Quanta realtà!
Libretto scritto da un ex Rettore, presenta una piccola, tragicamente divertente antropologia del docente universitario. Per uno che - come me - vive da più di 20 anni (tra due lauree da studente, 10 da ricercatore e 5 da tecnico) all'interno di questo mondo non c'è nulla di nuovo, ma il modo spietato in cui l'autore descrive vizi e storture dell'Accademia è molto lucido.
Ciò che ho apprezzato di più però è che questo non è un pamphlet accusatorio di quelli che lasciano il tempo che trovano (o che generano solo vuoto odio verso una classe percepita come di "fannulloni" privilegiati. L'autore sa benissimo - e ciò traspare nelle pagine - che in mezzo a tante storture, l'Università italiana riesce a far crescere incredibili talenti: la fuga di cervelli, tanto apprezzati all'estero non è un caso! Proprio per questo il j'accuse di Pivato è in realtà un atto d'amore verso l'Università, un atto d'amore che grida "se continuiamo così, non abbiamo futuro!" e mette sul piatto temi che l'Università al più presto dovrà affrontare in un percorso di rinnovamento difficile quanto urgente.
Certo, se il rinnovamento passa da riforme criminali, come la legge 240 altrimenti detta riforma Gelmini, la paventata fine si avvicina, anziché essere evitata!
Ah una curiosità: ovviamente tra i tipi umani che Pivato descrive è impossibile non riconoscere docenti ben noti, che popolano il Moltearti di Milano... con dettagli a volte impietosi e ritratti così precisi che non sai se ridere o piangere!
Un ringraziamento a Monia per avermi prestato il libro!
4 stelle
Riflessioni totalmente estemporanee, casuali e variegate su tutto ciò che mi passa per la testa
sabato 30 maggio 2015
martedì 19 maggio 2015
Andrea Camilleri - La piramide di fango
Il solito fantastico Montalbano
Insomma, 4 stelle ultra meritate, e come sempre leggendo Montalbano viene voglia di passare al prossimo libro (fortunatamente appena uscito!)
lunedì 11 maggio 2015
Ian McEwan - La ballata di Adam Henry
Ian colpisce ancora
E' molto difficile scrivere la recensione di un libro quando si da quel fenomeno - al limite della magia - di avere la percezione che l'autore stia parlando proprio con te, quando i brani consonano con la tua anima, quando ne senti il riverbero dentro.
Ed è strano: la storia tratta quanto di più distante ci possa essere da me (alta borghesia inglese, questioni legali, religione, l'avvicinarsi della terza età...) eppure in queste particolarità ho sentito tanto universale da riempirmi gli occhi e il cuore.
Quando si sa scrivere come Ian McEwan, si potrebbe anche scrivere del nulla, limitandoci solo a creare dei personaggi e metterli in scena per il lettore, invece anche la storia - nella sua banalità - finisce per conquistarti. E chi ha letto altre mie recensioni lo sa: non posso non dare 5 stelle a un libro che mi chiama a sé appena lo chiudo, che mi sussurra "leggine ancora un po' ad ogni minuto"...
(5 stelle, che te lo dico a fare?!)
E' molto difficile scrivere la recensione di un libro quando si da quel fenomeno - al limite della magia - di avere la percezione che l'autore stia parlando proprio con te, quando i brani consonano con la tua anima, quando ne senti il riverbero dentro.
Ed è strano: la storia tratta quanto di più distante ci possa essere da me (alta borghesia inglese, questioni legali, religione, l'avvicinarsi della terza età...) eppure in queste particolarità ho sentito tanto universale da riempirmi gli occhi e il cuore.
Quando si sa scrivere come Ian McEwan, si potrebbe anche scrivere del nulla, limitandoci solo a creare dei personaggi e metterli in scena per il lettore, invece anche la storia - nella sua banalità - finisce per conquistarti. E chi ha letto altre mie recensioni lo sa: non posso non dare 5 stelle a un libro che mi chiama a sé appena lo chiudo, che mi sussurra "leggine ancora un po' ad ogni minuto"...
(5 stelle, che te lo dico a fare?!)
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