l’autore racconta la storia di un incontro temporalmente plausibile ma di cui non si hanno notizie storiche e che - leggiamo nella postfazione - non è mai realmente avvenuto. I due personaggi sono il dottor Josef Breuer, medico e studioso di alta levatura vissuto nella Vienna di metà 800, corresponsabile della nascita della psicanalisi anche grazie al suo ruolo di mentore di un giovanissimo Sigmund Freud e il filosofo più letterario che sia mai esistito, Friedrich Nietzsche.
Vengono analizzate in dettaglio proprio le solitudini, così differenti, di queste due incredibili figure storiche, che l’autore cala nei panni di personaggi del proprio libro, conservandone però - ove possibile - i tratti distintivi. In una certa misura il libro somiglia alle cosiddette “interviste impossibili”, in cui è possibile riconoscere la voce di un determinato autore ricostruita grazie ad una solida base di studio dello stile dello stesso: allo stesso modo le conversazioni tra i due, che costituiscono la spina dorsale del volume “riecheggiano” lo stile che li contraddistingue. Proprio bello!

E con Yalom si chiude il mai-più-senza di quest'anno! Spero che Antonella sia soddisfatta e di aver dato qualche suggerimento di lettura anche ad altri. Buona estate (sperando arrivi presto!) e buone letture!

domenica 20 marzo 2022

#iviaggidivanesio vol. 16: Diga del Gleno e Cascata del Vò

Da alcuni anni avevamo il desiderio di andare a vedere i ruderi della diga del Gleno, costruita in Val di Scalve e crollata poco tempo dopo essere stata ultimata nel 1923. Avevamo visto alcune foto su Instagram, sia su profili del tipo “gite in Lombardia”, sia da amici…tra cui uno proprio due settimane prima che decidessimo per questa gita!

Solitamente in inverno non è un’escursione consigliata a causa della neve e del rischio di valanghe, ma in questo strano inverno 21/22 in realtà ha nevicato solo al ponte del mio compleanno (volgarmente detto ponte dell’Immacolata) e poi ha sempre fatto sole e caldo. Insomma, condizioni ideali per la gita! 

Partenza al venerdì e sosta al leggendario Camping Patrice a Bratto (https://www.campeggiopatrice.it) che è uno dei nostri luoghi del cuore, essendo stato il primo campeggio dove siamo stati con Vanesio. Al mattino partiamo per la Val di Scalve, precisamente per la piccola frazione di Vilminore di Scalve chiamata Pianezza, dove troviamo un parcheggio (molto pieno, noi becchiamo l’ultimo posto disponibile) proprio all’inizio del sentiero CAI 411, che ci condurrà a ciò che resta della diga. La salita è particolare: il primissimo pezzo è estremamente verticale - anche se nettamente agevole grazie a un primo tratto di scalinata ricavata nella montagna e poi un bel sentiero battuto e molto curato. In poco meno di un km si passa da 1250 a 1500 metri, nel nostro caso sotto un sole spettacolare e caldissimo - soprattutto per essere a fine gennaio. Da lì in poi la strada si fa pianeggiante, lungo un fianco della montagna (alcuni pezzi possono mettere in imbarazzo chi soffre di vertigini - come me - ma sono assolutamente gestibili anche con bambini e cani) fino ad arrivare, in circa 2 km, ai ruderi, che si iniziano a vedere nella loro maestosità già a 800 metri dall’arrivo. Alcuni tratti del percorso erano ghiacciati, ma ancora una volte nulla di ingestibile. Sicuramente è una camminata da fare con scarpe da trekking serie, eviterei di farla in scarpe da tennis… e con il cane legato al guinzaglio, visto che la fauna selvatica è sicuramente presente: noi non la abbiamo vista, ma Iron ha annusato e tirato verso il bosco mille volte!

