mercoledì 30 ottobre 2024

Attaccare la terra e il sole - Mathieu Belezi

 Libro fortissimo e altrettanto intenso



Il libro parla della colonizzazione francese dell'Algeria e lo fa affastellando, con un ritmo che non lascia respiro al lettore, i due punti di vista contrastanti dei coloni, povera gente mandata allo sbaraglio nel tentativo di coltivare la terra e dei soldati, chiamati alla conquista, mostrati durante le scorrerie impietose. Da un lato si prova pietà per i coloni, dall'altra orrore per i soldati e per i loro capi, osceni nella ferocia. Il tutto raccontato con una prosa strana, assillante, con una punteggiatura praticamente inesistente quasi che il segno di interpunzione, per sua natura chiamato a mettere ordine e farci respirare, sia inadeguata per una narrazione di questo tipo, che deve invece essere incessante, sovrapposta, senza respiro. Il libro è breve e di lettura velocissima, ma al contempo un pugno nello stomaco. Merita la lettura!

4,5 stelle

lunedì 29 luglio 2024

#iviaggidivanesio vol. 18: la Valcamonica, i camuni, Lovere e zone limitrofe

Da anni e anni desideravo vedere le incisioni rupestri dei camuni, precisamente dalle elementari, quando, per motivi che non ricordo, la mia fu praticamente l’unica classe della storia delle scuole elementari di Cislago che non venne condotta con tanto di torpedone degno dei Peanuts a vedere questa meraviglia artistica dal nostro remoto passato. 

Poi però, si sa com’è la vita, prima o poi ci andrò, prima o poi ci andrò, e quasi arrivo a 50 anni senza mai essere andato - il che è particolarmente scandaloso, visto che da Milano non sono neanche 2 ore di strada.

L’occasione nasce da una corsa: quasi un anno fa mi sono iscritto, affascinato dal nome e dal logo alla Valle dei segni wine trail: un trail di diversa lunghezza (da 55 km - anticamera di morte certa - fino agli 8 km per bambini a cui mi sono iscritto io) che si correva nel 2022 per la prima volta, attraversando parchi rupestri e vigneti. Suonava bene, e in effetti è stato davvero bello. Uniamoci che è caduto all’inizio di un fantastico ponte per Ognissanti, che garantiva 4 giorni di vacanza, ed ecco che la tentazione si è fatta irresistibile.

 


Il trail partiva a Darfo Boario, ridente località termale della Valcamonica, noi abbiamo trovato posto in una bella area camper a Costa Volpino, sul lago d’Iseo, a due passi da Lovere - altra meta che abbiamo visitato con grande gioia. L’area camper Costa Volpino merita due righe, in particolare grazie al suo vulcanico gestore, il grande Sergio: gentilissimo, sempre disponibile, si fa un mazzo così per accontentare tutte le richieste. L’area è grande, con oltre 100 stalli, ciononostante esonda di persone e camper, piena oltre ogni aspettativa. Ma anche piena, essendo molto grande, non è sgradevole, anzi… posizione perfetta tra una ciclabile e il lago, con grandi prati e spazi dove far correre il canetto e la bella cittadina di Lovere a 10 minuti, consigliatissima. Al mattino, nei weekend, arriva una signora dalla montagna con salumi, formaggi e salamelle prodotte nella sua azienda agricola: da non perdere! Il giorno di Ognissanti Sergio ha organizzato una grigliata di dimensioni bibliche, con spiedo bresciano, polenta, vino a fiumi e il karaoke finale: ci siamo dati alla fuga, ma il fenomeno è stato sociologicamente da vedere.

La gara si è svolta di sabato e prevedeva il giro del lago Moro, un piccolo lago incastonato in una valle. 8 km di saliscendi tra vigne e aziende agricole che io e Iron ci siamo gustati appieno, divertendoci moltissimo. Dal giorno successivo è partito il tour culturale!

A Capo di Ponte ci sono almeno 4 luoghi imperdibili da visitare, per comprendere appieno la magia delle incisioni rupestri: il parco archeologico nazionale delle incisioni rupestri di Naquane (quello più noto e dove non si può non andare), il suo gemello dei massi di Cemmo, il meno noto parco archeologico di Seradina-Bedolina e il Museo archeologico nazionale delle incisioni rupestri, dove sono conservati i reperti relativi alle varie aree che si possono visitare.

 


Noi, golosoni, abbiamo aggiunto la selvaggia e affascinante Riserva delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, ben gestita da ragazzi giovani e volenterosi e dove è possibile ammirare una delle rose camune (ce n’è una anche a Naquane, ma in un posto impervio e non visitabile).

In generale le incisioni rupestri sono incredibilmente affascinanti: alcune rocce sono letteralmente coperte di incisioni, che sembrano quasi sovrapporsi, come se i diversi “writers” ante litteram avessero ingaggiato una guerra di “tag”, altre sono quasi impercettibili e ti devi sforzare per ammirarle, nella loro leggerezza. In generale, rispetto ad esempio al museo di Alta, visitato in Norvegia due esatti fa, le scelte fatte rendono più difficile la lettura, ma sono anche filologicamente più corrette: non c’è il trucco della pittura rossa per far risaltare i segni e quindi sta all’osservatore aguzzare gli occhi e interpretare.

 


Tutti i parchi sono visitabili caninamente (con enorme gioia di Iron, che fa pesare il proprio amore per la cultura). Quello di Naquane ha anche aree da picnic e spazi attrezzati di ogni genere, non a caso le scuole ci vanno in massa! Alcune rocce qui sono davvero esaltanti, tra le altre c’è quella che è stata usata come logo per il trail cui ero iscritto, il cosiddetto “sacerdote che corre”. Quello di Ceto, Cimbergo e Paspardo ci ha profondamente affascinato: è una camminata nel bosco, inframmezzata da queste rocce incredibili, molte quasi inintelligibili, ma che si avvantaggiano dal proprio essere immerse nella natura selvaggia. E La Rosa canina, difficile da trovare, col suo mistero, fa il resto. La camminata è alla portata (quasi) di tutti, diciamo di chiunque sia abituato a passeggiate nei boschi con un minimo di pendenza. La potenza delle immagini e il peso della storia che si percepisce in queste pietre fa il resto. Il museo fa da complemento ai parchi e offre una comprensione più ampia della realtà delle incisioni rupestri, anche se resta un mistero il perché in questa zona siano così abbondanti (una delle ragazze dell’area di Ceto ci ha spiegato che una delle teorie riguarda la presenza della montagna maschio e della montagna femmina, collegate mirabilmente tra loro al solstizio, il che avrebbe fatto della zona una sorta di santuario naturale).

