Devo dire che da quando ho "saltato la staccionata" e sono passato da ricercatore precario a tecnico-amministrativo ho avuto molte più occasioni di notare come, anche in un'Università sicuramente virtuosa come il Moltearti, ci sono insopportabili fenomeni di baronia universitaria che fanno dimolto girare le scatole.
Vi racconto questa, molto in breve.
A fine anno scade il mandato dei Presidi, e sono necessarie le elezioni per rinnovare questa importantissima carica (il Moltearti ha 9 Facoltà, che dal 2011 si chiameranno Scuole, e quindi 9 Presidi. Il Preside ricopre la più importante carica - per ciò che concerne la didattica - dell'Ateneo, tutto ciò per fare chiarezza).
Abbiamo appena cambiato Rettore, con votazioni gestite elettronicamente e devo dire che tutto è andato per il meglio, pur trattandosi di una elezione molto combattuta con 4 candidati di cui 3 decisamente forti che si sono dati battaglia democratica. A livello di gestione, nulla da dire, tutto veramente positivo. Ora, immaginavo che anche le elezioni dei Presidi si sarebbero svolte in maniera analoga. E invece? No, cartacee. E va bene. Non è questo il punto.
Mi sono candidato come segretario ai seggi elettorali (avendolo già fatto molte volte alle elezioni politiche) e sono stato selezionato. Ieri abbiamo avuto la riunione con la grande capa delle votazioni (d'ora in poi gcv) del Moltearti. La quale ci ha comunicato che non solo le votazioni sono cartacee, ma che i docenti possono andare a votare in uno qualsiasi dei diversi seggi allestiti in zone diverse dell'Ateneo (alcuni anche nelle sedi decentrate, come Com)o, e non solo in quello nelle cui liste sono inseriti. Come se alle politiche io (che voto al seggio X, nella scuola taldeitali, pretendessi di votare al seggio Y e magari di un'altra scuola o di un altro paese). Per ovviare all'evidente problema del rischio di doppio voto in due sezioni (visto che non esiste il certificato elettorale), ogni ora dovremo telefonare alla gcv e comunicarle nomi e cognomi di quelli che hanno votato. Praticamente un delirio!
Io, da buon ultimo arrivato, ho alzato la mia manina e ho chiesto "ma scusate, non si può dire ai docenti che devono votare in un seggio e solo in un seggio, e non ovunque?". Mi è stato risposto "li abbiamo abituati bene, e si lamenterebbero". Ora, che cazzo di risposta è? O meglio, cosa c'è sotto una risposta simile? Quale idea del docente universitario?? Io ci credo che se avessimo imposto una regola simile i baroni si sarebbero lagnati e avrebbero presentato le loro rimostranze. Ma dico anche, e chi se ne frega?? Un ateneo forte e credibile, che si vuole discostare dall'immagine orribile che i media danno delle Università italiane (e in moltissime altre cose stiamo facendo di tutto per discostarcene e con grandi risultati), non può imporre una cosa simile, molto più logica e sensata e che non mi sembra rappresenti un sacrificio insopportabile?
Faccio notare anche che gli studenti, invece (due pesi, due misure), verranno obbligati a votare in un seggio ben determinato e non potranno scegliere. Non è una cosa odiosa?? A me sembra sinceramente di si. Ovviamente troverei molto legittimo che un docente, a cui è stato detto che voterà nel seggio X chieda invece, per impegni didattici o di ricerca di votare nel seggio Y (per esempio in una sede decentrata), ma credo che questa sia un'operazione tranquillamente gestibile in anticipo, consolidando poi gli elenchi elettorali ed evitando questa pantomima ridicola. E soprattutto mi addolora leggere nel non detto di una risposta come "li abbiamo abituati troppo bene" l'immagine che certi docenti hanno di sé e che l'Università gli consente di mantenere.
Nessun commento:
Posta un commento