David, perché lo hai fatto?
Mentre godevo leggendo ogni singola parola di questi saggi, dai più cervellotici ai più eclettici, mi chiedevo continuamente come abbia potuto il più incredibilmente geniale e dotato scrittore della sua generazione e non solo decidere di privarci del piacere assoluto e purissimo che sapeva donarci. Capisco che la grandezza è un peso tremendo, ma non avrebbe dovuto farlo. Il pensiero che prima o poi esaurirò la sua produzione e che non ci sia nulla da fare mi angoscia.
I saggi che compongono la raccolta spaziano su vari argomenti: dalla TV alla fiera statale dell'Illinois, dagli open Canadesi di tennis fino a un "dietro le quinte" di un film di David Lynch (che Wallace venera - e su cui mi ha fatto molto riflettere, in particolare sul rapporto Lynch-Tarantino, che invece DFW detesta cordialmente). In ogni caso tutti i saggi sono scritti come Wallace sapeva scrivere, con quell'abilità fuori dal comune di essere insieme tremendamente difficile e estremamente colloquiale, sempre sul limite tra il suo essere un'intellettuale a tutto tondo, un po' "vecchia maniera" e il suo essere necessariamente postmoderno e scanzonato. La sua prosa andrebbe studiata a scuola, così come le sue acute osservazioni. Certo, è un libro che presenta anche pagine complicatissime e che richiede molta collaborazione da parte del lettore, ma sa ripagare di ogni attimo di fatica che ci richiede. E con gli interessi!
5 stelle, manco a dirlo!
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