A complemento della gita, come bonus abbiamo visitato (sempre grazie alle tessere musei Lombardia, che è accettata in tutti i parchi tranne in quello di Seradina-Bedolina, che costa comunque solo 4 euro) anche l’accademia Tadini a Lovere. Museo notevole, con una perla di rara potenza espressiva, un bassorilievo di Canova dedicato al giovane figlio del Tadini, morto nel crollo di una parte della casa, da pelle d’oca. Anche il centro storico di Lovere è assolutamente meritevole e si lascia godere in tutta la sua bellezza, peccato solo il continuo passaggio delle auto sulla strada a bordo lago: perché non abbiamo mai il coraggio in Italia di decidere di chiudere al traffico veicolare? Senza auto la cittadina - che così è bella - sarebbe spettacolare e godibile. Peccato…

Un altro bonus notevole è stata la visita a un piccolo produttore di vino, precisamente la cantina Concarena, che si trova sempre a Capo di Ponte. Un ragazzo giovane e suo padre, l'amore per la terra, il desiderio di fare un vino più possibile sincero, mettendo anche a rischio i profitti per non accettare compromessi. La visita è stata davvero interessante, ci hanno portato nel vigneto e abbiamo assaggiato e comprato i vini che producono. Notevoli!

In definitiva, la Valcamonica e le sue incisioni rupestri sono una gita da fare assolutamente… ho avuto ragione a desiderarla per quasi 48 anni!

#iviaggidivanesio vol. 21: Capodanno a Bordeaux, Paesi Baschi francesi e capatina in Spagna

Il post-Natale e il capodanno 2024 ci hanno visto viaggiare verso la Francia e più precisamente verso Bordeaux: durante l’estate avevo visto delle foto della Duna di Pilat e avevamo deciso che non era possibile non vederla! Alla consueta formazione si aggiunge per questo viaggio la Noce, la quale mal tollera (eufemismo) i botti del 31 dicembre e a cui avevamo garantito tranquillità assoluta (spoiler: ce l’abbiamo fatta!)
Con l’età che avanza non riusciamo più a partire appena alzati da tavola dopo le abbuffate di Natale e Santo Stefano, decidiamo per un approccio più rilassato e partiamo il 28 all’ora di pranzo. Mentre decidiamo - park4night alla mano - dove passare la notte, il nostro sguardo cade su un cartello stradale, che ci avvisa della nostra vicinanza a Lascaux: nessun dubbio! Ci fermiamo a dormire in una delle spettacolari aree di sosta francesi (io mi chiedo ogni volta come fa un francese che viene in Italia a non vomitare quando vede i nostri autogrill indecenti…le aree di sosta francesi sono pulite, ampie, comode, confortevoli, piene di verde e di tavolini per il picnic non cosparsi di monnezza…) e decidiamo che il giorno dopo ci saremmo tolti questo sfizio che da anni abbiamo: prenotiamo al volo i biglietti su internet e fissiamo il nostro ingresso alla grotta per le 11,45.


La grotta di Lascaux è uno dei più antichi esempi di arte parietale che si conosca, datata circa 17500 anni fa (Paleolitico superiore). Dopo la sua scoperta negli anni 40 la grotta venne aperta al pubblico, col risultato che a causa del nostro respiro e del nostro calore si stava potentemente deteriorando, è quindi stata chiusa al pubblico per preservarla. Quello che si visita è quindi Lascaux II e Lascaux IV: la prima è una riproduzione fedele al 90% realizzata da National Geografic negli anni ‘80, la seconda è ancora più fedele e costituisce il fiore all’occhiello di un nuovo museo, il Centre International de l’Art Pariétal, aperto nel 2016. Questo è il sito che abbiamo potuto visitare, restando letteralmente a bocca aperta, perché ricostruisce sia a livello di forma sia a livello di dipinti la grotta originale. Visita bellissima, con audioguida anche in italiano: vale ogni euro dei 21 che costa l’ingresso, esperienza meravigliosa! Prima della visita Iron e Noce (più che altro Iron) avevano anche fatto i cani delle caverne, correndo sul pratone antistante il museo: i cani ovviamente non possono entrare nel museo, ma c’è ampio spazio per scorrazzare davanti…


In direzione Bordeaux facciamo una seconda sosta per un altro sito patrimonio dell’umanità, ovvero il chiostro di Cadouin, mirabile opera di gotico fiammeggiante, che ci lascia davvero incantati. Ripartiamo e arriviamo a Bordeaux, nell’unico campeggio aperto in inverno, dove veniamo accolti da una considerevole dose di fango e da una piccola disavventura: alla reception ci indicano una piazzola non lontana dai bagni, che però si rivelano essere chiusi a causa di un allagamento! Non avendo né il water né la doccia su vanesio la questione si fa critica…per fortuna c’è un altro blocco servizi (quello principale) che è anche ben riscaldato: alla reception non sapevano che gli altri fossero allagati. Il campeggio è molto particolare, con una serie di laghetti artificiali su cui affacciano gli chalet che è possibile affittare, molto simpatico passeggiare costeggiando i vari piccoli laghi! Ci spostiamo in una piazzola vicina ai caldi bagni e ci dedichiamo a una cena da van.
 


Il 30 dicembre passiamo al piatto forte della nostra gita: la Duna di Pilat. Si tratta di un fenomeno naturale che lascia senza parole: lunga circa 3 km, alta 100-110 metri (a seconda del momento) e larga 600 metri, 60 milioni di metri cubi di sabbia finissima, con vista sul bacino di Arcachon e sull’oceano, camminare sulla duna è un’esperienza meravigliosa. Arrivando c’è un enorme parcheggio (molto economico, tra l’altro), con bagni, vari snack bar e qualche informazione turistica, poi si sale sulla duna! D’estate montano una scala di legno, d’inverno si deve fare affidamento sulle proprie forze - cosa non banale sulla sabbia! - per arrivare in cima. Da lì si apre la possibilità di passeggiare, seguendo il profilo alto della duna oppure scendendo verso il mare. Abbiamo visto anche bambini scendere con delle specie di bob! Quasi tutti i turisti si fermano ad ammirare il panorama dalla cima, quindi se si sceglie di camminare verso sud si può godere praticamente in solitaria di questo spettacolo naturale. I canetti si sono divertiti in lungo e in largo, correndo a perdifiato su e giù per il pendio, fino ad arrivare alla spiaggia sottostante…dove abbiamo visto (arenate) le meduse più enormi in cui ci siamo mai imbattuti, con diametri che arrivavano a misurare anche 50-60 cm! Rabbrividiamo e decidiamo che - anche se Iron ha continuato a chiedere di poterlo fare - non sia opportuno lasciarlo tuffare in acqua, proseguiamo la passeggiata e dobbiamo alla fine ri-scalare la duna per tornare al parcheggio: 7 km nella sabbia si rivelano molto più stancanti di quanto immaginassimo! C’è giusto il tempo per una visita lampo ad Arcachon - coronata da un fallito tentativo di mangiare le ostriche…ma mi rifarò!, e poi via verso il campeggio di Le Bilos. 


