>> Antemprima Africa 2008 (fatto di corsa guardando al volo le foto nell'unico giorno passato a casa, ovvero il 13 agosto, prima di partire per l'Abruzzo)
>> Africa secondo Anna
>> Africa secondo Aldo (le foto di partenza sono le stesse, ognuno ha fatto la propria selezione - io che sono pazzo ho messo anche le didascalie...)
Userò queste foto come guida per raccontare un po' di questo incredibile viaggio. Il mal d'Africa ci attanaglia!
L'arrivo
Il viaggio è lunghissimo. Partiamo da Malpensa, facciamo scalo a Zurigo, poi viaggiamo verso Johannesburg. Qui incontriamo un corrispondende locale della nostra consigliatissima agenzia Southside di Milano (mitica Roberta, ci ha preparato un viaggio coi fiocchi, grazie ancora!) che ci consegna i voucher (nostro incubo per il resto della vacanza: non vanno persi!) che ci permetteranno di vivere. Primo impatto con il Sud Africa impressionante: vado a cambiare 200 euro e mi ritrovo 5 persone praticamente in braccio mentre sono allo sportello che osservano. Poi scoprirò che è Jo'burg ad essere particolarmente inquietante in tal senso. Proseguiamo per Cape Town dove arriviamo dopo 18 ore di viaggio, stravolti ma felici. Prendiamo subito possesso della nostra fantastica Polo bianca a noleggio e partiamo per la città. La guida a destra offre le sue difficoltà, ed Aldo, prescelto driver provetto, ha molti dubbi sulle precedenze. Dubbi che si scioglieranno solo a metà vacanza inoltrata (è così per tutti o sono particolarmente impedito io?)
Cape Town
Durban e lo Hluhluwe-Umfolozi Park
Ci trasferiamo con un volo interno a Durban, per una giornata di relax sull'oceano (pur terrorizzato dalla presenza di squali bianchi, molto sbandierata, ho fatto il bagno nell'Oceano Indiano, l'unico che mi mancava! Secondo Anna più che di bagno trattavasi di doccia oceanica, nel senso che io stavo fermo, ed enormi onde mi sommergevano completamente). Nonostante sia inverno si può fare il bagno: la corrente calda scalda le acque e di giorno ci sono 30 gradi. L'albergo è stupendo, e se si esclude che Anna tenta di permutarmi per un cameriere mozambicano (riconosco: molto bello) tutto procede per il meglio.
Nel frattempo abbiamo cambiato auto, e ora abbiamo una smisurata Jetta color silver (io manco sapevo esistesse tale vettura...), che il giorno dopo ci porterà a vedere i nostri primi animali "da safari": dopo una crociera nel St. Lucia Wetland Park, dove restiamo basiti ad ammirare le evoluzioni acquatiche degli ippopotami (quanto sono grossi!) e la placidità apparente dei coccodrilli (si vede a occhio nudo che sono cattivi...) arriviamo infatti nel Hluhluwe-Umfolozi Park.
Nel parco è possibile fare sia escursioni con la propria auto, sia con i ranger: ti caricano su jeep da 10-15 posti, e ti scorrazzano in giro. Costa relativamente poco (15 euro) ed è un'esperienza davvero positiva: il ranger è un pozzo di conoscenze sugli animali, li sa trovare, segue le tracce, riconosce le feci...insomma è un vero esperto! Ovviamente però è molto emozionante anche scorazzare per il parco per i fatti tuoi, seguendo i tuoi ritmi...le due esperienze si completano a vicenda. Noi, nella nostra follia passiamo praticamente 12 ore in macchina girovagando per il parco e avvistiamo in un giorno 3 "big five": elefanti, rinoceronti, bufali, oltre ad un numero imprecisato dialtri meravigliosi animali, tra cui giraffe, ippopotami, facoceri, impala, gnu...gli altri 2 grandi (leoni e leopardi) si fanno invece attendere.
Nota di colore sull'Hilltop Camp, nostra residenza nel parco: il campo è davvero al limitare del parco, e di notte passano molto vicini alle capanne (soprattutto quelle come la nostra - confinanti con il confine elettrificato del campo) ogni sorta di animali. Momento particolarmente emozionante una notte, in cui sentiamo molto rumore e crediamo sia una scimmia che rumoreggia fuori dal capanno, mentre la mattina dopo, da inequivocabili enormi tracce (ehm...non orme, tracce...) ci accorgiamo che è passato proprio sotto le nostre finestre un rinoceronte!
