Cari i miei 25 lettori, dovete sapere che l'uomo qui di fianco, Franco Battiato, rappresenta uno dei pochissimi punti di incontro musicale tra me e Anna. Forse l'unico punto di incontro musicale tra il metallo pesante che contraddistingue la mia signora e l'impegnata cantautorialità apprezzata dal nostro Aldo.
Così o a casa si litiga (perché l'una propone Marilyn Manson e l'altro Guccini - che ascoltati in rapida successione danno un'ottima idea di cosa sia il contemporaneo!) o ci si incontra sul terreno comune del cantautore siciliano.
Questa lunga premessa per dirvi che, dopo più di otto anni che ci frequentiamo, come dice Anna, siamo riusciti finalmente ad andare a sentire un concerto del nostro. Fino ad ora, ci abbiamo provato molte volte, ma vuoi il fatto che i costi dei biglietti fossero sempre proibitivi, vuoi un impegno, vuoi un altro, non ci era mai riuscito di andare a sentirlo dal vivo.
Stavolta, nonostante il prezzo decisamente gravoso, abbiamo deciso di fare gli splendidi (dico solo: platea bassa) e andare al Teatro degli Arcimboldi a goderci una grande serata di musica.
Che dire? Praticamente si è rasentata la perfezione! Sul palco quartetto d'archi e un enorme pianoforte a coda più lui all'inizio, per i primi pezzi più intimi. Poi giungono anche i 4 musicisti leggeri nella formazione classica: chitarra, basso, tastiere e batteria per quelli più rock (e anche Battiato non può che cedere al suo lato rock, dal vivo).
In tanti concerti che ho avuto il piacere di ascoltare, non ho mai avuto una percezione di suono perfetto come in questa occasione: ogni dettaglio è curato e limato in maniera maniacale e si sente (se si eccettua una microscopica stonatura nelle primissime note della prima canzone: voce ancora fredda?), esperienza acusticamente meravigliosa e coinvolgente, da restare incantati ad ascoltare.
Lui si conferma uno degli esseri più antipatici della terra (durante un applauso troppo prolungato, ad esempio sbotta "ho capito, ho capito!", indossa delle cuffie enormi quasi a dire "non datemi fastidio col vostro vociare"), ma non si risparmia (praticamente esplora tutto il repertorio, suona quasi tre ore, concede tre bis!) e ti lascia stupito. Durante La cura, vi assicuro, avevo le lacrime agli occhi. Durante Tutto l'universo obbedisce all'amore ancora di più: è uno dei miei cavalli di battaglia mentre pedalo sulla mia e-bici verso il Poli, che mi causa occhiatacce dai passanti...insomma, serata meravigliosa! Se vi capita, investite in un suo concerto: ne vale davvero la pena!
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