Si tratta del campeggio dove abbiamo deciso di passare due notti, compresa quella del 31, perché viene descritto da park4night come estremamente tranquillo e in mezzo a una foresta. Ecco, mentre percorriamo la strada per arrivarci, capiamo che “estremamente tranquillo” quasi non renda giustizia a questo posto: si tratta veramente di un campeggio al centro di una foresta circondato da quello che non è possibile chiamare paese, Le Bilos. Sono 4 case di numero, probabilmente il numero di mucche è largamente superiore a quello delle persone. Ciò detto, il campeggio è magico: un po’ datato, ma tenuto molto bene, con i bagni orgogliosamente puliti e super riscaldati. Di notte non c’è una luce per molti km - il che ci consente di ammirare stellate degne di questo nome e ci costringe a renderci ridicoli andando in bagno con la cosiddetta “luce cerebrale”, ovvero la lampada frontale. Da dietro il campeggio è possibile accedere direttamente nella foresta, per una passeggiata immersi nella natura…facendo però attenzione ai cacciatori: abbiamo infatti sentito qualche sparo e siamo rientrati di corsa!


Il 31 dicembre lo passiamo ammirando la duna dall’altra parte, ovvero dal lato dell’oceano: andiamo infatti a Cap Ferret, spiaggia con vista sull’oceano da un lato e sul bacino di Arcachon e sulla duna dall’altro. Da un lato infuriano i venti e onde spaventose - oltre ad un altro sistema di dune meno imponenti ma ugualmente spettacolari - dall’altro calma piatta e barche in secca a causa della bassa marea. Anche qui ostriche a go-go, ma in questa stagione è possibile comprarle ma non degustarle sul posto, il che è un problema, visto che non le so aprire, e non voglio provarci, essendo affezionato alle mie dieci dita. 
Per preservare la salute mentale dei nostri cani, torniamo a Le Bilos prima che inizino i fuochi d’artificio e ci prepariamo un cenone di San Silvestro memorabile, con cotechino italiano e champagne francese acquistato all’Intermarché - il nostro supermercato francese preferito - di cui io ho anche la tessera soci! Si odono in lontananza forse 4-5 petardi, dopo la mezzanotte, ma complice il sonno, anche Noce dice che non valgono alcuna preoccupazione e - come mi dicono i vicini di piazzola il giorno dopo - bonne année e bonne santé! A proposito dei vicini di roulotte… un certo numero di essi vive nel campeggio: persone di una certa età che hanno deciso di andare a vivere a Le Bilos, accontentandosi di una roulotte e una veranda e godendosi uno splendido isolamento. La cosa mi affascina e non poco, lavando i piatti chiacchiero con un paio di loro e provo una certa invidia! 


La mattina del primo dell’anno è dedicata a Bordeaux: torniamo al campeggio in città in mattinata, lasciamo le belve a dormire su vanesio e andiamo in città coi mezzi pubblici, precisamente un comodo autobus che ci lascia in pieno centro. La città è molto bella e all’inizio praticamente deserta (come è normale al primo dell’anno), poi piano piano si riempie e si lascia godere anche nella sua versione animata, con Rue Sainte Catherine decisamente vivace. Purtroppo lo specchio d’acqua antistante Place de la Bourse è vuoto, quindi non possiamo godere dello spettacolo riflesso dell’imponente palazzo della Borsa, ma ce ne facciamo una ragione. Proviamo i famosi cannelé, dolce tipico locale e siamo pronti per tornare in campeggio.


La mattina del 2 visitiamo la Cité du vin, edificio a forma di decanter totalmente dedicato al vino, che è ovviamente fondamentale in questa città. Non facciamo la visita completa (di mattina non si presta a un’ubriacatura assicurata!) ma io sono andato a vedere e fare qualche acquisto nella cantina (la Cave), che è la più grande del mondo, con oltre 800 etichette che provengono da dovunque si produca vino. Un luogo iconico!! Da lì muoviamo verso i Paesi Baschi francesi, con le città di Bayonne e Biarritz. 
  



Due posti diversi, ma entrambi bellissimi: Bayonne ha la perfetta dimensione della cittadina francese, con le mura, le case a graticcio, le vie animate, il fiume che la percorre… Biarritz ha la potenza dell’oceano che la sferza, una scogliera selvaggia, una spiaggia-belvedere e una serie di case che somigliano a castelli: non a caso veniva definita la regina delle spiagge e la spiaggia dei re, perché tutta la nobiltà europea veniva qui al mare! Troviamo un bel campeggio a Urrugne e ci ricarichiamo dopo una giornata intensa: il giorno seguente abbiamo infatti pensato di attraversare i Pirenei per andare in Spagna! La cosa ha origini antiche: nel lontanissimo 2006 avevamo fatto un lungo giro della Spagna e del Portogallo ed eravamo passati da Huesca. All’epoca però Internet non era ciò che è oggi e i social esistevano a malapena: eravamo così passati a pochi km da San Juan de la Peña senza sapere della sua esistenza, salvo scoprirlo al nostro ritorno e mangiarci le mani vedendo le foto di questo monastero incastonato nella roccia. Quindi, è tempo di rimediare! La mattina si apre prima con la visita al bel forte di Socoa, a pochi km dal campeggio. Una specie di barriera artificiale blocca la furia dell’oceano, creando una baia calma e sabbiosa a una cui estremità troneggia la torre del forte. Da qui è possibile ammirare l’oceano che abbatte le sue onde sulla diga creata dall’uomo, un vero spettacolo! Iron e Noce corrono sulla spiaggia e così si fa ora di pranzo…ed ecco finalmente il tanto atteso pasto con le ostriche, ma già che ci siamo esagero e mi dedico a un plateau royal: ostriche, aragostine, gamberi e bulots, delle lumache di mare buonissime che avevo già provato a Cancale. 
 


Con la pancia piena ci mettiamo alla guida e scavalliamo i Pirenei verso la Spagna, arrivando in serata a Jaca, dove troviamo un campeggio stranissimo, che si sviluppa in lunghezza su un solo asse, con le roulotte - quasi tutte stagionali - disposte in fila. La proprietaria tiene molto alla sua erba (e fa una rognata impressionante ai nostri vicini, rei di aver parcheggiato il loro van sul prato e non su dei binari di autobloccanti appositamente predisposti) e in generale al suo campeggio, che è letteralmente costellato di cartelli con le cose vietate e quelle da non fare. Prima di cena gita al supermercato locale - il mitico Mercadona - a comprare jamon serrano e le deliziose acciughe del cantabrico. Uno degli aspetti che amo di più di viaggiare è visitare i supermercati locali alla scoperta dei loro prodotti, e nei paesi che abbiamo già visitato ho alcuni appuntamenti imprescindibili!
 


