Qualunquismo un tanto al chilo
Nessuna distinzione, nessuna spiegazione, solo frasi ad effetto e cifre di stipendi monstre presentati acriticamente. Nessuna spiegazione o approfondimento: quando l'autore illustra certe storture (e ce ne sono molte, quindi parecchio ci sarebbe da dire) si limita ad annunciarle, salvo poi soprassedere sulle spiegazioni analitiche, sostituendo la spiegazione coi puntini di sospensione, utilizzati praticamente ad ogni fine capitolo per lasciare il discorso sospeso o per ricordarci che non vale neppure la pena di spiegare il perchè ed il percome della critica che viene mossa. Insomma: tipico libro figlio del giornalismo italiano, fatto solo di annunci e totalmente superficiale.
Tra l'altro, in molti punti si critica il linguaggio "incomprensibile" della burocrazia e si richiede a gran voce semplicità e chiarezza. Senza capire che non tutto può essere detto "pane e salame", che a volte la complessità è una necessità, che a volte discorsi complessi necessitano di un linguaggio complesso, di rimandi non banali, di richiami a leggi ed esperienze precedenti.
Attenzione a lasciarsi abindolare dalla sirena del "tutto facile, tutto chiaro", perché, amici, devo dirvi un segreto: il mondo non è semplice e chiaro, ma spesso è complesso e richiede strumenti di decodifica complessi. Poi sicuramente le storture sono molte e molto burocratese è oscuro proprio per risultare impenetrabile, ma denunciare questo grave aspetto senza dargli il giusto approfondimento e il giusto taglio, ovvero banalizzando, rischia di rendere la denuncia inutile ed irritante.
Un altro esempio? In mezzo a mille storture e denunce vengono anche citati esempi virtuosi di dipendenti pubblici: tendenzialmente tutti morti ammazzati. Ora, che esistano persone che - per non piegarsi a logiche mafiose - abbiano pagato con la vita, non ci sono dubbi e sono casi ammirevoli. Ma non si possono citare come *unici casi virtuosi* questi estremi. Chi giorno per giorno lavora con coscienza e fa funzionare le cose in un marasma sempre meno chiaro? Chi da anni vede la propria carriera bloccata per compensare le storture compiute da altri (questo è un caso che conosco molto bene)? L'esercito di precari, cococo e cocopro che da anni lavorano in maniera spesso mirabile nelle pubbliche amministrazioni? Insomma, mi dispiace, ma il tema è grave e avrebbe meritato ben altra trattazione. Stella invece la cosa migliore la fa nella scelta del titolo, per il resto veleggia su un livello di mediocrità, semplicismo e qualunquismo sinceramente irritanti.
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