sabato 1 dicembre 2012

Il mercato di sabato (ode al pollo)

Da quando abito a Milano, non posso resistere alla sacra gita al mercato di via Tabacchi al sabato. Si tratta di un rituale semplice ma decisivo per la mia serenità di perfetta massaia e per la sopravvivenza di casa TorrEpis di tutta la settimana (e che evita di dover andare al supermercato!)
In primo luogo bisogna avere un carrellino con le ruote - altrimenti non c'è possibilità di essere rispettato dalle sciure, le vere regine del mercato (di cui mia nonna Santina - non sciura, ma siora in quanto padovana - è esemplare pregiatissimo e superesperta, in grado di mercanteggiare sul prezzo di qualsiasi cosa). Poi, andando, è obbligatoria la sosta preparatoria al bar per il Campari soda e la lettura della Gazzetta, con commento delle notizie sportive col barista e gli avventori. E finalmente si entra al mercato.
La furba massaia sa che c'è la coda per il pollo arrosto, e subito prende il bigliettino "ora serviamo il numero X", controlla a che numero si è arrivati e a seconda del tempo stimato (che va calcolato con massima precisione, non si può rischiare di essere a prendere le arance mentre scatta il tuo numero, perché l'ultima volta che uno è arrivato con il biglietto di tre numeri prima è stato linciato sul posto, e infilato nello stesso per cuocere il pollo e immediatamente grigliato) si getta sulla spesa.
Ovviamente le bancarelle sono ormai selezionatissime, ma non si può non fare un rapido check dei prezzi delle altre ed eventualmente fare incursioni mirate sperimentali su bancarelle nuove o ancora non testate.
Con la coda dell'occhio si controlla il numerino del pollo, e quando scatta il momento precisi come un orologio svizzero si deve essere lì, caldi come faraone in amore. Mezzo pollo tagliato a metà, patate e qualche schifezza aggiuntiva (bocconcini tex-mex, chele di granchio, alette piccanti...) Avete presente i bambini cui piace la ripetizione? Ecco, io e Andrea, l'uomo del pollo (che avrà più o meno la mia età, forse un 3-4 anni in meno) non possiamo resistere, ogni settimana che passa, a non scambiarci la battuta sulle patate (ve la risparmio, tanto è facile immaginarla...) A questo punto la comica finale: borsa della spesa inverosimilmente carica da trainare sulle rotelle, e in mano il sacchetto del pollo col suo profumo celestiale che ti spinge a casa alla velocità della luce. E il pollo del mercato, ragazzi...non è neppure parente di quello stitico che vendono al supermercato! Poesia pura in ali e cosce!!

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