Arrivati alla diga, è un vero spettacolo: una porzione corrispondente a circa il 20% del totale sul lato destro è crollata (facendo un disastro molto serio e oltre 500 vittime, bei cartelli esplicativi lungo il percorso), ma i ruderi sono veramente affascinanti. Dietro alla diga un bel laghetto interamente ghiacciato, con ghiaccio molto spesso, su cui però non abbiamo il coraggio di camminare. C’è ampio spazio per fare un picnic (non nel nostro caso, non avendo portato alcun cibo) e per rilassarsi prima di tornare a valle per la medesima strada. Tempo totale per noi (quindi due patate poco allenate + il canetto atletico): 2 ore e venti, fermandoci mille volte a fare foto.

Tornati al van, ci accorgiamo che è ancora presto e decidiamo di allungarci fino a Schilpario per salire alla Cascata del Vò. Si tratta di un imponente salto di 25 metri disegnato dal torrente Vò. Si parcheggia poco prima di Schilpario, in località la Paghera e si imbocca il sentiero CAI 413/a. Il sentiero è molto battuto e quasi interamente lastricato, quindi si tratta di una vera passeggiata adatta a chiunque - sempre però con scarpe da trekking, che si snoda in un bosco di enorme fascino, con altissimi abeti rossi a fare da cornice e una distesa di verdissimo muschio. Per arrivare alla cascata occorre circa mezz’ora, il dislivello è dolcissimo (circa 100 metri complessivi in un km e mezzo) e quando si arriva si resta senza fiato: il salto è spettacolare e la pozza verdissima formata dall’acqua inviterebbe al tuffo - se non fossimo a gennaio!

In una giornata, partendo da Bratto, abbiamo ammirato paesaggi favolosi e percorso le Orobie in uno dei punti più affascinanti. Iron ha molto gradito la passeggiata e il clima più che mite di questo strano inverno ha fatto il resto. Il giorno successivo, domenica, abbiamo potuto pranzare all’aperto, con una temperatura di oltre 15 gradi. Non va bene, in senso assoluto, ma sul momento ce la siamo goduta, soprattutto perché la mitica Patrizia, proprietaria del campeggio, al sabato e alla domenica cucina per chi lo desidera dei suoi ospiti…casoncelli e brasato con la polenta ci hanno fatto recuperare le energie e i pochi etti che avevamo perso camminando!

La gita si conclude al canile di Colzate: papà e mamma hanno infatti visto le foto di Noce e hanno deciso che è impossibile stare senza cane. Così il pomeriggio della domenica siamo andati a prenderla e Noce ha fatto il suo ingresso trionfale nella famiglia Torrebruno senior, quanta gioia!!! Degna conclusione di un bellissimo weekend.

Come al solito c'è un bellissimo album foto fatto da Anna, qui: https://photos.app.goo.gl/ZwDdfiTc8AKjL2Ef8

Le vie dell'Eden - Eskhol Nevo

La sensazione, come già altre volte mi è capitato con Eskhol Nevo, è che l'autore parli proprio a me, che si rivolga proprio alla mia anima, andando a toccare le mie corte più intime. Miracoli della grande letteratura, non ci sono dubbi, che come ogni volta ci lascia stupiti e ammirati. Dopo questa premessa, qualche dato oggettivo: il libro è una raccolta di tre racconti lunghi, che vanno purtroppo in calando: il primo è semplicemente eccezionale, l'ho letteralmente divorato una notte, chiedendo in prestito il tempo al sonno. Il secondo è molto bello, a tratti anche qualcosa in più. Il terzo inizia bene e finisce in modo che lascia perplessi, ma come lamentarsi? Se non ci fossero i primi due, forse, sarebbe comunque convincente. Nevo è una delle voci a mio avviso più interessanti, intime, convincenti del nostro tempo. Non sbaglia un libro, ha uno stile al contempo asciutto ma mai banale, sa scovare sotto le storie il nostro modo di essere e di vivere. Forse è un autore generazionale per un tardo quarantenne? Può essere, lo verificherò tra una decina d'anni...ma ho il fiero sospetto che mi piacerà anche allora. 

5 stelle, senza se e senza ma

Un paio di citazioni meravigliose, le prime sulla musica, uno dei temi chiave per questo autore:

Capisci che la tua angoscia è vera quando nessuna musica riesce a fare breccia nel tuo intimo.