Swaziland e Kruger National Park
Lasciamo lo Hluhluwe e ci dirigiamo, a bordo della nostra fidata Jetta verso lo Swaziland, piccolo regno indipendente all'interno del Sud Africa. La capitale Mbambane è sconcertante (tutto sembra fuorché una capitale di uno stato - per quanto piccolo) ma i paesaggi rurali che attraversiamo per arrivarci sono davvero gustosi. Purtroppo per me, il regno è famoso per l'artigianato: Anna si scatena, in due distinti mercati Swazi gestiti da simpaticissime signore, che ti "trascinano" dentro la loro bancarella per intraprendere estenuanti trattative. L'artigianato è bellissimo, e i prezzi sono super economici (più che in Sud Africa): acquistiamo regali e regalini per tutti, ma soprattutto per noi; emerge in particolare una maschera meravigliosa che abbellirà le pareti di casa! Il luogo dove dormiamo è in mezzo ad una foresta, e appena lo vediamo malediciamo il fatto di restare qui una sola notte: è allegro, colorato in rosso e verde e dotato di una invitante piscina, che purtroppo non proviamo poiché la sera, quando arriviamo, fa troppo freddo.
Raggiungiamo il nostro primo rest camp, Pretoriuskop, dove alloggeremo due notti, e prenotiamo subito l'escursione del mattino presto (le 5 che sonno!) per la mattina dopo. Il campo è bellissimo, incredibilmente pulito e lindo, abitato da una colonia di simpaticissimi impala e da molti scoiattoli, oltre alle immancabili scimmie e alle faraone selvatiche. La capanna circolare (il classico roundavel) col tetto di paglia è splendida (ogni capanna ha il suo barbecue - rimpiango di non avere carbonella e carnazza), e il campo offre tutti i servizi che si possano desiderare. La sera le stelle dell'emisfero australe sono mozzafiato, la via lattea sembra solida e la Croce del Sud sembra vegliare su di noi. Ci dedichiamo con pervicacia al safari fai-da-te fino all'ora di chiusura del campo, speranzosi di incrociare il nostro primo leone. Ci va male (in tal senso), ma ammiriamo animali di ogni sorta, in un paesaggio che muta radicalmente da zona a zona. Lo Hluhluwe è bellissimo, ma il Kruger ha un'imponenza e una ricchezza di fauna che spezza il fiato, e una varietà di zone differenti per vegetazione, popolazione, paesaggi sconcertante. Andiamo a letto prestissimo (tra l'altro dopo le 19 al campo non c'è molto da fare...) e ci troviamo alle 4,30 al luogo di ritrovo per l'escursione notturna. Fa molto freddo, ma ci scaldiamo all'udire, molto vicino al campo un suono inequivocabile: un leone che ruggisce! Il ranger che guida la jeep parte subito alla sua ricerca, ma il re della savana si fa desiderare. Verso la fine del nostro giro, però... due leoni maschi con le criniere al vento vengono incontro alla nostra jeep. L'atmosfera è elettrizzante, i leoni sembrano osservare uno ad uno gli occupanti della jeep: è quasi difficile reggere lo sguardo felino. Uno dei due decide di sedersi e di regalarci un piccolo show: sbadiglia (mostrando i dentini...), fa un ruggito, si sdraia (il gattone...), insomma, si lascia ammirare.
Il Kruger è ciò che maggiormente ci segna di questo magnifico viaggio, il luogo di cui non ci stancheremmo mai, il luogo in cui - ce lo ripetiamo a vicenda - sia io sia Anna vogliamo tornare.
Dal Kruger a Jo'burg e poi verso il Botswana
Il giorno dopo partiamo per il Botswana...conosceremo finalmente Mma Ramotswe?
Botswana e Zambia
L'arrivo in Zambia, con aereo-navetta dall'aeroporto del Kruger (col tetto di paglia, giuro!), è una delle cose che - nel complesso del viaggio - mi dimenticherò più volentieri. Aereo piccolo, rollio grande. Arriviamo a Livingstone e un leggendario pullmino ad aria condizionale (se apri i finestrini, scorre) ci attende. La nostra guida è di pochissime parole ma il paesaggio mozzafiato che attraversiamo per arrivare al confine tra Zambia e Botswana va gustato così, in silenzio.
