sabato 15 marzo 2014

Unicorni e rinoceronti

Ho di recente scoperto, grazie ad Umberto Eco e al suo Storie delle terre e dei luoghi leggendari (che a me, sia messo agli atti, sta piacendo parecchio), una cosa piuttosto divertente su unicorni e rinoceronti che non sapevo a causa della mia ignoranza e che spero possa allietare quelli che condividono tale stato tra i miei 25 lettori.
Nel suo viaggio verso il Catai, il buon Marco Polo ha l'occasione di vedere (presumibilmente a Giava) dei rinoceronti. Siccome però non aveva notizia dell'esistenza di tali animali, li classifica come unicorni, mitici animali che ben conosceva, perché più e più volte menzionati nei bestiari medievali (e come giustamente sottolinea Umbertone nostro, nessun uomo medievale poteva dubitare della loro non esistenza: il fatto che non se ne vedessero in giro non rappresentava un problema per l'epoca!)

Il problema è che, anziché vedere una specie di meraviglioso cavallo bianco particolarmente snello e slanciato con il suo corno al centro della fronte, Marco Polo si ritrova davanti degli animali che lo lasciano piuttosto interdetto. La descrizione (e in questo è cronista davvero scrupoloso) degli unicorni è a mio avviso esilarante:

e’ son di pelo bufali, i piedi come di leonfanti; nel mezzo de la fronte ànno un corno grosso e nero. E dicovi che no fanno male co quel corno, ma co la lingua, che l’àanno spinosa tutta quanta di spine molto grandi; lo capo ànno come di cinghiaro, la testa porta tuttavia inchinata verso la terra

qui poi arriva la parte più divertente, perché in sostanza...

ella è molto laida bestia a vedere. Non è, come si dice di qui, ch’ella si lasci prendere alla pulcella, ma è il contrario