La mattina seguente percorriamo la trentina di km (molto in salita) che ci portano al monastero di San Juan de la Pena ovvero della roccia, perchè l’antico monastero, che risale al X secolo è letteralmente incastonato nella roccia del monte Pano, che gli fa da parete e da tetto. La visita è davvero bella e il luogo lascia incantati, con questo enorme masso che incombe sopra alla meraviglia degli ambienti, su cui svetta il chiostro romanico coi suoi capitelli istoriati. La visita prosegue al monastero superiore, costruito nel 1600 e di cui oggi si visitano le rovine con un allestimento museale a dir poco magnifico: pavimenti di vetro da cui si osservano i resti del monastero e un ottimo percorso didattico. Il tutto circondato da un altopiano sorvolato da grandi uccelli rapaci (Noce non gradisce l’arrivo di due gipeti - o erano gheppi? - non appena scende dal van, e immediatamente chiede di risalire, anche perché nella zona, verso il monte Oroel vengono segnalate anche le aquile reali!). Tornando a valle si visita il piccolo e bel paesino di Santa Cruz de la Serós con la sua brava chiesetta e si torna poi a Jaca. Qui ammiriamo la cittadella, col suo fossato in cui albergano belli paciosi un certo numero di cervi e ci dedichiamo a una deliziosa tortilla, prima di riprendere la via della Francia. 
La deviazione in Spagna valeva assolutamente la pena: il monastero è uno di quei monumenti che non si dimenticano facilmente, un vero capolavoro in perfetta armonia tra ambiente costruito e realtà naturale. 
 


Da questo momento parte ufficialmente il viaggio di ritorno, con un’ultima sosta in una bella area camper in riva alla Garonna, dove ammiriamo aironi a tutto andare, acquistiamo formaggi e salsicce e succhi di frutta prodotti dai contadini locali in una sorte di bancomat fermière e per festeggiare degnamente l’epifania facciamo incetta di galettes des rois, il dolce francese che celebra i Re Magi. Si tratta di una torta in cui è celata una figurina: chi la trova ha diritto a indossare la corona del Re Magio, ci sarà da divertirsi anche una volta tornati a casa!
Per un breve riassunto abbiamo imparato che: saremo gallofili, lo sappiamo, ma la Francia è una nazione meravigliosa, non ci sono santi. I cugini hanno tanto, tra bellezze naturali e non, e sanno valorizzare il tutto in maniera impeccabile. Avremmo moltissimo da imparare, sotto molti aspetti. 
I campeggi aperti d’inverno sono molti di più di quelli che ci sono in Italia (dove è davvero difficile trovarne, tranne che in montagna) e sono tendenzialmente, ma già lo sapevamo, molto puliti e a prezzi contenuti. Il problema economico si ha per gli acquisti… tra vino, formaggi, spalmabili vari, sidro, dolci, eccetera è impossibile contenersi! 


E per finire…Anna non ha battuto il suo record di pain au choc mangiati in un giorno, ma si è comunque ben difesa!
Vive la France… et à bientôt, visto che a marzo saremo qui ancora coi nipoti!

domenica 16 giugno 2024

[mai più senza] l'undicesimo (leggasi 11) anno di consigli di Aldo per le letture estive!

E così abbiamo passato con successo la decina, anzi, la diecina come dice il mio storico capo Paolo, ma siccome non siamo dieciliaristi (dieci e non più dieci!), eccoci qui, ancora una volta a celebrare questo fantastico rito, che segna ufficialmente l'ingresso dell'Universo nell'estate!

E così, per l'undicesima volta, sempre su richiesta dell'amica Antonella, eccomi a vincere la mia naturale ritrosia e il mio carattere schivo - soprattutto quando si tratta di pontificare - e a proporvi la mia lista delle letture per l'estate 2024. Ma prima, doverosamente, ecco l'elenco delle dieci puntate precedenti:

[2014] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2014/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2015] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2015/06/mai-piu-senza-torna-lappuntamento-con-i.html

[2016] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2016/07/mai-piu-senza-terzo-appuntamento-con-i.html

[2017] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2017/06/mai-piu-senza-quarto-appuntamento-con-i.html

[2018] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2018/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2019] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2019/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2020] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2020/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2021] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2021/06/mai-piu-senza-lottavo-anno-dei-consigli.html

[2022] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/06/mai-piu-senza-il-nono-anno-dei-consigli.html

[2023] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2023/06/mai-piu-senza-e-sono-10-un-decennio-di.html


Ed eccoci allora pronti a partire!

Iniziamo con un libro difficile, un libro tosto, un libro che ho letto quando l'autrice era ancora tra noi, ma da lì a poco ci avrebbe lasciato: si tratta di Tre ciotole di Michela Murgia. A me MM manca, non solo per la sua presenza politica, ma soprattutto perché Michela Murgia era una scrittrice davvero brava e quello che mi secca più di ogni altra cosa è che non potremo più leggere niente di suo. Il che mi ricorda che il principale problema che ho con la (mia) morte è che sono terrorizzato di andarmene avendo ancora una lista di libri da leggere assolutamente bella piena...al netto di tutto ciò il libro è molto delicato: si piange e si ride al contempo, l’autrice padroneggia sia la lingua sia le micro storie che racconta, scavando dentro di se e dentro il lettore. Una che scrive cose come: "Non sapere dove andare è una buona premessa per arrivare dappertutto." come fa a non mancarmi?

Sempre per la serie libri non molto allegri, ma potenti, il secondo volume che vi consiglio è il Il treno dei bambini, di Viola Ardone. Autrice che non conoscevo e che ho conosciuto con grande gioia. Il libro narra una storia vera e che a me era totalmente ignota, ovvero quando nell'immediato dopoguerra in una Napoli in situazione disastrosa causa miseria, povertà e malattie, il Partito comunista si adoperò per pianificare e mettere in moto un’iniziativa atta ad aiutare le famiglie in difficoltà, ovvero l'invio tramite treni, di alcuni ragazzi verso l'Emilia Romagna, dove famiglie di comunisti emiliani accolgono questi bambini offrendo loro un'occasione di crescita in ambiente più sano e consono. La storia è anche in questo caso molto tosta, e la scrittura dell'autrice solida, asciutta, così come la storia (vera) che viene raccontata. 