Silenzio che invece è totalmente inesistente in dogana, dove la strada...finisce in un fiume! Ci dicono che qui si incontrano lo Zambesi e il Chobe, purtroppo pur essendo una dogana non c'è un ponte. La fila dei camion è lunga qualche km, e la nostra guida davanti alla mia domanda "ma uno per passare sta qui un giorno intero??" risponde serissimo "no, un giorno intero è impossibile. Una settimana, almeno". In effetti c'è un solo barcone che traghetta, novello Caronte da un capo all'altro del fiume, e non può portare più di un TIR e qualche macchina. Oppure due camion piccoli. Ma qui ce ne sono CENTINAIA! Anche per questo fiorisce ogni genere di commercio, dai generi alimentari alle trappole per turisti. La nostra guida ci abbandona su un barchino nelle mani di Sha, un improvabile Will Smith zambese, che traghetta i turisti vip in pochi minuti verso il botswana. Una volta arrivati alla rive scarica le nostre valigie e se ne va, incurante del fatto che nessuno si prenda cura di noi (e qui ci sentiamo un po' persi). Alla fine un simpatico omino carica le nostre valigie sul suo pullmino, ma ci accorgiamo fortunatamente che la scritta sul lato della macchina non corrisponde al nostro lodge, che si chiama Chobe Marina. Dopo qualche minuto di smarrimento, prima che la disperazione ci attanagli, arriva il pickup giusto, e veniamo portati nel paradiso terrestre, ovvero il Chobe Marina Lodge di Kasane.
Il lodge si appoggia direttamente nel Chobe river (abbondantemente popolato di coccodrilli e ippopotami) e confina col parco Chobe. Veniamo catapultati appena arrivati in una crociera sul fiume. L'impatto, arrivando dalla libertà del Kruger, non è piacevole: siamo stipati sulla nave, e i nostri compagni di viaggio sono per il 99% addobbati da turisti-da-safari e anziché godersi il luogo pensano a quanti gradi centigradi deve essere la lattina di birra che stanno stappando. Molto male. In compenso vediamo meraviglie di ogni genere, e una quantità spropositata di elefanti. Una elefantessa si esibisce nell'attraversamento del fiume, una scena irripetibile. Non tocca, ma non vuole nuotare (pur sapendolo fare, ci assicura la nostra fantastica guida); preferisce "rimbalzare" sul fondo del fiume, emergendo ad ogni balzo con la proboscide. Scena mozzafiato. Vediamo altri animali molto vari su una sponda e sull'altra del fiume, all'incrocio tra Botswana e Namibia. Qui ci sono delle mandrie di dimensioni bibliche: centinaia di elefanti tutti insieme, migliaia di antilopi o di bufali...scene da documentario sotto i nostri occhi!
Siamo però concordi che la gita in battello possa essere evitata: nei prossimi due giorni ci dedicheremo massicciamente ai safari, che sono previsti al mattino presto e alla sera tardi.
La soddisfazione dei safari al Chobe è notevole: iranger sono bravissimi e tutto è molto ben organizzato. La tristezza, dovuta al fatto che stiamo per lasciare l'Africa, si fa giorno per giorno palpabile. Uno degli ultimi giorni facciamo una passeggiata nella cittadina che ci ospita, Kasane. Un non-luogo incredibile. Dopo le 18 non si può aggirarsi per la città: il parco è troppo vicino e non è recintato, quindi sarebbe pericoloso. Anche di giorno ci si imbatte in facoceri che "visitano" la città...se di città si può parlare. Due supermercati, cui accorre la popolazione proveniente dalle sterminate distese rurali che circondano Kasane, un solo bancomat che serve centinaia di persone (facciamo una coda di mezz'ora per prelevare!). Però la gente è fantastica, tutti gentili e pronti ad aiutarti, a fornirti indicazioni...in città siamo davvero gli unici due bianchi, i bambini ci osservano come una rarità o una curiosità (ciò che stupisce è che nessun altro turista sia uso mettere fuori il suo naso dal lodge...). Anna trova un mercatino improvvisato e si scatena nelle penultime spese, confessando poi che si sarebbe portata volentieri a casa anche lo scultore (e me lo dice, spudorata!)...
