Grazie a un post su Instagram della nostra amica Tania, abbiamo scoperto la bellezza delle cascate dell’Acquafraggia e abbiamo quindi pensato di andare a verificare di persona. Si tratta di una bellissima cascata in Valtellina, a pochi chilometri da Chiavenna, in località Sant’Abbondio nel paese di Piuro. Partiamo la mattina di buon’ora (per noi, quindi le 10...) e in circa due ore siamo in un simpatico e ben tenuto campeggio che ovviamente si chiama...Acquafraggia (http://www.campingacquafraggia.com), gestito da una famiglia davvero speciale e gentilissima! Si trova talmente vicino alle cascate, che di notte si viene cullati dal suono delle stesse, l’ambiente è molto bucolico con castagni e belle piazzole con fondo d'erba, la vista spazia sulle montagne a 360 gradi, uno spettacolo! Piazziamo il van e partiamo per l'escursione! Affrontiamo subito la salita, che praticamente costeggia la cascata, non a caso si chiama sentiero panoramico: molto bello, ma un po’ ripido, con alcuni tratti che prevedono scale in ferro e ponticelli. Si copre un dislivello di circa 1000 metri in poco più di 2 km, che sudata! Esiste anche un sentiero meno affascinante ma più adatto alle famiglie, tutto a gradoni di pietra (2880...famiglie che amano camminare diciamo!). In ogni caso si è immersi in un bosco di un fascino unico, dove si incontrano anche crotti abbandonati ma che preservano un’atmosfera magica. Per terra castagne di dimensioni considerevoli...decidiamo però di resistere e di coglierle durante la discesa, onde evitare di caricarci ulteriormente.
Il sentiero incrocia più volte la cascata, con balconcini panoramici che ti permettono di vederla estremamente da vicino, fino ad arrivare proprio alla sommità, dove il ruscello sbuca dalla montagna e si getta verso valle. Il nostro stambecco bergamasco sente aria di montagna e si esalta: fa il doppio dei km di noi, perché ci anticipa, torna indietro, corre, salta, si arrampica, è gioia canina allo stato puro!
Arrivati in cima alla cascata il sentiero incrocia quello a gradoni e permette di salire verso Savogno, un paese abbarbicato in cima alla montagna, con una cinquantina di case in pietra e una chiesa. Nessuna strada carrozzabile arriva in paese, che quindi si è dotato di un sistema a carrucola che permette di trasportare merci dalla e verso la valle: affascinante! Incontriamo, seduti fuori dal rifugio/bar del paese alcuni simpatici abitanti, che ci suggeriscono di prolungare il percorso, attraversare una piccola valle e arrivare anche a Dasile, altro piccolo paese a 20 minuti di cammino: da lì potremo poi scendere verso il campeggio attraverso un sentiero nel bosco, anche se - ci avvisano la strada “l’è mia tat béla”. Iron capisce il dialetto e approva, in effetti la discesa si rivela complicata in qualche punto, anche se niente di insormontabile. Per renderla più speziata decidiamo di raccogliere le castagne e in una mezz’ora riempiamo all’inverosimile il nostro zainetto: scopriremo pesandole che sono 5 kg e mezzo!
Arriviamo in campeggio verso le 18, poco prima del buio, dopo aver percorso circa 9 km e avendo salito, secondo l‘iPhone, l’equivalente di 166 piani! Siamo talmente stravolti (ma molto soddisfatti...anche perché siamo riusciti a stancare totalmente il piccolo Iron, che si abbandona al sonno sul di-VANetto) da optare per una doccia (i bagni per fortuna sono splendenti e riscaldati!) seguita da una abbondante pasta su vanesio e...buona notte, pensando alle passeggiate del giorno dopo!
La domenica ci svegliamo un po’ indolenziti (Iron ovviamente già totalmente ricaricato!), sotto un sole meraviglioso, che ci consente di fare colazione all’esterno, che spettacolo! Decidiamo per un’escursione più leggera: dietro la chiesa di Piuro si apre un parco naturale di epoca glaciale: le marmitte dei giganti (http://www.infopiuro.it/it/natura-e-sport/territorio/marmitte-dei-giganti)! Si tratta di enormi rocce modellate dall’azione dei ghiacciai, tra le quali si possono percorrere diversi sentieri, con dislivelli meno ardui, sempre in boschi di castagni e conifere. Incontriamo anche una zona a prato (chiamata con notevole sforzo di fantasia prato grande) dove un levriero locale sfida in una gara di corsa il buon Iron...che viene letteralmente stracciato e si esibisce nel suo numero preferito, ovvero di correre dietro al levriero in fuga piangendo e implorandolo di aspettare e non andare così veloce!
Scendendo a valle, vedo sbucare da sopra un tronco una forma che mi fa diventare gli occhi a cuoricino: un porcino di una bellezza e una perfezione uniche, che si trasformerà, affettato sottile sottile su un letto di bresaola, nel nostro pranzo!
Torniamo in campeggio per un pranzo tardivo ma comunque sotto il sole: riuscire a mangiare all’aperto a ottobre, in questi mesi così complicati, è un privilegio che ci rende felici e ci fa sentire in vacanza! A quel punto ahinoi, è ora di rientrare...in attesa della prossima gita!
Il consueto albumo di foto realizzato da Anna è disponibile qui
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