Ha una facilità di scrittura che è davvero invidiabile e capacità di tenerti legato alla storia anche quando questa è oggettivamente debole, ma soggettivamente forte, come in Chesil Beach.
In questo caso racconta una storia oggettivamente e soggettivamente coinvolgente e lo fa con rara maestria e notevole talento. L'idea stessa di scrivere un libro che abbia per protagonista un premio nobel per la fisica secondo me è geniale: è evidente infatti che un premio di rilevanza planetaria vada a modificare - e pesantemente - la percezione di sé di uno scienziato, e la percezione che gli altri hanno di lui, che alteri gli equilibri accademici e non. Seguirlo attraverso questo processo, costruendo una trama davvero interessante attorno è un vero colpo di genio.
Ma la storia è anche ricchissima di verità: bazzicando da quasi 20 anni, prima come studente poi come lavoratore della conoscenza in ambiente universitario, devo dire che ho trovato estremamente aderenti al vero le parti in cui viene descritto come il protagonista riesca a campare per grandi tratti della sua vita su un'unica idea geniale sviluppata in gioventù, e come questa gli garantisca una sorta di "credito illimitato", che lui poi con pochissima fatica riesce a trascinare con sé in tutte le sue imprese intellettuali. Quando si auto-osserva senza indulgere all'autocompiacimento e descrive questo suo vivere di rendita, quando si accorge del fatto che mentre lui invecchia, anche intellettualmente, i suoi post-doc facciano discorsi per lui ormai incomprensibili, ma ciononostante si sempre lui a godere di un vantaggio di posizione schiacciante, mi è sembrato di leggere una storia che mi capita di osservare dal vivo piuttosto spesso...
Ma la storia è anche ricchissima di verità: bazzicando da quasi 20 anni, prima come studente poi come lavoratore della conoscenza in ambiente universitario, devo dire che ho trovato estremamente aderenti al vero le parti in cui viene descritto come il protagonista riesca a campare per grandi tratti della sua vita su un'unica idea geniale sviluppata in gioventù, e come questa gli garantisca una sorta di "credito illimitato", che lui poi con pochissima fatica riesce a trascinare con sé in tutte le sue imprese intellettuali. Quando si auto-osserva senza indulgere all'autocompiacimento e descrive questo suo vivere di rendita, quando si accorge del fatto che mentre lui invecchia, anche intellettualmente, i suoi post-doc facciano discorsi per lui ormai incomprensibili, ma ciononostante si sempre lui a godere di un vantaggio di posizione schiacciante, mi è sembrato di leggere una storia che mi capita di osservare dal vivo piuttosto spesso...
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