Il post-Natale e il capodanno 2024 ci hanno visto viaggiare verso la Francia e più precisamente verso Bordeaux: durante l’estate avevo visto delle foto della Duna di Pilat e avevamo deciso che non era possibile non vederla! Alla consueta formazione si aggiunge per questo viaggio la Noce, la quale mal tollera (eufemismo) i botti del 31 dicembre e a cui avevamo garantito tranquillità assoluta (spoiler: ce l’abbiamo fatta!)
Con l’età che avanza non riusciamo più a partire appena alzati da tavola dopo le abbuffate di Natale e Santo Stefano, decidiamo per un approccio più rilassato e partiamo il 28 all’ora di pranzo. Mentre decidiamo - park4night alla mano - dove passare la notte, il nostro sguardo cade su un cartello stradale, che ci avvisa della nostra vicinanza a Lascaux: nessun dubbio! Ci fermiamo a dormire in una delle spettacolari aree di sosta francesi (io mi chiedo ogni volta come fa un francese che viene in Italia a non vomitare quando vede i nostri autogrill indecenti…le aree di sosta francesi sono pulite, ampie, comode, confortevoli, piene di verde e di tavolini per il picnic non cosparsi di monnezza…) e decidiamo che il giorno dopo ci saremmo tolti questo sfizio che da anni abbiamo: prenotiamo al volo i biglietti su internet e fissiamo il nostro ingresso alla grotta per le 11,45.
Con l’età che avanza non riusciamo più a partire appena alzati da tavola dopo le abbuffate di Natale e Santo Stefano, decidiamo per un approccio più rilassato e partiamo il 28 all’ora di pranzo. Mentre decidiamo - park4night alla mano - dove passare la notte, il nostro sguardo cade su un cartello stradale, che ci avvisa della nostra vicinanza a Lascaux: nessun dubbio! Ci fermiamo a dormire in una delle spettacolari aree di sosta francesi (io mi chiedo ogni volta come fa un francese che viene in Italia a non vomitare quando vede i nostri autogrill indecenti…le aree di sosta francesi sono pulite, ampie, comode, confortevoli, piene di verde e di tavolini per il picnic non cosparsi di monnezza…) e decidiamo che il giorno dopo ci saremmo tolti questo sfizio che da anni abbiamo: prenotiamo al volo i biglietti su internet e fissiamo il nostro ingresso alla grotta per le 11,45.
La grotta di Lascaux è uno dei più antichi esempi di arte parietale che si conosca, datata circa 17500 anni fa (Paleolitico superiore). Dopo la sua scoperta negli anni 40 la grotta venne aperta al pubblico, col risultato che a causa del nostro respiro e del nostro calore si stava potentemente deteriorando, è quindi stata chiusa al pubblico per preservarla. Quello che si visita è quindi Lascaux II e Lascaux IV: la prima è una riproduzione fedele al 90% realizzata da National Geografic negli anni ‘80, la seconda è ancora più fedele e costituisce il fiore all’occhiello di un nuovo museo, il Centre International de l’Art Pariétal, aperto nel 2016. Questo è il sito che abbiamo potuto visitare, restando letteralmente a bocca aperta, perché ricostruisce sia a livello di forma sia a livello di dipinti la grotta originale. Visita bellissima, con audioguida anche in italiano: vale ogni euro dei 21 che costa l’ingresso, esperienza meravigliosa! Prima della visita Iron e Noce (più che altro Iron) avevano anche fatto i cani delle caverne, correndo sul pratone antistante il museo: i cani ovviamente non possono entrare nel museo, ma c’è ampio spazio per scorrazzare davanti…
In direzione Bordeaux facciamo una seconda sosta per un altro sito patrimonio dell’umanità, ovvero il chiostro di Cadouin, mirabile opera di gotico fiammeggiante, che ci lascia davvero incantati. Ripartiamo e arriviamo a Bordeaux, nell’unico campeggio aperto in inverno, dove veniamo accolti da una considerevole dose di fango e da una piccola disavventura: alla reception ci indicano una piazzola non lontana dai bagni, che però si rivelano essere chiusi a causa di un allagamento! Non avendo né il water né la doccia su vanesio la questione si fa critica…per fortuna c’è un altro blocco servizi (quello principale) che è anche ben riscaldato: alla reception non sapevano che gli altri fossero allagati. Il campeggio è molto particolare, con una serie di laghetti artificiali su cui affacciano gli chalet che è possibile affittare, molto simpatico passeggiare costeggiando i vari piccoli laghi! Ci spostiamo in una piazzola vicina ai caldi bagni e ci dedichiamo a una cena da van.