Per concludere il trittico della depressione, impossibile non citare l'ultima fatica di un autore a cui sono estremamente legato, di cui ho letto praticamente tutto: sto parlando di Houellebecq e del suo Annientare. Si tratta di un libro generazionale, ma per una volta relativo proprio alla mia generazione. Un altro libro faticoso, ma al contempo che ho letteralmente divorato, leggendo il considerevole mattone in pochi giorni. L'autore di solito ha la capacità di irritarmi e provocarmi come pochi altri, ma al contempo è impossibile negare che goda di una solidità di scrittura come pochi al mondo. Insomma, sa scrivere e lo sa fare davvero bene. In questa ultima fatica si è in un certo senso addolcito, risulta meno provocatorio, più attento, meno violento negli atteggiamenti, pur conservando alcune sue ossessioni (il sesso, ovviamente, al primo posto). Ma soprattutto il suo nichilismo, già presente in nuce sin da Le particelle elementari, è qui espresso al suo massimo, è davvero impietoso e senza speranza. Di nessun tipo: la vita, sembra dirci, non ha davvero nessun senso e anche la redenzione, quando arriva, è tardiva, oppure troppo breve, in ogni caso amorale e destinata a finire in polvere. Non proprio una lettura che mette di buon umore, insomma, anzi, rischia di annientare, come da titolo. Però sicuramente carica di realtà e, come detto, scritta magnificamente: il dubbio se leggerlo o meno si risolve sempre, per me, grazie alla qualità straordinaria della scrittura di questo autore. Del resto, verso la fine, scrive: "Certi momenti accadono o non accadono, e la vita delle persone ne viene cambiata e a volte distrutta, e noi cosa possiamo dirne? Cosa possiamo farci? Niente, ovviamente."


Passiamo adesso a qualcosa di più divertente: Sanguina ancora di Paolo Nori è un libro stranissimo, una specie di biografia di Dovstoevskij che però è anche un romanzo, che però contiene anche tanta autobiografia dell'autore. L'effetto netto è che già dopo i primi due capitoli mi è venuta una gran voglia di rileggere il grande Fedor...l'autore scrive in una maniera tutta sua, molto gradevole, infarcita di storielle e fatterelli, ma in ogni caso ho imparato molto su un autore di cui sapevo molto poco - pur avendo letto praticamente tutto ciò che ha scritto. Alla fine del libro il desiderio di sanguinare ancora è più forte che mai!

Un libro che ho trovato davvero interessante è Banda Hood, di Wu Mong 4, uno dei componenti del collettivo di scrittura. Come sempre i Wu Ming, anche da soli, come in questo caso, sanno costruire storie che appoggiano in maniera affidabile e robusta sulla ricerca storica: qui viene narrata, più o meno al netto della leggenda, la vita di Robin Hood e della sua banda, che ha poi generato la leggenda di Sherwood. Il libro intreccia la storia personale del gruppo di fanciulli che diventerà la Banda Hood con quella delle crociate, con un periodo in cui non si poteva essere sicuri che ci si sarebbe svegliati quando si andava a dormire, permettendoci di riflettere sull'ingiustizia, sul medioevo, sul sistema feudale e sulle miserie umane. Si legge tutto d'un fiato e lascia molto soddisfatti!

L'ultimo libro, che cin introduce nella top 3 (ma si colloca appena sotto!) è un finalista del premio Campiello: Il fuoco che ti porti dentro, di Antonio Franchini. L'inizio del libro è folgorante: una invettiva spietata contro la madre dell'autore, la promessa di un libro che sembra voler fare fuoco e fiamme... ma poi le promesse sono mantenute solo in parte. A un certo punto il libro inizia a trascinarsi, ed è un peccato, perché dove l'autore si scatena riesce invece a farci ridere in maniera sonora, grazie alla sua analisi spietata della madre e delle logiche che governano la sua intera famiglia. Il rapporto tra nord e sud, tra Napoli e Milano, è tratteggiato con maestria, e aggiunge un elemento campanilistico alla storia, che si legge comunque molto volentieri. Un brano che non posso non citare, visto che parla di lettura: "Divorati nella notte da giovani come il corpo di un’amante, da vecchi i libri ci servono soprattutto a questo, a chiudere gli occhi."


Ed eccoci alla top 3 dell'anno: sul gradino più basso del podio troviamo (grazie Andrea!) La breve favolosa vita di Oscar Wao, di Junot Diaz. Un libro non recente, che però io ho scoperto quest'anno, che non sarà un capolavoro con la C maiuscola, ma resta comunque un libro divertente, scattante, paradossale, inevitabilmente politico. Una vera tragicommedia spalmata tra Repubblica Dominicana e USA, con personaggi davvero indimenticabili. Si ride, moltissimo, si pensa e si finisce con l'essere anche un po' tristi. Quando un libro lo divori letteralmente, c'è poco altro da aggiungere!

Al secondo posto troviamo Maniac, di Benjamin Labatut. Libro incredibile, che parla della vita di von Neumann e non solo...parla della follia umana, parla di quello che è capitato alla fine della seconda guerra mondiale, parla di impossibilità di fermare il progresso, di tutte queste cose contemporaneamente. A livello formale si tratta di un racconto lungo seguito da uno breve, apparentemente scollegati, scorrelati, insensati. E invece quando si arriva alla fine, si capisce dove stia il collegamento. Si esclama "eureka". Si è felici di averlo letto. Tra l'altro, in epoca di sviluppo vertiginoso dell'AI, andare alle sue radici è un'esperienza di lettura - e quindi di pensiero - che va fatta, che fa bene fare.


...and the winner is: il libro dell'anno è Il canto del profeta di Paul Lynch. Doloroso, molto doloroso, ma davvero vicino all’idea di capolavoro. Iniziamo con la scrittura, da un lato è quasi un flusso di coscienza, asciutto, coi dialoghi strettamente integrati nella narrazione, dall’altro però ha una ricercatezza, una scelta di ogni singolo termine, un’eleganza notevolissima. Peccato non essere in grado di leggerlo in lingua originale, ma bisogna fare i complimenti al traduttore per il lavoro che ha fatto. Poi c’è la storia: una distopia che di primo acchito può apparire fuori da ogni possibilità logica, ma se poi ci pensi bene non è così lontana da ciò che sta accadendo in questi ultimi anni. La democratica Repubblica d’Irlanda, nel cuore dell’Europa, che cade nella tentazione di un governo autoritario e antidemocratico? La fragilità delle istituzioni e dei meccanismi di protezione che dovrebbero evitare tale deriva? La possibilità di una guerra civile in Europa? La disumanizzazione che può portare con sé? C’è tutto, e ho trovato affascinante anche la totale mancanza di dettagli sulla svolta autoritaria, è un fatto che sta di sottofondo alla storia, concentrata su una famiglia normale, coi suoi problemi quotidiani. Il finale stringe molto forte il cuore, il libro in generale è assolutamente da leggere.


Ed eccoci così, per un altro anno, alla fine. Spero che Antonella sia soddisfatta dai miei suggerimenti e trovi pane per i suoi denti nelle letture che propongo...e non solo lei, ma anche tutti gli altri lettori che hanno avuto la pazienza di arrivare fino a qui! Stay hungry, stay reader!!!


venerdì 10 maggio 2024

Il canto del profeta - Paul Lynch

 Libro dell’anno!


