Eravate preoccupati, cari i miei 25 lettori? Pensavate che Antonella si fosse scordata di questo fondamentale appuntamento? E invece, eccoci qui, se non sapete cosa leggere quest'estate tornano i consigli di lettura di Aldo per l'estate, come sempre sollecitato da Antonella... un po' di tutto, per tutti i gusti!
Ma prima, doverosamente, ecco l'elenco delle undici puntate precedenti:
[2014] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2014/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2015] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2015/06/mai-piu-senza-torna-lappuntamento-con-i.html
[2016] http://aldotorrebruno.blogspot.it/2016/07/mai-piu-senza-terzo-appuntamento-con-i.html
[2017] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2017/06/mai-piu-senza-quarto-appuntamento-con-i.html
[2018] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2018/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2019] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2019/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2020] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2020/06/mai-piu-senza-i-consigli-di-lettura-di.html
[2021] http://aldotorrebruno.blogspot.com/2021/06/mai-piu-senza-lottavo-anno-dei-consigli.html
[2022] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2022/06/mai-piu-senza-il-nono-anno-dei-consigli.html
[2023] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2023/06/mai-piu-senza-e-sono-10-un-decennio-di.html
[2024] https://aldotorrebruno.blogspot.com/2024/06/mai-piu-senza-lundicesimo-leggasi-11.html
Pronti? Via!
Il primo libro di cui voglio parlarvi è Sulla pietra, il ritorno di Fred Vargas e del suo commissario Adamsberg. Eravamo abituati al ritmo di un libro all'anno della nostra Fred, e invece stavolta ci ha fatto penare, ma ne è valsa la pena - anche se non si tratta di un allarme capolavoro, ma di un ottimo libro, soprattutto se si ama il commissario più stralunato di Francia. Manca la spalla preziosissima di Danglard, ma il libro vale la lettura.
Dopo la fiction, un libro che mi ha aperto gli occhi su un tema sempre più rilevante, il saggio di demografia del Rettore di Bocconi, Billari, dal titolo Domani è oggi. Un saggio su temi che stanno diventando caldissimi, visto l'imminente inverno demografico, che mi ha fatto scoprire il concetto delle navi demografiche e che non fa dormire sonni tranquilli, visto che uno degli aspetti che Billari sottolinea è che i tempi della demografia sono di fatto inconciliabili con quelli della politica, cosa che - visti i chiari di luna italiani e internazionali - fa tremare i polsi. Va letto, non ci sono storie.
Se si ama una certa fantascienza molto particolare è un'ottima idea dedicare un paio di giorni a Picnic sul ciglio della strada, dei fratelli Arkadi e Boris Strugatski. Fantascienza della miglior categoria, in cui le cose si campiscono senza che sia necessario scendere nei dettagli, in cui la curiosità evita il pedissequo che poi, col passare degli anni, diventa ridicolo e agé. Fantascienza che invecchia bene e si legge anche meglio!
Ho colmato una personale lacuna dedicandomi a Quel che resta del giorno di Ishiguro. Qui siamo in pieno allarme capolavoro, ma non lo scopro certo io, il Kazuo mi ha vinto il Nobel... I sentimenti appena delineati, il concetto di quieta grandezza riassunto dalla parola dignità. Il rapporto tra le generazioni. Un'epoca che muore, senza che i protagonisti siano in grado di capirlo e di capire ciò che viene dopo. Un mondo in disfacimento, quella decadenza che ricorda certe poesie dannunziane (Nella belletta, per esempio). Insomma, un libro che deve essere letto!