Il 30 dicembre passiamo al piatto forte della nostra gita: la Duna di Pilat. Si tratta di un fenomeno naturale che lascia senza parole: lunga circa 3 km, alta 100-110 metri (a seconda del momento) e larga 600 metri, 60 milioni di metri cubi di sabbia finissima, con vista sul bacino di Arcachon e sull’oceano, camminare sulla duna è un’esperienza meravigliosa. Arrivando c’è un enorme parcheggio (molto economico, tra l’altro), con bagni, vari snack bar e qualche informazione turistica, poi si sale sulla duna! D’estate montano una scala di legno, d’inverno si deve fare affidamento sulle proprie forze - cosa non banale sulla sabbia! - per arrivare in cima. Da lì si apre la possibilità di passeggiare, seguendo il profilo alto della duna oppure scendendo verso il mare. Abbiamo visto anche bambini scendere con delle specie di bob! Quasi tutti i turisti si fermano ad ammirare il panorama dalla cima, quindi se si sceglie di camminare verso sud si può godere praticamente in solitaria di questo spettacolo naturale. I canetti si sono divertiti in lungo e in largo, correndo a perdifiato su e giù per il pendio, fino ad arrivare alla spiaggia sottostante…dove abbiamo visto (arenate) le meduse più enormi in cui ci siamo mai imbattuti, con diametri che arrivavano a misurare anche 50-60 cm! Rabbrividiamo e decidiamo che - anche se Iron ha continuato a chiedere di poterlo fare - non sia opportuno lasciarlo tuffare in acqua, proseguiamo la passeggiata e dobbiamo alla fine ri-scalare la duna per tornare al parcheggio: 7 km nella sabbia si rivelano molto più stancanti di quanto immaginassimo! C’è giusto il tempo per una visita lampo ad Arcachon - coronata da un fallito tentativo di mangiare le ostriche…ma mi rifarò!, e poi via verso il campeggio di Le Bilos.
Si tratta del campeggio dove abbiamo deciso di passare due notti, compresa quella del 31, perché viene descritto da park4night come estremamente tranquillo e in mezzo a una foresta. Ecco, mentre percorriamo la strada per arrivarci, capiamo che “estremamente tranquillo” quasi non renda giustizia a questo posto: si tratta veramente di un campeggio al centro di una foresta circondato da quello che non è possibile chiamare paese, Le Bilos. Sono 4 case di numero, probabilmente il numero di mucche è largamente superiore a quello delle persone. Ciò detto, il campeggio è magico: un po’ datato, ma tenuto molto bene, con i bagni orgogliosamente puliti e super riscaldati. Di notte non c’è una luce per molti km - il che ci consente di ammirare stellate degne di questo nome e ci costringe a renderci ridicoli andando in bagno con la cosiddetta “luce cerebrale”, ovvero la lampada frontale. Da dietro il campeggio è possibile accedere direttamente nella foresta, per una passeggiata immersi nella natura…facendo però attenzione ai cacciatori: abbiamo infatti sentito qualche sparo e siamo rientrati di corsa!
Il 31 dicembre lo passiamo ammirando la duna dall’altra parte, ovvero dal lato dell’oceano: andiamo infatti a Cap Ferret, spiaggia con vista sull’oceano da un lato e sul bacino di Arcachon e sulla duna dall’altro. Da un lato infuriano i venti e onde spaventose - oltre ad un altro sistema di dune meno imponenti ma ugualmente spettacolari - dall’altro calma piatta e barche in secca a causa della bassa marea. Anche qui ostriche a go-go, ma in questa stagione è possibile comprarle ma non degustarle sul posto, il che è un problema, visto che non le so aprire, e non voglio provarci, essendo affezionato alle mie dieci dita.
