giovedì 9 febbraio 2012

Per la gioia dei miei amici della juve e dell'inter una riflessione sul milan

Con grande dolore (essendo io profondamente anti-gobbo) ieri sera ho visto la Juventus spianare letteralmente i nostri eroi in mutande e maglia a strisce verticali rossonere, come si diceva una volta. E ho visto il mio adorato Andrea da Brescia, troppo frettolosamente lasciato partire, illuminare (come ha sempre fatto) San Siro, mentre Ambrosini, Van Bommel e Emanuelson facevano a gara a chi la luce la spegneva più in fretta (e con meno classe).
Inevitabile, per tediare i miei 25 lettori, e perderne una ventina, ecco a voi una riflessione calcistica in salsa della mia fede rossonera.
Primo: è ora di finirla di dire "ah ma noi siamo i più forti, tecnicamente non ce n'è per nessuno". Balle! Tendenzialmente nel milan oramai militano solo un fuoriclasse di livello mondiale (e si chiama Thiago Silva ed io lo venero) ed un fuoriclasse che può fare la differenza quando la sua testa (di cazzo) non fa le bizze, ma che è oramai conclamato, nelle partite da uomini veri sparisce dal campo (e si chiama Ibra). A questi due, personalmente aggiungo Pato (per me stratosferico, ma anche lui, a parte i noti problemi muscolari, troppo umorale), Boateng (che sa spaccare le partite come pochi al mondo) e se tornerà mai a giocare, cosa che spero con tutto il cuore, Cassano. Per il resto, un'accozzaglia di vecchie glorie (Ambrosini, Van Bommel, Nandrobombolone Zambrotta, il mio amato Clarenzio, ecc), una serie di buoni giocatori sopravvalutati (ma buoni per una squadra di mezza classifica: Mexes, Emanuelson, Abate, Nocerino, Antonini, ecc), un giovane molto promettente ma molto giovane (El Shaarawi, il futuro è tuo!). Quindi, non siamo i più forti, perché di fatto non abbiamo più una squadra composta da 9/11 di fenomeni e un paio di ricambi. Abbiamo 9/11 di ricambi e uno-due fenomeni.
Secondo: lo sappiamo, perché è sempre andata così in tutte le squadre in cui ha militato. Se hai Ibra (ed è una fortuna, di solito), diventi Ibra-dipendente. E' inevitabile, quando vuole risolve da solo le partite, e chiunque ci si appoggerebbe a uno così. Peccato che: a) solitamente ti lascia a piedi quando c'è da dimostrare di avere carattere (e lo scorso anno solo un enorme Pato ci tirò fuori dalle follie di Ibra nel momento decisivo, non dimentichiamolo) b) di giocatori che da soli, anche in mezzo a 10 pipponi, potevano vincere qualsiasi cosa, anche un campionato del mondo (esempio non casuale) ne è esistito nella storia del calcio uno solo, e si chiama Diego Armando Maradona. Ibra non è Diego, su questo credo non ci sono dubbi (infatti la Svezia non vincerà certo un mondiale...)
Terzo: nel calcio di oggi la corsa è tutto. Messi è un diavolo perché fa a una velocità superiore agli altri cose che gli altri non fanno neppure a velocità normale. Ma ha al quo fianco 9 persone che corrono con lui, e tendenzialmente più degli altri (poi, nel suo caso tutti e 9 sanno dare del tu allo sfero, il che non guasta, anzi!). Ieri sera mentre Marrone (Marrone, non Iniesta!) correva come un diavolo, i diavoli rossoneri passeggiavano come vecchie matrone in Montenapoleone indecise su quale boutique di lusso fosse meglio affrontare per prima.

Ecco, il mio post inconcludente termina qui (così mi sono un po' sfogato). Meno male che quando perdiamo posso immaginare che Galliani sia triste, e questo mi basta per farmi sentire un po' più allegro...

Nessun commento:

Posta un commento