sabato 29 novembre 2014

Gino Sorbillo - Lievito madre al Duomo - La pizza migliore di Milano 2.0

Uno dei post più popolari di questo blog, che evidentemente i miei 25 lettori tornano spesso a consultare è quello relativo alla migliore pizza di Milano. Ebbene, questo post è solo per annunciarvi che questo ambitissimo titolo ha da ieri un nuovo proprietario!


Lievito madre al Duomo, ovvero Gino Sorbillo è arrivato a Milano!

Punto primo: a Milano, checché se ne dica, è possibile mangiare della pizza buona. Il problema, rispetto al centro-sud (ne ho certezza assoluta per quanto riguarda l'Abruzzo, ma ho diverse esperienze anche in altre regioni, tra cui ovviamente la Campania, madre indiscussa della pizza che partendo da Napoli ha davvero conquistato il mondo) è relativo alla qualità media. Cosa intendo? Che se entri in una pizzeria assolutamente a caso a Milano ed in generale nelle regioni settentrionali, le possibilità che la pizza sia brutta o orribile sono piuttosto elevate. Diciamo che un buon 60-70% delle pizzeria fa una pizza che non oltrepassa la soglia del mangiabile (facciamo la tara a quanto sto dicendo: comunque qualità infinitamente superiore a ciò che viene spacciato come pizza in qualsiasi altro paese che non sia l'Italia). A centro-sud queste percentuali sono praticamente ribaltate, anzi, persino più lusinghiere: entrando a caso in una pizzeria in una paese a caso, sei praticamente certo che mangerai una pizza magari non eccelsa, ma comunque di qualità medio-alta. A Napoli esistono dei santuari della pizza, come è giusto che sia, e credi di poter affermare a ragione veduta che Gino Sorbillo, con la sua famosa pizzeria in via dei Tribunali, sia il massimo sacerdote di questo alimento straordinario. La coda fuori dalla pizzeria di Gino (per chi non lo sapesse, la famiglia Sorbillo è composta da 21 fratelli e sorelle, tutti pizzaioli) è leggendaria: orde di turisti e di autoctoni sono disposti a spendere anche 2-3 ore in attesa, dopo aver dato il proprio nome e numero di posti desiderati ad una signora che poi ti chiamerà col microfono "Peppe, 3 posti". La fatica è ampiamente giustificata dalla LIBIDINE gustativa che ti attende all'interno, con ingredienti di alta qualità e straordinaria abilità nel creare, far lievitare, guarnire e cuocere alla perfezione la poesia della pizza.
Ebbene, Gino Sorbillo ha deciso di venire in soccorso di noi poveri ciuccianebbia, aprendo in Largo Corsia dei servi, ovvero tra il Duomo e San Babila, che più in centro di così non si può, una sede della propria pizzeria: Lievito Madre al Duomo. Ieri sera con le colleghe dell'HOC l'abbiamo visitata e devo confessarvi che Gino si è immediatamente preso lo scettro: la pizza più buona di Milano è la sua. Senza dubbio alcuno. Poi, possiamo discutere su un sacco di cose: i fritti di antipasto sono assolutamente sotto il livello delle aspettative, i prezzi sono doppi rispetto alla casa madre napoletana, i dolci sono di qualità variabile (massima per quelli provenienti da Scaturchio, altro luogo-simbolo del mangiare napoletano, media per gli altri), ma la pizza, la vera regina della serata è assolutamente incredibile per gli standard milanesi e non solo.

La pasta che Gino Sorbillo prepara col lievito madre fa davvero la differenza: bordi alti, poi via via più sottile, cotta alla perfezione, condita con eccellenze di primo livello (e i presidi slow food sono massicciamente presenti). 7 + 4 pizze nel menu, con alcune curiosità che si affiancano alla classica margherita: la margherita gialla, coi pomodorini gialli, la calabrese con la nduja, la cetara coi pomodorini del piennolo e le alici - vedi foto, la pizza dell'alleanza con ben tre presidi slow food (pomodori San Marzano, Salsiccia Rossa di Castelpoto, Cacioricotta di Capra Cilentana I Filadelfi).
Per concludere: necessario andarci presto, noi siamo arrivti alle 19,15 mentre apriva e siamo entrati subito. Già alle 20 c'era la fila, alle 21,15 quando siamo andati via l'attesa prevista (da me con calcoli di rara difficoltà) era di circa mezz'ora per entrare. E comunque le pizze che quotidianamente vengono sfornate sono 400 e quando finiscono, finiscono! Questo è a mio avviso (se non è un'abile mossa di marketing, ma è realtà) uno dei punti forti di Sorbillo: la qualità ha bisogno di tempo, soprattutto parlando di pizza. Quindi se il limite teorico è 400, massimo rispetto per lo stop a tale numero, purché i tempi della pizza vengano rispettati. Altro aspetto che si scontrerà - temo - con la mentalità meneghina è l'impossibilità di prenotare: non si accettano prenotazioni, così come accade a Napoli in via dei Tribunali. Vi assicuro, vale assolutamente la pena di aspettare. Grazie Gino per il coraggio che hai avuto a portare la tua pizza a Milano, e...ci vedremo spesso!!