[...] la musica è l’amo in fondo alla canna da pesca lanciata nelle profondità della nostra anima, da cui fa riaffiorare tutto quello che è sprofondato

Poi questa, sui misteri del tempo che passa per le persone

Com’è possibile che persone un tempo così vicine diventino del tutto estranee, com’è possibile che persone che avevano l’impressione di essere vicine in realtà fossero del tutto estranee

E infine la mia preferita:

Forse la solitudine è un’inclinazione. Non una situazione.

giovedì 20 gennaio 2022

La tirannia del merito - Michael J. Sandel

Un libro notevole, da leggere

Saggio filosofico molto acuto, che spiega con la retorica del merito un po' dei paradossi che stiamo vivendo in questi tempi oscuri. L'autore è ovviamente concentrato su ciò che accade negli Stati Uniti, ma non è impossibile (anzi...) leggere in filigrana i concetti universali che esprime e adattarli alla nostra realtà. La preoccupazione che filtra è la preoccupazione che dovrebbe animare ciascuno di noi, così come dovrebbe portarci a riflettere. Una lettura che fa veramente bene, la filosofia come dovrebbe essere davvero oggi, una voce che non ha paura di parlare e di prendere posizione.

4,5 stelle e super grazie Antonio per il regalo di compleAldo! 

Fiore di roccia - Ilaria Tuti

Una storia che non conoscevo, bella, potente e ben raccontata

Ilaria Tuti mette in scena una storia vera che risale alla prima guerra mondiale, quella delle portatrici. Una storia incredibile, di fatica, dolore, amore, una di quelle micro storie pazzesche  che costruiscono pezzettino per pezzettino la Storia con la S maiuscola. 

Si tratta di un racconto tipicamente montano, che l'autrice narra in punta di fioretto, con un eloquio molto ricercato, al limite a tratti del barocco, quasi a contrastare la durezza della situazione che ci viene raccontata con frasi ricche e ben costruite. L'effetto complessivo è che il libro fa venire voglia di continuare a leggerlo, fino a quando non finisce, il che non è mai un cattivo segno. Ho letto la Tuti sin dal suo esordio e devo dire che l'ho vista davvero crescere nella scrittura, sempre più sicura e meno acerba. In questo caso aggiungiamo a tale sicurezza una storia potentissima, che davvero doveva essere raccontata!

4 stelle

lunedì 3 gennaio 2022

Vacanze 2021: Lofoten, Capo Nord, Svezia con van e cane: 1 - Arrivare alle Lofoten

Questo post segue l'introduzione generale disponibile qui: https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/01/vacanze-2021-lofoten-capo-nord-svezia.html e si focalizza sul (lungo) viaggio di arrivo alle Lofoten (se, come nel nostro caso, si decide di farlo via strada perché per esempio si viaggia con un van e un canetto meraviglioso).

Le isole Lofoten sono dannatamente lontane, in cima alla Norvegia, ben sopra al Circolo Polare Artico. Si può arrivare essenzialmente in due modi: attraversando la Norvegia (autostrade molto care, costa frastagliata) oppure salendo dalla Svezia (autostrade gratuite e strade un po' più dritte) per poi tagliare la penisola scandinava e giungere all'agognata meta. Ovviamente noi abbiamo scelto la seconda ipotesi!

Noi ci abbiamo messo esattamente 5 giorni (tra il 24 e il 29 luglio) ed era importante non metterci di più, perché alla frontiera norvegese sono molto rigorosi con i controlli canini: Iron doveva essere stato sverminato da un veterinario, nel nostro caso non possiamo non ringraziare i nostri super vet dello studio Nava-Cattaneo-Milesi di Albino, non più tardi di 5 giorni prima di entrare in Norvegia! Quindi il tragitto è stato fatto un po' di corsa, fermandoci lo stretto indispensabile e alternando notti in campeggio e notti in sosta libera. 