Per preservare la salute mentale dei nostri cani, torniamo a Le Bilos prima che inizino i fuochi d’artificio e ci prepariamo un cenone di San Silvestro memorabile, con cotechino italiano e champagne francese acquistato all’Intermarché - il nostro supermercato francese preferito - di cui io ho anche la tessera soci! Si odono in lontananza forse 4-5 petardi, dopo la mezzanotte, ma complice il sonno, anche Noce dice che non valgono alcuna preoccupazione e - come mi dicono i vicini di piazzola il giorno dopo - bonne année e bonne santé! A proposito dei vicini di roulotte… un certo numero di essi vive nel campeggio: persone di una certa età che hanno deciso di andare a vivere a Le Bilos, accontentandosi di una roulotte e una veranda e godendosi uno splendido isolamento. La cosa mi affascina e non poco, lavando i piatti chiacchiero con un paio di loro e provo una certa invidia!
La mattina del primo dell’anno è dedicata a Bordeaux: torniamo al campeggio in città in mattinata, lasciamo le belve a dormire su vanesio e andiamo in città coi mezzi pubblici, precisamente un comodo autobus che ci lascia in pieno centro. La città è molto bella e all’inizio praticamente deserta (come è normale al primo dell’anno), poi piano piano si riempie e si lascia godere anche nella sua versione animata, con Rue Sainte Catherine decisamente vivace. Purtroppo lo specchio d’acqua antistante Place de la Bourse è vuoto, quindi non possiamo godere dello spettacolo riflesso dell’imponente palazzo della Borsa, ma ce ne facciamo una ragione. Proviamo i famosi cannelé, dolce tipico locale e siamo pronti per tornare in campeggio.
La mattina del 2 visitiamo la Cité du vin, edificio a forma di decanter totalmente dedicato al vino, che è ovviamente fondamentale in questa città. Non facciamo la visita completa (di mattina non si presta a un’ubriacatura assicurata!) ma io sono andato a vedere e fare qualche acquisto nella cantina (la Cave), che è la più grande del mondo, con oltre 800 etichette che provengono da dovunque si produca vino. Un luogo iconico!! Da lì muoviamo verso i Paesi Baschi francesi, con le città di Bayonne e Biarritz.
Due posti diversi, ma entrambi bellissimi: Bayonne ha la perfetta dimensione della cittadina francese, con le mura, le case a graticcio, le vie animate, il fiume che la percorre… Biarritz ha la potenza dell’oceano che la sferza, una scogliera selvaggia, una spiaggia-belvedere e una serie di case che somigliano a castelli: non a caso veniva definita la regina delle spiagge e la spiaggia dei re, perché tutta la nobiltà europea veniva qui al mare! Troviamo un bel campeggio a Urrugne e ci ricarichiamo dopo una giornata intensa: il giorno seguente abbiamo infatti pensato di attraversare i Pirenei per andare in Spagna! La cosa ha origini antiche: nel lontanissimo 2006 avevamo fatto un lungo giro della Spagna e del Portogallo ed eravamo passati da Huesca. All’epoca però Internet non era ciò che è oggi e i social esistevano a malapena: eravamo così passati a pochi km da San Juan de la Peña senza sapere della sua esistenza, salvo scoprirlo al nostro ritorno e mangiarci le mani vedendo le foto di questo monastero incastonato nella roccia. Quindi, è tempo di rimediare! La mattina si apre prima con la visita al bel forte di Socoa, a pochi km dal campeggio. Una specie di barriera artificiale blocca la furia dell’oceano, creando una baia calma e sabbiosa a una cui estremità troneggia la torre del forte. Da qui è possibile ammirare l’oceano che abbatte le sue onde sulla diga creata dall’uomo, un vero spettacolo! Iron e Noce corrono sulla spiaggia e così si fa ora di pranzo…ed ecco finalmente il tanto atteso pasto con le ostriche, ma già che ci siamo esagero e mi dedico a un plateau royal: ostriche, aragostine, gamberi e bulots, delle lumache di mare buonissime che avevo già provato a Cancale.
