Di recente è letteralmente esplosa la mia passione per gli Haiku, le poesie giapponesi caratterizzate dall'aurea
brevitas e da uno schema sillabico fisso (5-7-5). Pur conoscendo l'enorme differenza tra il
logos occidentale e il pensiero orientale (e quindi se volete farmi imbestialire, usate pure l'espressione "filosofie orientali", così vi tolgo dal numero degli amici) devo dire che ciò che mi affascina in un Haiku è che dietro l'apparente semplicità e il rigido schematismo c'è una quantità di non detto davvero impressionante, che permette quindi al lavoro interpretativo di spingersi al largo nell'ermeneutica di queste piccole poesie. Ovviamente per noi occidentali credo sia davvero difficile capire a fondo il reale spirito degli Haiku, quindi sono certo di non esserci riuscito, nondimeno il fascino che esercitano su di me è quasi magnetico.
Questa raccolta comprende cento Haiku divisi per stagioni (il richiamo alla stagione e alla natura è un elemento imprescindibile per questo genere poetico), scritti dai più grandi haijin (colui o colei che compone Haiku), ed è una raccolta davvero affascinante.
Riporto qui uno degli Haiku della raccolta che più mi ha colpito, di Kawabata Bosha:
Livida neve,
sotto la luna,
colora di blu la tenebra
notturna
Ma il più bello è a mio avviso questo, di Ochi Etsujin:
L'anno volge alla fine -
Non ho mostrato ai miei vecchi
l'argento dei capelli
(Riporto l'interpretazione data dalla curatrice: L'autore vuole nascondere il grigio dei capelli anche perché i suoi genitori non vi leggano di riflesso il proprio invecchiare. Meraviglioso. Grazie sorella B per averi prestato questo libro incredibile)
Nessun commento:
Posta un commento