domenica 20 marzo 2022

#iviaggidivanesio vol. 16: Diga del Gleno e Cascata del Vò

Da alcuni anni avevamo il desiderio di andare a vedere i ruderi della diga del Gleno, costruita in Val di Scalve e crollata poco tempo dopo essere stata ultimata nel 1923. Avevamo visto alcune foto su Instagram, sia su profili del tipo “gite in Lombardia”, sia da amici…tra cui uno proprio due settimane prima che decidessimo per questa gita!

Solitamente in inverno non è un’escursione consigliata a causa della neve e del rischio di valanghe, ma in questo strano inverno 21/22 in realtà ha nevicato solo al ponte del mio compleanno (volgarmente detto ponte dell’Immacolata) e poi ha sempre fatto sole e caldo. Insomma, condizioni ideali per la gita! 

Partenza al venerdì e sosta al leggendario Camping Patrice a Bratto (https://www.campeggiopatrice.it) che è uno dei nostri luoghi del cuore, essendo stato il primo campeggio dove siamo stati con Vanesio. Al mattino partiamo per la Val di Scalve, precisamente per la piccola frazione di Vilminore di Scalve chiamata Pianezza, dove troviamo un parcheggio (molto pieno, noi becchiamo l’ultimo posto disponibile) proprio all’inizio del sentiero CAI 411, che ci condurrà a ciò che resta della diga. La salita è particolare: il primissimo pezzo è estremamente verticale - anche se nettamente agevole grazie a un primo tratto di scalinata ricavata nella montagna e poi un bel sentiero battuto e molto curato. In poco meno di un km si passa da 1250 a 1500 metri, nel nostro caso sotto un sole spettacolare e caldissimo - soprattutto per essere a fine gennaio. Da lì in poi la strada si fa pianeggiante, lungo un fianco della montagna (alcuni pezzi possono mettere in imbarazzo chi soffre di vertigini - come me - ma sono assolutamente gestibili anche con bambini e cani) fino ad arrivare, in circa 2 km, ai ruderi, che si iniziano a vedere nella loro maestosità già a 800 metri dall’arrivo. Alcuni tratti del percorso erano ghiacciati, ma ancora una volte nulla di ingestibile. Sicuramente è una camminata da fare con scarpe da trekking serie, eviterei di farla in scarpe da tennis… e con il cane legato al guinzaglio, visto che la fauna selvatica è sicuramente presente: noi non la abbiamo vista, ma Iron ha annusato e tirato verso il bosco mille volte!

Arrivati alla diga, è un vero spettacolo: una porzione corrispondente a circa il 20% del totale sul lato destro è crollata (facendo un disastro molto serio e oltre 500 vittime, bei cartelli esplicativi lungo il percorso), ma i ruderi sono veramente affascinanti. Dietro alla diga un bel laghetto interamente ghiacciato, con ghiaccio molto spesso, su cui però non abbiamo il coraggio di camminare. C’è ampio spazio per fare un picnic (non nel nostro caso, non avendo portato alcun cibo) e per rilassarsi prima di tornare a valle per la medesima strada. Tempo totale per noi (quindi due patate poco allenate + il canetto atletico): 2 ore e venti, fermandoci mille volte a fare foto.

Tornati al van, ci accorgiamo che è ancora presto e decidiamo di allungarci fino a Schilpario per salire alla Cascata del Vò. Si tratta di un imponente salto di 25 metri disegnato dal torrente Vò. Si parcheggia poco prima di Schilpario, in località la Paghera e si imbocca il sentiero CAI 413/a. Il sentiero è molto battuto e quasi interamente lastricato, quindi si tratta di una vera passeggiata adatta a chiunque - sempre però con scarpe da trekking, che si snoda in un bosco di enorme fascino, con altissimi abeti rossi a fare da cornice e una distesa di verdissimo muschio. Per arrivare alla cascata occorre circa mezz’ora, il dislivello è dolcissimo (circa 100 metri complessivi in un km e mezzo) e quando si arriva si resta senza fiato: il salto è spettacolare e la pozza verdissima formata dall’acqua inviterebbe al tuffo - se non fossimo a gennaio!

In una giornata, partendo da Bratto, abbiamo ammirato paesaggi favolosi e percorso le Orobie in uno dei punti più affascinanti. Iron ha molto gradito la passeggiata e il clima più che mite di questo strano inverno ha fatto il resto. Il giorno successivo, domenica, abbiamo potuto pranzare all’aperto, con una temperatura di oltre 15 gradi. Non va bene, in senso assoluto, ma sul momento ce la siamo goduta, soprattutto perché la mitica Patrizia, proprietaria del campeggio, al sabato e alla domenica cucina per chi lo desidera dei suoi ospiti…casoncelli e brasato con la polenta ci hanno fatto recuperare le energie e i pochi etti che avevamo perso camminando!

La gita si conclude al canile di Colzate: papà e mamma hanno infatti visto le foto di Noce e hanno deciso che è impossibile stare senza cane. Così il pomeriggio della domenica siamo andati a prenderla e Noce ha fatto il suo ingresso trionfale nella famiglia Torrebruno senior, quanta gioia!!! Degna conclusione di un bellissimo weekend.

Come al solito c'è un bellissimo album foto fatto da Anna, qui: https://photos.app.goo.gl/ZwDdfiTc8AKjL2Ef8

Nessun commento:

Posta un commento