sabato 27 aprile 2013

Di mare, sole, cuore, amore e dello iodio

Premetto che magari domani mi viene il cimurrus tremend e un raffreddore-tosse-febbre lancinanti, però (per la serie "echissene") devo dire che forse tutte le cose che si dicono sul mare e lo iodio non sono delle scempiaggini, anzi!
Solitamente ad ogni inverno essendo tanto cagionevole di salute (piccolo Aldino malatino) mi prendo sempre almeno un paio di influenze serie o di raffreddori modello non-posso-respirare, è-la-fine che mi abbattono e mi costringono a letto, con mia grande gioia,a leggere, sudazzare e soffrire. Beh, quest'anno non ho fatto un giorno di malattia in tutto l'inverno, nonostante io sia andato al lavoro in bici anche nei periodi più gelidi. E, sarà un caso?, quest'estate siamo stati sull'isola deserta in Croazia (meravigliosa esperienza: info e foto qui: http://aldotorrebruno.blogspot.it/2012/09/vacanza-in-croazia-2012-ovvero.html), immersi in mare (molto mare, trattandosi di isola deserta), sole e natura (e prima in Abruzzo, sempre al mare) ben distanti dalla civiltà e dalle sue tossine.
Ora, è possibile che la mia passione per lo stare malato sotto la copertina debba essere andata sì frustrata quest'anno? Per recuperare stiamo progettando per l'estate 2013 il gelo dalla pioggia in Bretagna e Normandia, e voglio vedere se non mi faccio almeno una settimana sotto la copertina a dicembre!

mercoledì 24 aprile 2013

ZeroZeroZero - una lettura che non lascia indifferenti


Più riguardo a ZeroZeroZero
ZeroZeroZero è il nuovo lavoro di Saviano dopo l'incredibile successo (coi tremendi problemi che poi ha causato al suo autore) di Gomorra. Il tema è uno: la cocaina, le sue strade, il giro di denaro ed il mercato folle che c'è dietro, la scia di morte e violenza che caratterizza i suoi percorsi.

Il libro non può che colpire il lettore: impossibile restare insensibili davanti al racconto di tutto l'universo che gira intorno alla cocaina, impossibile non restare sbalorditi davanti alle cifre che la polvere bianca fa girare.

Saviano sa scrivere bene, sa come farti seguire gli intricati rapporti di forza che racconta, davvero alla fine del libro le storie di coca ti intossicano, ti fanno chiedere se puoi averne di più, ti fanno venire voglia di capirci ancora un po'.

L'altro aspetto impressionante è - e non c'entra con la cocaina - che Saviano sembra, in più capitoli del libro, quasi volersi scusare. Sembra quasi che il suo percorso personale, che lo ha portato a vivere una vita da recluso, guardato a vista dalla sua scorta, resa necessaria dalla minaccia incombente su di lui a causa della camorra che non gli perdonerà mai il successo di Gomorra, gli causi una sofferenza profonda che lo porta ad autoaccusarsi di vittimismo. Chiede scusa al lettore, perché deve vivere una vita così difficile, chiede scusa perché è stato coraggioso (un coraggio inaudito, che mi fa vergognare: io non ne avrei neppure un centesimo) e perché - ma è una mia impressione - si vergogna di sentire certi qualunquisti (di cui l'Italia è piena) che gli dicono "eh ma te la sei cercata", e ammiccano, come l'ultimo uomo nietzscheano. Personalmente leggendo questi brani, in cui Saviano si scusa, mi vergogno per tutti quelli che lo portano a un tale atteggiamento. Mi vergogno e mi disgusto: a me verrebbe da dire piuttosto "grazie Roberto, per avere avuto il coraggio - che io non avrei - di andare fino in fondo, anche sapendo che l'avresti pagata carissima". Ed ora, oltre alla camorra, credo che con ZeroZeroZero, si sia fatto un sacco di nuovi nemici...

Nota a margine: il primissimo capitolo è folgorante. Ho passato una giornata intera a fare una sorta di conteggio mentale, ripassando i miei amici e conoscenti e pensando "forse lei/lui si, forse quell'altra/o si, sicuramente questa sì, ma vuoi mica dire che invece questo..."


[dalla mia libreria anobii]

ps: grazie a Raf per il prestito!

venerdì 12 aprile 2013

L'importanza dei miei insegnanti - e di una in particolare

Su una cosa ho davvero pochi dubbi: se sono la persona che sono (ed essendo vanitoso e pieno di me non mi dispiaccio per nulla), lo devo in grandissima parte - oltre che alla mia famiglia, alle mie inclinazioni naturali, al contesto socio-economico e culturale in cui sono nato e cresciuto e via dicendo - alla fortuna sfacciata che ho avuto a scuola.
Fortuna sfacciata di aver incontrato sulla mia strada, dall'asilo all'università, insegnanti davvero fuori-classe (di cui molto spesso sono stato l'alunno prediletto, grazie alla mia proverbiale faccia-di-bronzo.
Ebbene sì, sotto questo profilo ho davvero avuto fortuna: persone capaci, appassionate, memorabili hanno costellato il mio percorso formativo. Ho debiti con ciascuno di essi, di ciascuno di essi ho qualche ricordo particolare, di ognuno ricordo qualche aneddoto divertente, o qualcosa di rilevante che mi ha insegnato e che mi si è fissato nel cervello senza che sia possibile che da lì si muova (un giorno sarebbe divertente mettersi a cercare di fare un elenco di cose che ci sono state insegnate da qualcuno in particolare, un'operazione vagamente proustiana e sicuramente tanto divertente per l'estensore dell'elenco quando soporifera per un eventuale fruitore). 
Però, tra tutti questi insegnanti meravigliosi, che hanno fatto sì che in me si radicasse tra le altre cose anche la passione per la scuola in quanto istituzione (une dei motivi per i quali ho dedicato e dedico praticamente tutta la mia vita professionale da quando è iniziata quasi 15 anni fa ad oggi alle scuole? Oltre alla mamma maestra e la moglie prof, ça va sans dire), una ha avuto un ruolo preminente.
Un po' perché è stata colei che ha forgiato il mio modo di pensare negli anni in cui questo si è formato, un po' perché ha saputo trovare sempre il modo giusto di spingermi un po' più in là, sfidandomi, facendo in modo di assecondare le mie passioni ma al contempo di spingermi a provare anche ciò che non mi piaceva particolarmente, un po' perché oltre che a leggere, scrivere e far di conto (operazione che con me ha funzionato sì e no, e dire che la matematica era una sua enorme passione) mi ha anche insegnato come si sta al mondo.
Purtroppo da ieri il mondo è un po' più povero perché la mia maestra Giovanna non lo abita più: sono certo che sapesse ciò che ho appena scritto, e che fosse fiera di questo suo alunno di oltre 30 anni fa, come io sono fiero di averla avuta come guida.
Grazie, Giovanna!
Aldo