Dopo l'ultimo safari, che si conclude gloriosamente con uno stormo di avvoltoi e alcuni sciacalli intenti a finire un teschio di bufalo, partiamo per lo Zambia: il viaggio di ritorno è cominciato. Tralasciando la consueta, avventurosa, traversata della frontiera, arriviamo vittoriosamente a Livingstone, ex capitale dello Zambia, dove alloggiamo in un albergo superlusso (dove ci sentiamo un po' fuori posto...) immerso in un piccolo parco (sovrap)popolato di scimmie. Ci sono anche alcune zebre e degli impala che scorrazzano fuori dalla stanza, molto emozionante. Le scimmie già di primo mattino "bussano" alle finestre per chiedere cibo, e alcuni camerieri sono costretti a vigilare su di loro affinché non dilaghino nelle stanze. Contravvenendo a tutti i divieti, lanciamo loro un'arancia, e la scena è meravigliosa. A colazione le ritroveremo scatenate a rubare tutto il rubabile, dalle bustine di zucchero ai toast avanzati, ai tovaglioli...
Alcuni pazzi si lanciano in gommone alla base delle cascate, altri attraversano a piedi il fronte...noi ci limitiamo a restare sui ponti ad ammirarle estasiati. Concludiamo la gita in Zambia con una passeggiata a Livingstone, con lunga sosta al mercato artigianale. Qui ci raccontano delle difficoltà di trovare vestiti, e riusciamo ad acquistare una tovaglia per (pochi) dollari e una felpa del Decathlon. Per il ragazzo che ce la vende sembra essere meravigliosa, e ci svela che in Zambia sono quasi impossibili da trovare: lui baratta coi turisti l'artigianato locale coi vestiti. Difficile spiegare cosa si prova, mentre ci racconta che una sua sorella non può più andare a scuola perché le manca il materiale didattico di base: penne e quaderni. Rimpiangiamo di non avere neppure una penna, vorremmo regalargliene una cassa...se qualcuno che legge prevede di andare in Zambia, si porti un po' di matite e penne, e le doni ai ragazzi che vendono artigianato al mercato: non abbiamo idea di quanto possano servire!
Inutile dire la malinconia e la tristezza che abbiamo nel cuore lasciando l'Africa...un viaggio che vogliamo ripetere al più presto, un viaggio da sogno, da consigliare a tutti.
Qualche nota a margine:
- Il Sud Africa è un luogo meraviglioso e le strutture turistiche sono ottime. C'è tutto e non ci sono pericoli. L'agenzia SouthSide di Milano è un ottimo punto di riferimento: sanno il fatto loro e sono bravissimi.
- Per il nostro gusto, i parchi pubblici sono più entusiasmanti delle riserve private. Maggiore libertà, meno comfort, più contatto genuino con la natura. Nel Kruger è consigliabile visitare almeno 2-4 campi: sono molto diversi tra loro e meritano la visita. Satara è splendido.
- Il cibo sudafricano è meraviglioso. Uno dei pochi posti al mondo dove non si rimpiange la cucina di casa. Soprattutto i braai sono leggendari: tutto ciò che si può grigliare, che cammini, strisci, voli o nuoti viene grigliato con sapienza. I vini sono indimenticabili. E il tutto è molto economico. Un consiglio? Colazione sudafricana (è un pranzo), spuntino leggero nel pomeriggio e poi cena. Molti diffusi i buffet abbuffiferi!
- Non ci siamo mai sentiti in pericolo. Però non mi piacerebbe essere a Jo'burg senza guida! In Botswana e Zambia si può passeggiare anche di notte senza nessun pericolo. La gente è cordiale e molto simpatica. Praticamente tutti parlano e comprendono l'inglese meglio di me (non ci vuole molto). Ci è capitato più di una volta che alcuni ragazzi ci dessero un "cinque" in giro, o che ci ringraziassero esplicitamente perché stavamo visitando il loro paese. Una sensazione bellissima.
- Gli animali visti da 5 metri...non ci sono parole per descrivere la sensazione. Nulla poi ti sembra più come prima. A un mese e mezzo di distanza, a volte mi fermo a pensare e il mal d'Africa si insinua, sottile, tra le pieghe dei ricordi, e mi sembra di rivedere il sole che tramonta dietro ai baobab...un viaggio che consiglio a tutti!
Ultima riflessione, fatta rileggendo il post: ho sempre pensato di avere facilità di scrittura e proprietà di linguaggio, ma descrivere quel piccolo pezzo di Africa che abbiamo visitato, mi rendo conto, mi ha costretto a dare fondo a tutti i superlativi assoluti che conosco! Beh ciò che abbiamo visto è proprio così: superlativo ed assoluto!
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