martedì 25 novembre 2014

Gian Antonio Stella - Bolli sempre bolli fortissimamente bolli

Qualunquismo un tanto al chilo

Il libro dovrebbe mettere alla berlina le storture della macchina burocratica che grandi lutti infligge al paese. Operazione solo in parte riuscita, grazie al sovraccarico ideologico e al qualunquismo che anima l'autore, che in realtà non fa altro che tentare di gettare fango, in maniera acritica, su dipendenti pubblici ed assimilabili.
Nessuna distinzione, nessuna spiegazione, solo frasi ad effetto e cifre di stipendi monstre presentati acriticamente. Nessuna spiegazione o approfondimento: quando l'autore illustra certe storture (e ce ne sono molte, quindi parecchio ci sarebbe da dire) si limita ad annunciarle, salvo poi soprassedere sulle spiegazioni analitiche, sostituendo la spiegazione coi puntini di sospensione, utilizzati praticamente ad ogni fine capitolo per lasciare il discorso sospeso o per ricordarci che non vale neppure la pena di spiegare il perchè ed il percome della critica che viene mossa. Insomma: tipico libro figlio del giornalismo italiano, fatto solo di annunci e totalmente superficiale.
Tra l'altro, in molti punti si critica il linguaggio "incomprensibile" della burocrazia e si richiede a gran voce semplicità e chiarezza. Senza capire che non tutto può essere detto "pane e salame", che a volte la complessità è una necessità, che a volte discorsi complessi necessitano di un linguaggio complesso, di rimandi non banali, di richiami a leggi ed esperienze precedenti. 
Attenzione a lasciarsi abindolare dalla sirena del "tutto facile, tutto chiaro", perché, amici, devo dirvi un segreto: il mondo non è semplice e chiaro, ma spesso è complesso e richiede strumenti di decodifica complessi. Poi sicuramente le storture sono molte e molto burocratese è oscuro proprio per risultare impenetrabile, ma denunciare questo grave aspetto senza dargli il giusto approfondimento e il giusto taglio, ovvero banalizzando, rischia di rendere la denuncia inutile ed irritante.
Un altro esempio? In mezzo a mille storture e denunce vengono anche citati esempi virtuosi di dipendenti pubblici: tendenzialmente tutti morti ammazzati. Ora, che esistano persone che - per non piegarsi a logiche mafiose - abbiano pagato con la vita, non ci sono dubbi e sono casi ammirevoli. Ma non si possono citare come *unici casi virtuosi* questi estremi. Chi giorno per giorno lavora con coscienza e fa funzionare le cose in un marasma sempre meno chiaro? Chi da anni vede la propria carriera bloccata per compensare le storture compiute da altri (questo è un caso che conosco molto bene)? L'esercito di precari, cococo e cocopro che da anni lavorano in maniera spesso mirabile nelle pubbliche amministrazioni? Insomma, mi dispiace, ma il tema è grave e avrebbe meritato ben altra trattazione. Stella invece la cosa migliore la fa nella scelta del titolo, per il resto veleggia su un livello di mediocrità, semplicismo e qualunquismo sinceramente irritanti.

mercoledì 5 novembre 2014

Zerocalcare - Dimentica il mio nome

Siamo tutti Zerocalcare!

Più riguardo a Dimentica il mio nomeHo letto con somma gioia la nuova fatica di Zerocalcare. Che dire? Dopo averlo terminato avevo quasi le lacrime agli occhi (non che ciò sia particolarmente significativo, mi commuovo anche leggendo l'elenco del telefono...)
La storia è appassionante e costruita benissimo, coi piani del reale e del metaforico che si intrecciano meravigliosamente. Il tratto di Zerocalcare a me piace tantissimo, così come le sue trovate sul tema amici immaginari (l'armadillo oramai lo conosciamo bene, ma il colpo di genio del pisolone è da vero fuoriclasse).
Questo graphic novel, rispetto ad altri lavori del nostro, ha qualcosa in più, secondo me il sentimento della perdita della nonna, che fa da sfondo e occasione per la narrazione ha dato più spessore a tutto il racconto.
E poi non posso non notare come (pur essendo di due generazioni diverse, lui trentenne, io quasi-quarantenne), ZC ha un modo di risuonare dentro di me che davvero è stupefacente e mi porta a dire con sincerità: siamo tutti Zerocalcare! Riferimenti culturali, manie, follie... grande, senza se e senza ma!

domenica 2 novembre 2014

Aldocook - 31 - Zuppa di cipolle della signora Guglielminetti



 Zuppa di cipolle della signora Guglielminetti

Tempo occorrente per la preparazione: 10 minuti, cottura: 40 minuti
Livello: facile
Ingredienti: 4-5 cipolle bianche grosse, un bicchiere di vino bianco secco, 4 cucchiai di farina 00, 1 litro di brodo, sale, olio extra vergine di oliva, salvia

Questa zuppa di cipolle, simile alla famosa Soupe à l'oignon francese, è una ricetta piemontese di cui siamo debitori alla mamma di un collega di banca di papà Torre, il mitico Andreini, uno degli uomini più forti a tennis contro cui io abbia avuto l'avventura di giocare, nonché battutista dallo sconcertante humor inglese. Sua mamma prepara questa meravigliosa zuppa, piatto davvero sopraffino. Ovviamente io ho messo del brodo di dado (questo passava il convento) ma tengo a precisare che usando un brodo vero il risultato è migliore. Se si utilizza del brodo (di dado o vero fate voi) vegetale, il piatto in questione è non solo vegetariano, ma financo vegano (pensa te!), il che mi porta a dedicare questa puntata di Aldocook ai miei amici vegetali, in particolare a Luigi e alla Vale. Il set è la cucina dei miei suoceri in quel di Albino city (BG), grazie anche a loro per l'ospitalità! Enjoy!