Siamo saliti dalla Svizzera, passati per la Germania, dove abbiamo sostato in un bizzarro campeggio tutto di stagionali-stagionati a Grunberg, siamo arrivati in cima alla Germania (non senza aver mangiato una fettazza di torta della Foresta Nera!) e abbiamo preso il ferry tra Puttgarden e Rødby per arrivare in Danimarca risparmiandoci circa 300 km. 

Canetto sul ferry

Speravamo di avere una sosta e un giorno di visita a Copenhagen, ma non abbiamo trovato un campeggio vicino alla città o un'area camper degna di questo nome, anche perché eravamo stanchissimi e poco lucidi. Abbiamo così attraversato il Ponte di Øresund nella notte e siamo arrivati a Malmoe. A tal proposito, è un'ottima idea pagare in anticipo grazie all'Øresund pass: non si fa la coda, si paga un po' meno (comunque una cifra imbarazzante) e le procedure si snelliscono. A Malmoe abbiamo dormito in un'area sosta per camion, scoprendo solo al mattino che a meno di 100 metri era disponibile un'area attrezzata con tanto di wc, un meraviglioso laghetto svedese balneabile - subito fruito da Iron! - e insomma, abbiamo imparato immediatamente che non è una buona idea arrivare stravolti e non controllare bene su park4night, una app per camperisti che segnala aree sosta, campeggi, agricampeggi, parcheggi selvaggi, ecc... davvero molto preziosa. 

Il primo bagnetto svedese

Nel sud della Svezia tendenzialmente fa caldo, molto più di quanto ci aspettassimo: facciamo tappa nella splendida Uppsala, che visitiamo in una calda serata, mentre il tramonto tarda ad arrivare e alla una di notte, mentre mangiamo una pasta in campeggio, vediamo sorgere il sole! Ovviamente mano a mano che saliremo, essendo ancora fine luglio vedremo le giornate allungarsi sempre più. Al contempo scopriamo l'incredibile bellezza e poesia delle aree sosta scandinave: scordatevi i nostri puzzolenti autogrill e preparatevi ad un mondo dove i bagni sono pulitissimi, la natura rigogliosa, i tavolini da pic-nic sempre lindi e pronti ad accogliere il viaggiatore. Evidentemente da queste parti il turismo itinerante è praticato massicciamente e le persone hanno un netto rispetto del prossimo visitatore, sarà uno dei leit motiv della vacanza. 

Proprio uguale uguale ai nostri autogrill...

Ad Åsele, ovvero all'ingresso della Lapponia svedese troviamo un campeggio che ci fa sognare, in riva ad un largo fiume, circondati dalla natura: c'è molta ronzante compagnia di zanzare, ma il fido Autan è sempre con noi. Il campeggio è in un luogo talmente ameno che io e Iron non resistiamo a una corsetta mattutina nei boschi, incuranti della possibilità di incrociare un orso (possibilità molto remota, sia chiaro...ma quando sei nel bosco e sei da solo un pochino di fifa ti viene soprattutto se - come nel nostro caso - ti perdi). 

Saliamo quindi lungo la Lapponia svedese, in mezzo a una natura incredibile, con laghi, fiumi, boschi che ci circondano e percorriamo kilometri e kilometri senza incrociare nessuna altra auto (ma occhio agli autovelox! Sono ovunque, anche in the middle of nowhere...e dove sono indicati da un cartello, ci sono immancabilmente!). In un  crescendo rossiniano sei circondato dall'acqua e dai boschi ovunque: una sorta di ragnatela disegnata da piccoli rigagnoli che poi si allargano e diventano piccoli fiumi, poi si allargano ancora e diventano laghi, senza soluzione di continuità.

Fiume? Lago? Mah...sicuramente renne!

All'altezza della città di Skellefteå tagliamo la penisola, con l'obiettivo di entrare in Norvegia - e l'arrivo è spettacolare, perché si passa attraverso le montagne del Parco nazionale Saltfjellet e si iniziano a incontrare renne un po' ovunque - all'inizio in maniera sporadica, ma più saliremo, più ne incontreremo, fino ad arrivare vicino a Capo Nord, dove le renne sono molto più numerose degli esseri umani...Le giornate non finiscono mai, il sole tramonta a malapena una mezz'ora tra la una e le due di notte, ma in realtà non fa mai abbastanza buio da vedere le stelle, se si hanno difficoltà a dormire qualora non sia davvero scuro, consiglio vivacemente la mascherina per gli occhi.