Per me questo è il libro dell’anno (almeno fino a ora): doloroso, molto doloroso, ma davvero vicino all’idea di capolavoro. Iniziamo con la scrittura, da un lato è quasi un flusso di coscienza, asciutto, coi dialoghi strettamente integrati nella narrazione, dall’altro però ha una ricercatezza, una scelta di ogni singolo termine, un’eleganza notevolissima. Peccato non leggerlo in lingua originale, ma bisogna fare i complimenti al traduttore per il lavoro che ha fatto. Poi c’è la storia: una distopia che di primo acchito può apparire fuori da ogni possibilità logica, ma se poi ci pensi bene non è così lontana da ciò che sta accadendo in questi ultimi anni. La democratica Repubblica d’Irlanda, nel cuore dell’Europa che cade nella tentazione di un governo autoritario e antidemocratico? La fragilità delle istituzioni e dei meccanismi di protezione che dovrebbero evitare tale deriva? La possibilità di una guerra civile in Europa? La disumanizzazione che può portare con sé? C’è tutto, e ho trovato affascinante anche la totale mancanza di dettagli sulla svolta autoritaria, è un fatto che sta di sottofondo alla storia, concentrata su una famiglia normale, coi suoi problemi quotidiani. Il finale stringe molto forte il cuore, il libro in generale è assolutamente da leggere. Grazie Luigi per avermelo suggerito!

5 stelle senza se e senza ma: capita raramente alla mia età, purtroppo, che un libro mi costringa a non dormire per finirlo!

sabato 24 febbraio 2024

Annientare - Michel Houellebecq

Il libro più doloroso di MH

Houellebecq è un autore che frequento da lunghissimo tempo, credo di aver letto praticamente tutto ciò che ha scritto. Ha sempre avuto una capacità di irritarmi e provocarmi come pochi altri, ma al contempo è impossibile negare che sia un autore con una solidità di scrittura come pochi al mondo. Insomma, sa scrivere e lo sa fare davvero bene. In questa ultima fatica si è in un certo senso addolcito, risulta meno provocatorio, più attento, meno violento negli atteggiamenti, pur conservando alcune sue ossessioni (il sesso, ovviamente, al primo posto). Ma soprattutto il suo nichilismo, già presente in nuce sin da Le particelle elementari, è qui espresso al suo massimo, è davvero impietoso e senza speranza. Di nessun tipo: la vita, sembra dirci, non ha davvero nessun senso e anche la redenzione, quando arriva, è tardiva, oppure troppo breve, in ogni caso amorale e destinata a finire in polvere. Non proprio una lettura che mette di buon umore, insomma, anzi, che rischia di annientare, come da titolo. Però sicuramente carica di realtà e, come detto, scritta magnificamente.

4,5 stelle 

giovedì 25 gennaio 2024

Nello Sciame - Byung-chul Han

Difficile dire cosa mi piaccia così tanto di Byung-chul Han, teoricamente siamo agli opposti in maniera radicale, lui è totalmente apocalittico e io decisamente integrato, lui è ipercritico sulle tecnologie e io entusiasta. Però, da un lato forse è proprio questo compensarci che mi colpisce, dall'altro, più probabilmente, la lucidità e la spietatezza del suo nichilismo e della sua visione del nuovo liberismo, in cui la dialettica servo-padrone passa da eteroimposta ad autoimposta. Insomma, fatto sta che alla fine ogni suo testo mi aiuta a riflettere e mi colpisce in profondità e in maniera non banale, restituendomi all'amore per la filosofia. Non fa eccezione questa raccolta di saggi, spietati e bellissimi!

4,5 stelle

domenica 10 dicembre 2023

#iviaggidivanesio vol. 20: Cascate di Riva di Tures e lago di Braies

Era da tantissimo che desideravo vedere il lago di Braies. Non che io sia originale, praticamente tutti vogliono vedere il lago di Braies: uno dei laghi più instagrammati del mondo, non senza ragione. Il ponte del mio compleAldo si è rivelata l’occasione giusta!

Causa stanchezza che si è accumulata nei mesi precedenti, non riusciamo a partire come avremmo voluto né il 6 sera né il 7 mattina (a Milano il 7 è festa, perché è santambroeus). Partiamo quindi il 7 pomeriggio, un po’ impreparati, ovvero senza aver studiato un itinerario, ma decisamente carichi a molla. Mentre ci dirigiamo in zona, cercando un campeggino o un’area sosta dove dormire, leggiamo di un’area denominata “cascate”, a Riva di Tures, imbocco della valle Aurina. Siamo stanchi, è tardi, ma un’occhiata alle foto su google ci convince: le cascate saranno la nostra prima tappa. Dormiamo in libera in un ottimo spiazzo, al mattino scopro che a circa 50 metri sorge un campeggio super nuovo e super fico: il camping såndgøld, una quarantina di piazzole disposte a mezzaluna al cui centro troneggiano degli chalet dall’aspetto austero e con vetrate a tutta parete libidinose. 

Decidiamo di passare qui la notte successiva (anche se purtroppo gli chalet, che avremmo affittato volentieri per una notte, sono tutti occupati, meglio così, Vanesio si sarebbe offeso!) e partiamo subito a piedi per l’escursione alle cascate, che sono ben tre. Ci si addentra nel bosco e si sale un comodo sentiero fino alla prima cascata, un meraviglioso salto di circa 10 metri. 

Nel piccolo spiazzo è allestito un mercatino dell’Avvento: a Tures hanno deciso quest’anno di fare il mercatino nel bosco, molto affascinante! Si continua a salire, lunga una scala di pietroni, col sentiero che per larghi tratti è sovrapposto al cosiddetto sentiero francescano, con sculture che richiamano il santo di Assisi e si arriva alla seconda cascata, un salto mozzafiato, alta quasi il doppio della prima! 

 

L’appetito vien mangiando e sembra dai vari siti visitati che il meglio debba ancora venire: in un altro quarto d’ora arriviamo a uno degli spettacoli naturali più incredibili che io abbia mai visto (e per mia fortuna, ne ho visti…): 40 metri di salto, ma soprattutto gli schizzi di acqua che si generano dal salto della cascata si sono solidificati per il freddo, creando, a specchio con la cascata, una concrezione glaciale di rara bellezza. Le due cascate, d’acqua e di ghiaccio, si guardano e si fronteggiano, le goccioline d’acqua hanno creato su alberi e piante circostanti dei ricami delicati e incantevoli. 

Restiamo abbagliati da questa bellezza e anche un po’ surgelati… decidiamo di proseguire nel bosco, fino ad arrivare dopo un’ora circa al castello di Tures (purtroppo chiuso al pubblico, due visite guidate al giorno, ma erano oramai avvenute). Da lì torniamo verso il campeggio per chiudere l’anello e tutti e tre, stanchi ma a molto felici, ci abbandoniamo a una doccia bollente (Iron questa se la evita) e a un pranzo/cena (diciamo una merenda, ma con la pastasciutta…) luculliano.