Così come deve essere letto Attaccare la terra e il sole, di Mathieu Belezi. Si tratta di un libro tosto, intenso, che racconta della colonizzazione francese dell'Algeria e lo fa affastellando, con un ritmo che non lascia respiro al lettore, i due punti di vista contrastanti dei coloni, povera gente mandata allo sbaraglio nel tentativo di coltivare la terra e dei soldati, chiamati alla conquista, mostrati durante le scorrerie impietose. Da un lato si prova pietà per i coloni, dall'altra orrore per i soldati e per i loro capi, osceni nella ferocia. Il tutto raccontato con una prosa strana, assillante, con una punteggiatura praticamente inesistente quasi che il segno di interpunzione, per sua natura chiamato a mettere ordine e farci respirare, sia inadeguata per una narrazione di questo tipo, che deve invece essere incessante, sovrapposta, senza respiro. Il libro è breve e di lettura velocissima, ma al contempo un pugno nello stomaco.
Ha sempre fatto caldo, di Giulio Betti, fa il paio con il libro di Billari per angosciarci sul nostro futuro a tinte fosche: il climatologo smonta infatti le bufale sul clima, spiega la differenza tra clima e meteo, mostra dati inequivocabili, ma al contempo spiega che non possiamo arrenderci e aspettare che il peggio arrivi, perché questo è il peggiore atteggiamento, immediatamente dopo quello negazionista. Impariamo con lui le due parole chiave per il futuro: mitigazione e adattamento. Il libro è piacevole e si legge rapidamente, imparando parecchio e preoccupandosi il giusto.
Sulla disperazione d'amore, di Stefano Bonaga, è un libello più o meno filosofico su una sensazione che tutti, prima o poi abbiamo provato, e di cui se riandiamo anche solo col pensiero, sentiamo ancora i segni nell'anima e sulla pelle. Il libro è poco più di un pamphlet ed è molto divertente, ma al contempo molto lucido e a suo modo profondo: cosa accade quando si soffre per amore? Le riflessioni sulla profondità di tale sofferenza, che tutti noi abbiamo incontrato più volte nella vita (è inevitabile) sono anche riflessioni sullo spirito tragico che risiede in ognuno di noi, non sono mai banali e sono estremamente divertenti.
Quando abbiamo smesso di capire il mondo, di Benjamin Labatout è una fiction basata su fatti veri, secondo libro che leggo di questo autore e che conferma la sua bravura. Una citazione: “Secondo i deterministi, per poter conoscere il passato più remoto e predire il futuro più lontano era sufficiente scoprire le leggi che governavano la materia. Se tutto ciò che accadeva era la conseguenza diretta di uno stato precedente, bastava guardare al presente e mettere in marcia le equazioni per giungere a una conoscenza simile a quella divina. Una visione che diventava una chimera alla luce della scoperta di Heisenberg: a essere al di là della nostra comprensione non era il futuro. E nemmeno il passato. Era il presente. Neppure lo stato di una misera particella poteva essere afferrato in pieno. Si sarebbero potuti scandagliare in lungo e in largo i fondamenti, ma qualcosa di confuso, indeterminato e incerto sarebbe rimasto sempre, come se la realtà ci lasciasse vedere il mondo chiaramente solo con un occhio per volta, e mai con tutti e due.”
Le cose crollano, di Chinua Achebe è un libro davvero interessante e ben scritto, che ho letto per merito del club del libro del Politecnico di cui faccio parte. Il punto di vista di questo libro è davvero raro da trovare, anche nella letteratura di genere: è difficile infatti trovare racconti in cui la cultura dei luoghi colonizzati non venga messa in discussione in maniera un po' partenalistica dal colonizzatore. Qui la cultura degli igbo, le loro credenze, i loro modi di agire (spesso per noi almeno nominalmente disturbanti) non è neppure spiegata, esiste come normale sottofondo della storia. Non viene proposta una sorta di visione antropologica, non c'è commento, ci sono solo dati di fatto. E lo scontro tra la cultura igbo e i colonizzatori è raccontato da un punto di vista inconsueto e notevole.