Finalmente ci siamo, ma la costa della Norvegia è affascinante quanto complessa: non si capisce mai se sei su un fiume, su un lago, lungo un fiordo o sul mare... decidiamo, per risparmiarci qualche km di fiordi a zig zag e di arrivare alle Lofoten via nave, pendendo il traghetto che da Bognes va a Lodingen, una mezz'ora di traversata che consente di evitare un tragitto di 3 ore e mezza! I traghetti non si pagano subito: viene registrata la macchina tramite la targa e poi arriva la fattura da pagare a casa. In alternativa, un metodo per risparmiare è registrarsi al sito epass24 (https://www.epass24.com/it/) inserendo targa e carta di credito, in automatico così vengono addebitati traghetti, autostrade e ponti sia in Svezia, sia in Norvegia: molto comodo!

Finalmente arriviamo alle Lofoten...cui è dedicato un nuovo post: http://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/09/vacanze-2021-lofoten-capo-nord-svezia.html


sabato 1 gennaio 2022

Vacanze 2021: Lofoten, Capo Nord, Svezia con van e cane: introduzione

Sole fino a tarda notte: spettacolo!

Le vacanze 2021 giungono a cercare di consolarci dopo un anno e mezzo un po’ pesante, causa Covid e addentellati vari: i vaccini e i conseguenti green pass hanno in parte riaperto l’Europa e ci danno una speranza che si possa tornare a viaggiare liberamente, cosa che da febbraio 2020 non è più stata possibile. Grazie alla doppia dose di vaccino (e sia benedetto ogni singolo ricercatore che ha lavorato per farci questo dono, evviva la scienza, evviva evviva!) abbiamo deciso che la situazione era abbastanza sicura da consentirci di provare a fare un viaggio di cui parliamo da anni e anni: andare alle isole Lofoten. Si tratta di un arcipelago (oggi collegato alla terraferma da un ponte) nel nord della Norvegia, appena a sud di Tromsø): varie isole unite tra loro da ponti o tunnel sottomarini di incredibile e rara bellezza, in cui mare e montagna convivono in un connubio indissolubile quanto spettacolare.

Da almeno tre anni pensavamo a tale destinazione, ma varie vicissitudini avevano sempre fatto sì che si dovesse rimandare…fino ad oggi!

In realtà alla fine, abbiamo fatto un tour un po’ più ampio, grazie anche ad una magica combinazione di eventi che ci ha consentito di avere a disposizione il lusso estremo di 4 settimane di ferie. Chissà quando ci ricapita! Il post prevederà quindi degli spin-off:

1. Arrivare alle Lofoten

2. Le isole Lofoten

3. Dalle Lofoten a Capo Nord

4. Il lento ritorno, ovvero un po’ di Svezia

Tutto ciò preceduto da questa breve introduzione generale, con qualche nota di ampio respiro.

Go north!

Il viaggio è stato ovviamente fatto con Vanesio, il nostro Ford Nugget Westfalia che i miei 25 lettori già conoscono: è stato il suo primo vero viaggio itinerante estivo, ed è stato un piacere nel piacere rendersi conto di quale mezzo meraviglioso sia il van camperizzato del nostro cuore!

L’equipaggio è il solito: Anna, me e Iron, il nostro canetto più bello del mondo (le Lofoten dovevano essere una vacanza di Uran, che lo maledice dal cielo…), che ovviamente se le è godute al massimo. Si tratta infatti di una vacanza davvero perfetta per chi ha un cane e ha voglia di goderselo nella natura, c’è tutto anche per loro, dai bagni in mare e nei laghi alle passeggiate nei boschi, dalle rampegate in salita alle corse sulle spiagge (anche se spesso volteggiano sulle nostre teste le aquile...nel qual caso guinzaglio immediato!)

