martedì 16 luglio 2013

Shakespeare scriveva per soldi. Diario di un lettore

Più riguardo a Shakespeare scriveva per soldi. Diario di un lettoreHo appena letto, con somma gioia e soddisfazione, questo libro di Nick Hornby. Ora, lo so: sono di parte. La scrittura di Hornby mi piace moltissimo, da Febbre a 90 (libro che tutti noi, appassionati di calcio che però ci diamo arie da intellettuali salvo poi compiere riti voodoo prima di una trasferta di Champions, amiamo e capiamo) fino ad Alta fedeltà, da Come diventare buoni a Un ragazzo, ho divorato tutti i suoi libri, che sento quanto mai emozionalmente vivaci e vicini al mio modo di sentire. Ecco, quindi capisco di avere dei preconcetti positivi sull'autore. Perciò, affinché i miei 25 lettori possano giudicare autonomamente, senza farsi influenzare da detti pregiudizi, vi riporto qualche passo che mi ha particolarmente colpito:
Forse la varietà delle nostre vite non può essere colta da un solo libro; forse nemmeno Houellebecq e Anne Tyler insieme riescono a renderla. Forse abbiamo bisogno di leggere molto.
Il che ha particolarmente senso in Italia...dove la maggior parte delle persone credo non abbia idea di chi siano né l'uno né l'altra e quale sia il senso della frase!
A proposito invece della febbre da calcio...nel mese di settembre 2006 Hornby svia l'attenzione dei suoi lettori parlando di un fantomatico premio per lo "Scienziato del Mese", dilungandosi su un tema totalmente irrilevante, ma poi confessa:
E un cinico intelligente potrebbe chiedersi se l'assenza di libri letti e dunque la comparsa del premio dipenderà almeno in parte dall'arrivo dei mondiali, un campionato di calcio che ogni quattro anni struggenti abitanti di tutti i paesi tranne quelli degli Stati Uniti 
Parlando invece di lettura e letture e di come leggendo un libro ti venga voglia di leggerne un altro, deviando le traiettorie che avevi immaginato, ecco un appunto con cui sono pienamente consonante:
Da lettura nasce lettura - è proprio questo punto, no? - e uno che non devia mai da un elenco prestabilito di libri e già intellettualmente morto.
Poi c'è un momento in cui il nostro è niezscheano, quando parlando di un romanzo dice:
Credo che chiunque nutre dei dubbi sul valore della narrativa debba leggere questo libro: lascia quello struggimento che un saggio non potrà mai dare, e crea un'intensità e un calore che sono il frutto straordinario di un'immaginazione unica quando questa posa lo sguardo sulla luce splendente del mondo. 
E a seguire:
Comunque, viva la narrativa! Abbasso i fatti! I fatti van bene per gli ottusi, per i conformisti, per i vecchi! Non scoprirete mai niente del mondo con i fatti! 
Parlando del fatto che i lettori statunitensi gli chiedano di immaginare le sue letture mensili come fossero una torta, così commenta (anche qui - da lettore grasso - sono di parte):
 L'unica spiegazione possibile è che in America i giovani riescono a visualizzare meglio i concetti dipingendoseli in una qualche foggia commestibile e, benché il fenomeno susciti inevitabilmente allarme, per me l'alfabetismo conta più della salute: se i nostri paesi fossero pieni di lettori grassi, invece che di Victorie Beckham, vivremmo tutti meglio.
Concludo con questa frase, apoteosi della mia identificazione in questo diario di un lettore:
Ho da poco scoperto che la mia amica Mary, quando finisce un libro, fa passare qualche giorno prima di cominciarne un altro - vuole dare all'ultima lettura un po' più di respiro, prima che venga soffocata dalla prossima. È una cosa sensata, e mi sembra una linea di comportamento assolutamente lodevole. Noi che leggiamo nevroticamente, tuttavia - per scongiurare la noia e il timore dell'ignoranza e della nostra morte imminente - non possiamo permetterci di farlo.
Ah dimenticavo...questa è la mia recensione su Anobii (http://www.anobii.com/aldotorrebruno/books):
Il libro raccoglie le puntate di una rubrica mensile tenuta da Hornby su una colta pubblicazione americana (The believer) in cui l'autore propone - come in un diario - l'elenco dei libri acquistati e letti mese per mese. Di ognuno offre poi il proprio giudizio critico personalissimo, mescolando l'attività di lettore compulsivo con la sua vita privata, la sua passione ossessiva per il calcio, regalando i opinioni mai banali e di fatto facendo venire una gran voglia di scoprire i libri che recensisce. Lo stile è quello che caratterizza questo autore, da me molto amato: divertente, autoironico, appassionato. Insomma, vale le 5 stelle, nel suo genere è una perla!