Amo Sandrone Dazieri, secondo me è il miglior autore di noir italiano, capace di sceneggiare le sue trame in maniera unica. Dopo la trilogia del padre, tornano sulla scena Dante e Colomba nel bellissimo Uccidi i ricchi, Trama perfetta, personaggi indimenticabili, capacità di non stereotipare anche due come Dante e Colomba, con le loro stranezze. A volte quando un autore trasforma i suoi personaggi in personaggi seriali, cade nei cliché e noi lettori cadiamo nell’inevitabile affetto. Sandrone Dazieri, no. Le trame non si ripetono e sono sempre magistrali. In questo libro la storia si svolge in un mondo di super ricchi, quindi un mondo decisamente distante dalle corde dell’autore, il quale però dimostra la sua bravura nel muovercisi a suo perfetto agio. Insomma, un libro che non si legge, si divora.
Ed eccoci alla top 3! Al terzo posto un Jonathan Coe in grande spolvero con La prova della mia innocenza, un autore che amo da sempre. Da un lato mi chiedo se i capolavori della giovinezza (La casa del sonno, La famiglia Winshaw) siano nella mia testa capolavori assoluti perché li ho letti quando avevo poco più di 20 anni e come tutte le cose che abbiamo fatto a quelle età risplendono di quella luce meravigliosa o se invece avevano un afflato - dovuto forse anche alla giovane età dell'autore - che poi la vita ha inevitabilmente affievolito. Dall'altro invece mi chiedo se il fatto che questo libro mi sia piaciuto così tanto possa dipendere dall'affetto che provo verso Coe. Poi però mi dico che tutte queste riflessioni lasciano il tempo che trovano: vale la sensazione di piacere che ho provato leggendo questo libro, così vario, così ben scritto, così coinvolgente, così meritevole della nostra attenzione. E allora bando alle domande oziose, godiamoci il piacere di un narratore straordinario e di una storia interessante e avvincente, con un sottofondo di disillusione e cupezza politica e un piccolo sguardo di speranza nel futuro.
Al secondo posto c'è un autore che ho scoperto di recente e che sto amando moltissimo, pur sapendo che va assunto in dosi massicce, ma per brevi periodi: Paolo Nori. Chiudo la porta e urlo è finalista allo Strega e teoricamente parla di Lello Baldini, poeta romagnolo. Ma in realtà, come tutti i libri di Nori, parla di Nori che parla di Lello Baldini, parla della nonna Carmela (che si chiamava Carmela), parla di Togliatti, parla di russi e Russia, parla di coglionaggine. Una sola citazione, folgorante:
«“Ma com’è stato?”, “Nel sonno, l’ha trovato Enzo ieri mattina, a letto, suo fratello”, “Orca però, ma in fondo gli è andata bene, è la morte piú bella, passi di là che non te n’accorgi”, “Ah, ma lo sapeva anche lui, pare che per addormentarsi si sia mangiato trenta pastiglie di Tavor”.»
And the winner is... La vegetariana della premio nobel Han Kang. Un libro sconvolgente, un libro sconcertante, un libro che va letto per forza anche se necessita di coraggio. L'inizio è uno dei più folgoranti che io abbia letto recentemente ("Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre considerata del tutto insignificante."), poi il libro esprime tutta la sua forza, dirompente. Si tratta di tre capitoli, ognuno dei quali è un punto di vista sulla protagonista, che è poi la donna che decide di diventare vegetariana che da il titolo al libro. Protagonista che conosciamo solo attraverso il modo in cui altre tre persone la interpretano e mai attraverso ciò che pensa e vede lei in prima persona. Già questo è un indice significativo della considerazione in cui viene collocata. Il libro ha molti piani di lettura, non tutti semplici, non tutti immediatamente accessibili, ha momenti di grande lirismo, soprattutto nel secondo capitolo, ha una forza notevole e non sempre piacevole. Va letto, assolutamente. Su questo libro ho anche scritto un articolo per la rivista Orione, uscirà a breve e si potrà trovare qui, assieme agli altri che ho scritto negli anni per loro: https://www.fondazionesinapsi.it/autore/aldo-torrebruno/
Buona estate e buone letture a tutte e tutti, che sia un'estate di libridine!!!