sabato 13 ottobre 2012

Ciò che fa più tristezza di questa guerra tra poveri...

Ciò che mi fa più intristire di questo governo di non-eletti, oltre al fatto che non lo si possa criticare (sono tecnici! Guai a criticare la tecnica!) è che riesce costantemente a mettere in piedi delle operazioni volte a scatenare la guerra tra poveri, approfittando dell'italica capacità di sentirsi sempre i più furbi e di vedere gli altri come quelli-che-mi-vogliono-fregare, e sviando l'attenzione dai provvedimenti seri che però si guardano bene dal prendere.
Prendiamo l'esempio dell'ultima bestialità, l'aumento (a stipendio invariato) dell'orario di lavoro frontale per i docenti delle secondarie (attenzione, ragazzi! Se avete l'avventura di conoscere la scuola non per sentito dire, ma in prima persona, saprete che oltre alle ore in classe ce ne sono molte altre...). Cosa accadrà? Accadrà, che - come ben sostiene Mariangela Galatea Vaglio sul suo blog, la gggente se la riderà, e criticherà aspramente le legittime proteste dei docenti, perché (i corsivi sono miei)...
"Per cui, Egregio Signor Ministro, da docente che ogni giorno entra in classe, questo le volevo dire. Approvi pure il nostro aumento di ore di docenza, per altro passando a tutti il messaggio che noi insegnanti siamo degli scansafatiche privilegiati che fino ad oggi han lavorato poco. Avrà il plauso popolare e Le riuscirà di certo, perché la società, dopo anni di martellamento mediatico, ne è già convinta, e la applaudirà. Ma non gabelli questo taglio per uno strumento per aumentare la qualità della scuola, o migliorare l’efficienza di noi docenti. E’ solo l’ennesimo taglio imposto ad una categoria che al momento non ha la forza di opporsi, né i mezzi, perché non facciamo neppure un lavoro considerato socialmente fondamentale, come i tassisti, ad esempio. In fondo siamo solo quelli che formano le prossime generazioni: degli asini che meritano un po’ di bastone e manco la carota, ha ragione Lei." (http://nonvolevofarelaprof.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/12/lettera-molto-seria-di-una-insegnante-al-ministro-profumo/
Ecco, così come i tagli sempre sulle stesse categorie. Quelle da cui è facile pescare. Quelle che anni e anni di campagne mediatiche martellanti (e di gestioni scellerate negli scorsi anni, sia chiaro) hanno fatto passare davanti agli occhi della gggente come categorie di fannulloni col culo nella panna. Ma non si tratta di bastone e carota, stavolta. Si tratta di fette belle spesse di salame, da mettere sugli occhi delle persone, per non far vedere che invece i patrimoni non vengono tassati, che i superstipendi anche pubblici sono intoccabili, che la lotta all'evasione fiscale è ridicola, che la corruzione impera anche in epoca tecnica, che le infiltrazioni malavitose proseguono imperterrite, che i debiti contratti dalle banche li debba pagare il denaro pubblico.
Ma guai a cercare di combattere questi fenomeni! Molto meglio predicare rigore ed equità ed utilizzare la mannaia sempre sui soliti pollastri, magari sottolineando che non ci si può lamentare quando si ha il lavoro garantito e magari a tempo indeterminato, perché quelli che stanno messi male davvero, il lavoro lo hanno perso, altroché.
E così si lascia, o meglio si fomenta il fenomeno, che i poveri si facciano la guerra tra loro per due ceci e un peperone (anzi, non i poveri. La classe media: i poveri veri manco hanno più quei due ceci per cui scannarsi e il peperone se lo sono ritrovati in altro loco), guardandosi in cagnesco alla ricerca di chi ha più privilegi. Il problema è che fino a poco tempo quei privilegi si chiamavano diritti.

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