Con la pancia piena ci mettiamo alla guida e scavalliamo i Pirenei verso la Spagna, arrivando in serata a Jaca, dove troviamo un campeggio stranissimo, che si sviluppa in lunghezza su un solo asse, con le roulotte - quasi tutte stagionali - disposte in fila. La proprietaria tiene molto alla sua erba (e fa una rognata impressionante ai nostri vicini, rei di aver parcheggiato il loro van sul prato e non su dei binari di autobloccanti appositamente predisposti) e in generale al suo campeggio, che è letteralmente costellato di cartelli con le cose vietate e quelle da non fare. Prima di cena gita al supermercato locale - il mitico Mercadona - a comprare jamon serrano e le deliziose acciughe del cantabrico. Uno degli aspetti che amo di più di viaggiare è visitare i supermercati locali alla scoperta dei loro prodotti, e nei paesi che abbiamo già visitato ho alcuni appuntamenti imprescindibili!
La mattina seguente percorriamo la trentina di km (molto in salita) che ci portano al monastero di San Juan de la Pena ovvero della roccia, perchè l’antico monastero, che risale al X secolo è letteralmente incastonato nella roccia del monte Pano, che gli fa da parete e da tetto. La visita è davvero bella e il luogo lascia incantati, con questo enorme masso che incombe sopra alla meraviglia degli ambienti, su cui svetta il chiostro romanico coi suoi capitelli istoriati. La visita prosegue al monastero superiore, costruito nel 1600 e di cui oggi si visitano le rovine con un allestimento museale a dir poco magnifico: pavimenti di vetro da cui si osservano i resti del monastero e un ottimo percorso didattico. Il tutto circondato da un altopiano sorvolato da grandi uccelli rapaci (Noce non gradisce l’arrivo di due gipeti - o erano gheppi? - non appena scende dal van, e immediatamente chiede di risalire, anche perché nella zona, verso il monte Oroel vengono segnalate anche le aquile reali!). Tornando a valle si visita il piccolo e bel paesino di Santa Cruz de la Serós con la sua brava chiesetta e si torna poi a Jaca. Qui ammiriamo la cittadella, col suo fossato in cui albergano belli paciosi un certo numero di cervi e ci dedichiamo a una deliziosa tortilla, prima di riprendere la via della Francia.
La deviazione in Spagna valeva assolutamente la pena: il monastero è uno di quei monumenti che non si dimenticano facilmente, un vero capolavoro in perfetta armonia tra ambiente costruito e realtà naturale.
Da questo momento parte ufficialmente il viaggio di ritorno, con un’ultima sosta in una bella area camper in riva alla Garonna, dove ammiriamo aironi a tutto andare, acquistiamo formaggi e salsicce e succhi di frutta prodotti dai contadini locali in una sorte di bancomat fermière e per festeggiare degnamente l’epifania facciamo incetta di galettes des rois, il dolce francese che celebra i Re Magi. Si tratta di una torta in cui è celata una figurina: chi la trova ha diritto a indossare la corona del Re Magio, ci sarà da divertirsi anche una volta tornati a casa!
Per un breve riassunto abbiamo imparato che: saremo gallofili, lo sappiamo, ma la Francia è una nazione meravigliosa, non ci sono santi. I cugini hanno tanto, tra bellezze naturali e non, e sanno valorizzare il tutto in maniera impeccabile. Avremmo moltissimo da imparare, sotto molti aspetti.
I campeggi aperti d’inverno sono molti di più di quelli che ci sono in Italia (dove è davvero difficile trovarne, tranne che in montagna) e sono tendenzialmente, ma già lo sapevamo, molto puliti e a prezzi contenuti. Il problema economico si ha per gli acquisti… tra vino, formaggi, spalmabili vari, sidro, dolci, eccetera è impossibile contenersi!
E per finire…Anna non ha battuto il suo record di pain au choc mangiati in un giorno, ma si è comunque ben difesa!
Vive la France… et à bientôt, visto che a marzo saremo qui ancora coi nipoti!
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