Le spiagge caraibiche. Peccato il freddo

Prima di iniziare, alcune avvertenze: in primo luogo i costi. La Norvegia è uno dei paesi più cari che io conosca, inauditamente, assurdamente, inopintamente caro. Se pensate a un posto caro (che ne so, la Svizzera o Londra) dovete moltiplicare per due, più o meno. Tutto costa tantissimo, a iniziare dalla benzina (il diesel, che è stata la principale voce di spesa per noi, si attesta tra gli 1,7 e gli 1,9 euro/litro), per non parlare di uscire a cena. Un altro ottimo motivo per non uscire a cena è che - diciamo così - la Norvegia non è esattamente il paradiso del gourmet… quindi se ne avete la possibilità, fate come noi: portatevi il cibo da casa. Noi siamo partiti carichi di pasta Cocco e di sughi Ursini, oltre che di buste di affettato messo sotto vuoto da noi medesimi e questa combinazione ci ha davvero salvato. Per il resto, supermarket e via - ma anche una spesa idiota, con pochissime cose non è mai economica. Tenetelo a mente! 

Cucina da camp(eggio)

Se, come noi, siete abituati a mangiare molta frutta e verdura, potreste avere un problema: c’è poco e molto caro. L’ancora di salvezza sono i blåbær (Norvegia) o blåbär (Svezia): i mirtilli! Questo frutto, che da noi è piuttosto costoso, in Scandinavia è diffusissimo ed economico: il nostro fabbisogno di frutta è stato abbondantemente soddisfatto dal magico frutto blu. Se ne avete voglia, durante le passeggiate li potete anche cogliere da soli, sono davvero onnipresenti! Un altro alimento a suo modo economico è il pesce e in particolare il salmone, che è di una bontà sconcertante e ha un prezzo paragonabile a quello che ha da noi (ma è radicalmente più buono, sembra un'altra bestia). Da provare fresco oppure affumicato, libidinoso. A noi sono anche piaciuti i cosiddetti (da noi) spalmini: insalate di gamberetti, surimi, salmone immersi nella maionese e nell’aneto: non proprio dietetici, ma veloci e buoni, adatti alla vita itinerante. Se vi piace bere bene (e a noi piace) portatevi del vino dall’Italia. Senza se e senza ma. La birra in Norvegia è pessima e costosissima, in Svezia decente e abbastanza economica. Ma se come noi avete fatto tappa in Abruzzo prima di salire e avete qualche bottiglia di Montepulciano e di Pecorino, meglio per voi!

Mare e montagna

In secondo luogo il clima: avrete sicuramente letto da qualche parte della variabilità del clima nel profondo nord… è tutto vero! In una giornata si passa dall’estate (ma davvero: maglietta e pantaloncini) all’inverno, con pioggia e vento sferzante e calo delle temperature conseguente. Quindi guardaroba composito che premetta di “sbucciarsi” come una cipolla ed eventualmente ribucciarsi velocemente. Noi, che siamo viziosi, abbiamo investito una cinquantina di euro a testa per delle giacche locali molto efficaci di marca “Scandinavian Explorer”, si trovano un po’ ovunque e sono ottime e economiche.

Ultima cosa, se si viaggia con un van senza il bagno, come nel nostro caso… no problem! Sia la Norvegia sia la Svezia sono letteralmente costellate di aree sosta (in cui si può anche dormire) dotate di cessini con livelli di pulizia sinceramente insensati (in positivo). In the middle of nowhere si trova sempre un bagno - e non si sa come - è magicamente pulito e profumato. Diciamo che c’è una combinazione positiva tra senso civico delle persone (il rispetto per la natura e i beni comuni si respirano nell’aria, si notano anche nei più piccoli comportamenti delle persone) e investimenti pesanti da parte delle amministrazioni: i bagni non si puliscono da soli, ed è evidente che 2-3 volte al giorno, anche in cima alle montagne, viene inviata una squadra di pulizie a sgomberare e pulire. Su questo mi concedo una nota polemica: quando mi dicono “ma perché fare le vacanze all’estero? È tanto bella la nostra Italia” mi piacerebbe avere il modo di mostrare in rapida successione una qualsiasi area di sosta norvegese e una italiana… per farla breve trasparirebbe in maniera chiara come la nostra cultura ignori completamente o disprezzi il turismo itinerante.