La mattina seguente ci svegliamo con una colazione strepitosa, che è possibile ordinare la sera prima in campeggio, servita in una cassettina di legno colma di paglia, uno spettacolo!, e ci dirigiamo verso il lago di Braies.

Arrivando notiamo che uno dei nostri timori sembra avverarsi: un serpentone di auto si snoda sulla strada. Ma abbiamo un asso nella manica: anziché fare i turisti della domenica, parcheggiamo a Ferrara (non in Emilia, a Ferrara frazione di Braies!) e iniziamo una simpatica rampegata lungo il sentiero Viktor Wolf Edler von Glanvell, pioniere dell’alpinismo della zona. 

 

Il sentiero è bellissimo e tutto sommato agevole, se non fosse per la spazzolata di neve caduta da poco, che ha fatto in tempo a solidificarsi divenendo in alcuni tratti un lastrone di ghiaccio assassino. In circa un’ora e mezzo arriviamo, e lì vediamo gli orripilanti parcheggi stracolmi di automobili. Il lago è ghiacciato e coperto di neve, ha un fascino senza paragoni, incastonato tra le cime che lo circondano, ma purtroppo ci sono due problemi: l’enorme quantità di turisti, che sembrano essere tutti sbucati dalla pagina Facebook “Gente che va in montagna due volte l’anno”, con tutto il campionario di scarpe da ginnastica e pellicce, e la copiosa quantità di ghiaccio sul sentiero che fa il periplo del lago. 

Dopo una simpatica caduta sul ghiaccio da parte mia, decidiamo di desistere dal giro completo, e torniamo a valle, seguendo un altro sentiero, indicato come sentiero invernale 2, più ripido ma incredibilmente meno scivoloso. Arriviamo a Ferrara dopo quasi 4 ore complessive, ben innevati, ma con ancora le energie (qualcuno…) per fare delle corse matte sulla neve, prima di svenire sul van tutto copertinato! 

La tappa successiva è San Candido, dove non eravamo mai stati, ma prima una sosta obbligata alla latteria delle tre cime, all’imbocco di Dobbiaco: formaggi, salamini, marmellate, speck… insomma, prodotti altoatesini a go-go! San Candido da un lato sembra bellissima - anche se purtroppo è tardi e non si vedono più le montagne che la circondano, ma anche un posto un po’ “sciuretto”, con negozi chic e un’orsa di sciatori che prendono d’assalto il mercatino dell’Avvento. La coda e il freddo ci scoraggiano e optiamo per cercare un campeggio e cenare lì. Ma tutto sommato, perché cercare una via nuova, quando la vecchia si è rivelata così meravigliosa? Optiamo per tornare al campeggio såndgøld, dove mentre ceniamo nel van il cielo ci fa una sorpresa: inizia una copiosa nevicata, che rende la serata semplicemente magica, tutta ovattata e meravigliosa. 

 

In questo scenario da favola ci svegliamo e optiamo per bissare anche la mega-colazione nella cassettina, prima di tornare verso casa: prima però sosta obbligata al nostro mercatino preferito, a Bressanone per concludere degnamente il weekend…

martedì 24 ottobre 2023

Il cervello istruzioni per l'uso - John Medina

Un libro affascinante


Il libro si apre con una considerazione molto interessante, che riassumo molto in breve: se si volesse progettare un ambiente più distante possibile da come funziona il cervello, un ambiente che faccia apposta a metterlo in difficoltà e gli renda difficile essere produttivo, si progetterebbe un'aula scolastica o un ufficio standard come li conosciamo e frequentiamo giorno dopo giorno.

Poi l'autore propone 12 "regole" di funzionamento, una più interessante dell'altra, che evidenziano quanto poco sappiamo di quello che è racchiuso nella nostra scatola cranica e di come funziona. Libro affascinante, scritto bene, molto solido.

4,5 stelle per me!

sabato 24 giugno 2023

[mai più senza] e sono 10! un decennio di consigli di Aldo per le letture estive!

Ve lo ricordate il tormentone dell'estate 2014? Adesso ve lo dico, così inizierete a canticchiarlo e mi odierete: Bailando di Enrique Iglesias. Ma anche Maracanà di Emis Killa andava forte, complici gli sfortunati mondiali brasiliani svoltisi quell'estate, in cui siamo riusciti a farci buttare fuori con ignominia da Costa Rica e Uruguay. Beh, quell'anno - per la prima volta nella storia della letteratura e dell'Internet - la mia amica Antonella ebbe la scellerata idea di chiedermi qualche suggerimento per le letture estive, conoscendo la mia voracità di lettore e confidando che, nonostante la mia proverbiale riservatezza, io avessi la faccia tosta di condividere qualche minirecensione...

Ed eccoci in un lampo al decimo anno di consigli di Aldo per le letture estive! Oramai è diventato un topos letterario, non c'è estate senza il mai-più-senza!!!

Se qualcuno volesse ripercorrere la storia, qui ci sono tutte le puntate precedenti:

[2014] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2014/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2015] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2015/06/mai-piu-senza-torna-lappuntamento-con-i.html

[2016] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2016/07/mai-piu-senza-terzo-appuntamento-con-i.html

[2017] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2017/06/mai-piu-senza-quarto-appuntamento-con-i.html

[2018] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2018/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2019] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2019/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2020] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2020/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html

[2021] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2021/06/mai-piu-senza-lottavo-anno-dei-consigli.html

[2022] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/06/mai-piu-senza-il-nono-anno-dei-consigli.html


Fatto questo doveroso e autocelebrativo preambolo, possiamo senza dubbio partire con i consigli per l'estate 2023, che si preannuncia bella calda sotto tutti i fronti. Come al solito si tratta di libri sperimentati in prima lettura nell'anno precedente, che mi hanno lasciato un segno.

Iniziamo con un po' di non-fiction, e nello specifico con un po' di filosofia. Questo è stato l'anno della mia personale (ri)scoperta della filosofia, in cui mi è tornata la passione che ha alimentato i miei anni di studio. Due sono gli autori che ho praticato con vigore, uno più alla portata di tutti e uno più complesso - ma ne vale comune la pena.
Il primo è un filosofo morale americano: Michael J. Sandel, la cui opera a mio avviso più affascinante è Quello che i soldi non possono comprare. Ne ho scritto in maniera diffusa su Orione (https://www.fondazionesinapsi.it/orione/quello-che-i-soldi-non-possono-comprare/), qui basti dire che l'autore fa ciò che la filosofia contemporanea dovrebbe fare: essere impietosa e sincera nelle analisi. A proposito di scarse consolazioni, l'altro autore che ho letto compulsivamente è Byung-Chul Han, filosofo corean-tedesco. Il mio suggerimento va per La società della stanchezza, caratterizzato da scrittura fluida, pensiero originale e capacità di argomentazione serrata. Nichilista, perché spietato nell'analisi e senza speranze nei rimedi. Disegna esattamente la nostra condizione di uomini postmoderni, in particolare nei riguardi del lavoro. Buonumore a pacchi!

