giovedì 10 maggio 2012

Domenica di addii...

Domenica sarà una giornata calcisticamente densa di addii dolorosi, come si addice ad una grande decaduta come è oggi il nostro amato Milan. In una sola domenica ci saluteranno tre degli eroi che hanno fatto la storia degli ultimi 10 anni rossoneri e non solo, due campioni del mondo e l'unico giocatore che ha vinto la champions con tre squadre diverse: parlo ovviamente di Sandro Nesta, Pippo Inzaghi e Clarence Seedorf. Dei tre, l'olandese è quello dotato di maggiore classe, ma anche quello capace di alternare prestazioni da fenomeno in campo e leader a abuliche domeniche in cui ti verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi. Sandro è il modello irraggiungibile per me, l'erede vero di Franco Baresi (mia assoluta icona di gioventù), calciatore straordinario e persona ammirevole. Il più forte centrale degli ultimi 10-15 anni, e non solo italiano. Mi mancherà, anche perché meglio un Nesta zoppo e 36enne che un Mexes sano, ma questo è un altro (e più triste) discorso.   Due grandissimi campioni, nulla da dire. Ma il mio massimo tributo va al terzo: Pippo gol Inzaghi. Pippo è stato uno dei calciatori che maggiormente ho detestato quando giocava con la rubentus, e uno dei calciatori che ho più amato da quando, 10 anni fa, è venuto a fare la storia del Milan. Giocatore stranissimo, coi piedi a quadrello, scarso come pochi nel dribbling, un attaccante praticamente senza tiro e senza qualità...ma un cannoniere formidabile, capace di segnare con ogni parte del corpo, più che un uomo, una freccia puntata verso la porta avversaria, uno che per il gol non dorme la notte, uno che se lo colleghi ad una lampadina, la fa accendere per l'elettricità che lo attraversa. Noi tifosi del Milan siamo sempre stati abitati bene la davanti: da quando vado allo stadio ho visto quel numero 9 (o il 7 in un caso) su spalle molto nobili: Virdis, Van Basten, Weah, Sheva...gente dalle doti tecniche fuori dal comune. Pippo no, se avesse palleggiato con il divino Marco la palla gli sarebbe caduta mille volte, in una gara di corsa con Giorgione sarebbe arrivato dopo 10 minuti, Andry lo avrebbe dribblato in ogni modo possibile, ma nonostante questo, grazie alla forza di volontà ed alla serietà professionale, ha segnato più di tutti gli altri che ho elencato, e ha fatto sognare noi tifosi coi suoi gol di ginocchio, di coscia, di culo, coi suoi tiri sporchi, con la sua danza al limite del fuorigioco e il suo agitarsi in area, in attesa che arrivasse l'ultimo passaggio, da sospingere in rete.  Domenica sarò triste per tutti e tre questi campioni, ma quando sentirò lo stadio cantare "oi oi oi oioioioi Pippo Inzaghi segna per noi" non potrò resistere e mi commuoverò pensando a quella maglia numero 9 sempre in linea millimetrica con l'ultimo difensore avversario...

2 commenti:

  1. Io non capisco niente di calcio ma come leggo nei tuoi appunti è uno sport capace di veicolare emozioni forti e dolci ... naturalmente in uno stadio gremito di tifosi e non in soggiorno davanti al piatto della frutta o del dolce o con la tazzina del caffè ancora troppo bollente tra le mani... o no?
    Orlanda

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  2. Ciao prof, è esattamente come dici! E il massimo delle emozioni (almeno a me) le veicola né allo stadio al gelo, né in poltrona davanti alla TV (impossibile per me, non possiedo televisione :)) ma su un campetto di provincia, dove al posto di idolatrati campioni trovo un gruppo di quarantenni che per una partitella fantozziana sarebbero disposti a qualsiasi sacrificio...

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