Camminate spezzagambe e clima cangiante

Del resto, il numero di roulotte e camper che abbiamo visto non lascia spazio all’interpretazione: il concetto di Friluftsliv (vita all’aria aperta) permea la mentalità scandinava! Praticamente ogni abitazione che abbiamo visto aveva un camper o una roulotte davanti, e anche sulle strade è tutto un fiorire di rimorchi, rimorchietti e rimorchioni - più che altro questi ultimi, sia in Svezia sia in Norvegia c’è una vera passione per la roulotte a due assi! Questo fatto condiziona un po’ - ma ci torneremo - il modo in cui in Scandinavia (e soprattutto in Norvegia) classificano le escursioni: il “family walk” per un norvegese significa che due quasi cinquantenni non atletici ma neppure del tutto patate e il loro atletico cane faranno una fatica disumana a compiere l’escursione, una “facile” è il limite per noi, una intermedia verrebbe classificata nel resto d’Europa come “per escursionisti esperti”, una difficile credo che equivalga a una scorciatoia per il camposanto per una persona normale. Tenetelo a mente, perché finire nei pericoli è facile - e non sono presenti piani B: quando i sentieri sono esposti a strapiombo sul mare se non ce la sentiamo è meglio fare marcia indietro, anche se il nostro orgoglio è ferito perché non siamo in grado di sostenere quella che per loro è una tranquilla passeggiata adatta ai bambini! Noi siamo più volte tornati indietro con la coda tra le gambe.

Canetto passeggiatore

Ultimissima cosa generale riguarda i canetti: la Norvegia (e in misura appena minore anche la Svezia) non è esattamente un paese dove la gente impazzisca per i cani: se si ha in mente un posto caninamente civile come la Germania o il Regno Unito, la situazione è radicalmente differente. Non che ci sia aperta ostilità, chiariamoci, ma nei dettagli è impossibile non notare che i cani sono tollerati ma non idolatrati. Un esempio? Sui ferry (ne abbiamo presi un paio) il cane non può salire a bordo in area passeggeri, ma deve restare in auto (provate a dirlo a un tedesco o a un inglese, vi guarderebbe con due occhi così!), molte persone hanno paura del cane e gli altri cani che si incrociano sono tendenzialmente aggressivi. Credo (ma è una nostra interpretazione) che il cane qui sia vissuto più come un lavoratore (trainare la slitta, fare la guardia) che come un animale da compagnia e un amico: per evitare discussioni ricordate di tenerlo sempre al guinzaglio, anche perché le pecore sono ovunque e ovviamente non devono essere disturbate. Anche quando si sta facendo un’escursione in montagna e sembra una situazione ideale per slegarlo e farlo correre un po’, meglio evitare: abbiamo letto da più parti che i pastori locali non esitano a estrarre la doppietta. Iron è stato sempre legato, tranne quando ha fatto il bagno in mare o nei laghi, dopo che ci eravamo accertati che non ci fossero nei dintorni pecore, mucche o … renne!

Le renne, mia passione

Già, le renne: lo spettacolo nello spettacolo! Da metà della Svezia in su ogni giorno abbiamo avvistato renne, da quelle solitarie a veri e propri branchi. Sulla strada che va a Capo Nord abbiamo visto nettamente più renne che persone! E sapete una cosa? Sono bellissime! Patatine al massimo, viene voglia di abbracciarle e accarezzarle tutte. Guidate piano: non solo per gli autovelox (pervasivi e ubiqui) ma soprattutto per loro, perché ve le troverete davanti e si sposteranno solo quando ne avranno voglia.

Come sempre Anna ha realizzato un bellissimo album di foto: si trova qui: https://photos.app.goo.gl/6eQKLtzVgBXyh6ES6 

Gli appassionati del genere ameranno anche le foto fatte al Volvo Museum: si trovano in un album dedicato, qui: https://photos.app.goo.gl/vRLfJKGFS2dvhDPN6