Dopo queste note di speranza, passiamo alla fiction...
Un grande e gradito ritorno con Ufo 78 e il collettivo di scrittori Wu Ming. Libro coraggioso e come sempre costruito su basi estremamente solide, capacità narrativa fuori dal comune, scrittura piacevole, capacità di costruire una storia accattivante. Nonostante il titolo, non è fantascienza, ma un libro che si divora e che parla di noi.
Ho letto però anche fantascienza e per di più fantascienza cinese! Complice un viaggio a Xi'an e il desiderio di conoscere un autore molto amato laggiù, ho affrontato la trilogia Il problema dei tre corpi di Liu Cixin. Si tratta di fantascienza molto scientifica, con legami stretti con la scienza. Un'idea su tutte: la società aliena che per prevenire lo sviluppo futuro dell'umanità trova un modo per rendere impredicibile la fisica, mandando così in palla i pilastri dell'intera scienza (osservabile, misurabile, ripetibile). Idea geniale, consiglio sicuramente il primo libro a tutti, la trilogia a chi si appassionerà, non a caso Cixin viene definito l'Asimov cinese.
Sempre guardando al paese del dragone, ma passando al crime, su consiglio di una persona importante, ho letto il primo romanzo della serie dell'ispettore Chen Cao, si tratta di La misteriosa morte della compagna Guan, di Qiu Xiaolong. L'ispettore Chen è un personaggio particolarissimo, poeta, giovane stella nascente del partito comunista, pervicace pensatore e scapolo d'oro. Libro molto affascinante, anche nell'offrirci una chiave di lettura alla complessità della Shanghai tentacolare di oggi.

Il male che gli uomini fanno è il nuovo libro di Sandrone Dazieri, uno dei miei autori-feticcio. Alla mia età quando un libro mi fa dormire poche ore per notte, senza che io crolli spalmando la faccia sul kindle, qualcosa vuole dire...e così è andata! Dazieri è davvero capace come nessun altro noirista italiano di costruire trame, ti sa tenere sempre sul filo, ti sa affascinare, non lesina sui colpi di scena, ma al contempo si avverte lo sforzo per restare sempre nell'ambito del verosimile, anche quando le storie si fanno assurde e complicate. Sempre in tema di autori di cui leggerei anche la lista della spesa non possiamo non parlare di La vita intima, di Niccolò Ammaniti: una storia che sembra non avere alcun interesse... e forse è davvero così. Poi però Ammaniti la rende interessante, con le descrizioni, i dettagli, la scrittura fluida e che ti aggancia alla pagina. La trama non ha la potenza emotiva di Vengo e ti porto via o di Come Dio comanda, ma ciononostante non sono riuscito a fermarmi nella lettura, e ho sacrificato due mezze nottate sull'altare di questo libro. 

Una curiosità letteraria che ho letto grazie alla mia partecipazione al club del libro del Politecnico (che è il posto dove lavoro, idea simpatica!) è La foglia di fico di Antonio Pascale. Si tratta di un libro che utilizza un simpatico espediente: ogni racconto parte da una pianta, che diviene una scusa per raccontare una delle storie, comunque intrecciate, che compongono questo libro, che l’autore stesso definisce “auto-fiction” nella postfazione. Ogni pianta corrisponde a un carattere, a un modo di essere, diventa metafora quanto mai viva dei tipi umani che l’autore descrive. La scrittura è piacevole e scorrevole, con alcuni racconti più riusciti (cito ad esempio quello d’apertura sul cactus, ottimo inizio!) e altri un po’ più faticosi. 

E siamo alla top 3 dell'anno... partiamo con un libro incredibilmente poetico e potente, Suite francese di Irène Némirovsky, regalatomi da una delle nostre rappresentanti degli studenti (grazie Manu!) con cui ci siamo scambiati consigli di lettura. Si tratta di un libro di quieta grandezza, è veramente una suite, un libro che nella sua placidità ci offre la spaventosa dimensione della Francia invasa dai tedeschi e della necessità che la vita ha di proseguire e di fare capolino anche nelle situazioni più disperate. Pensare alla vicenda umana dell’autrice rende ancora più dolorosa la lettura del secondo e ultimo libro della suite (ne erano stati progettati 5, ma solo due sono conclusi): il senso di trovarsi nemici ma profondamente umani e simili restituisce l’orrore della guerra e la sovrastruttura che costruisce sulle persone. Un libro da gustare, lentamente di un’autrice che non conoscevo e che mi ha colpito nel profondo.

Abbiamo poi Trust, consiglio del mio sempre affidabilissimo amico Luigi, un libro di rara potenza e bellezza. Si tratta di un romanzo in quattro parti, una arrotolata dentro l'altra, tra salti temporali, cambi di stile, scatole cinesi. Sullo sfondo il mercato, la crisi del '29, l'America tra le due guerre e la condizione femminile. Il libro non si legge, lo si divora, e questo per me è sempre un segnale importante. Ricorda 1 2 3 4 di Paul Auster, ma è più agile e meno supponente.

And the winner is... un libro datato, ma che non avevo ancora letto. Certo, non scopro io Kazuo Ishiguro, ma era ora che io leggessi Non lasciarmi, anche sulla scorta della fascinazione che mi ha dato Klara e il sole (che trovate nel mai-più-senza dello scorso anno). Questo è un libro che mi ha colpito profondamente, mi ha commosso, mi ha inquietato. L’ho letto rimanendo catturato dall’idillio un po’ misterioso dell’inizio e scoprendo sempre un pezzo di più, assieme ai protagonisti, restando attonito mentre procedevo. Ho immaginato le vite di Kath e Tommy e degli altri donatori, ho immaginato le loro sensazioni mentre vivono le loro vite, mentre si accorgono di essere “povere creature”, accettando un destino che a noi pare inaccettabile. Alla fine ovviamente gli occhi mi si sono riempiti di lacrime: è un libro veramente bello, scritto in maniera mirabile, profondo e disturbante, come sempre quando il futuro distopico che viene descritto in un racconto si discosta di pochissimo dalla realtà che conosciamo. Questa vicinanza che però è al contempo separazione mi da sempre una sensazione perturbante, anzi, come direbbe Freud una sensazione di Unheimlich, di inquietante estraneità.

Spero di aver fatto il mio dovere e che Antonella sia contenta dei miei suggerimenti...così come gli altri miei 24 lettore. Buone letture a tutti e buona estate!!!