venerdì 14 gennaio 2011

B2eB (back to e-bici)

Finalmente le vacanze di natale (sempre troppo brevi, anche quando sono lunghe come quest'anno) oltre ad un meraviglioso viaggio a Budapest (seguirà resoconto!) hanno portato al ripristino definitivo della mia bicicletta elettrica! Così questa settimana l'ho ampiamente sfruttata, per venire al lavoro. Questo significa, tra le altre cose, rendere un po' meno tragico il viaggio verso il luogo di lavoro: la bici mette allegria, fa risparmiare tempo, riattiva la circolazione e via discorrendo...
L'unico problema è che la strada più breve e al contempo esente dal micidiale pavè che infiniti lutti addusse agli Achei prevede la percorrenza di una circonvallazione molto trafficata (per i meneghini: XXIV maggio-porta romana-5 giornate), che soprattutto al ritorno è sempre bloccata dalle macchine, le quali rendono impossibile il passaggio anche ad una biciclettina (soprattutto quando sormontata da una stazza - diciamo così - imponente, come nel mio caso).
Ovviamente la parola "pista ciclabile" non rientra nel vocabolario dei nostri gloriosi amministratori (credo che Suor Letizia l'abbia pronunciata giusto un paio di volte in campagna elettorale, sollecitata dai suoi ghost writer, e poi abbia dovuto chiedere a qualcuno che le spiegasse cosa significhi: "Pista ciclabile? Ma che cos'è? Il SUV ci può andare? No? E allora a cosa serve?") e pertanto, onde evitare di essere arrotato ieri ho percorso un abbondante tratto sul marciapiede (che, sia detto a parziale mia discolpa, è assai ampio - e sempre a mia discolpa, io lo percorrevo molto molto piano). Il problema è che stupidamente, non stavo verso l'esterno del marciapiede, ma verso l'interno, vicino ai muri delle case. All'improvviso da un angolo esce un signore distinto, con la faccia del docente universitario (induzione mia basata su: istinto, conoscenza della razza del docente, presenza di libri della biblioteca della statale sotto il suo braccio). Io ho frenato bruscamente, lui si è spaventato (a ragione) e ha iniziato ad inveirmi contro. Io gli ho chiesto scusa, molto umilmente (avevo torto marcio), ed ero sinceramente contrito. Purtroppo però poi la cosa è proseguita così (vi prego di ammirare - ricordando che sono figlio di Rissa-man - la calma olimpica con cui ho affrontato la situazione):

Aldo: le chiedo veramente scusa, ha ragione, non dovrei essere sul marciapiede
Prof: lei è un pezzo di maleducato! Non so cosa farmene delle sue scuse!
Aldo: guardi, ha ragione. Le chiedo nuovamente perdono
Prof: non mi interessano le sue scuse!
Aldo: mi spiace veramente, però mi ascolti... io più che riconoscere di avere torto e chiederle scusa non posso fare...
Prof: e se al posto mio ci fosse stata mia madre di 86 anni, cosa sarebbe successo? la avrebbe fatta cadere rompendole il femore!
Aldo: si, si ha ragione, ma non so cosa fare di più che chiederle scusa!
Prof: qualcosa può fare! Non passi mai più di qui! Anche perché se passa ancora da qui io la butto giù!
nota: a questo punto mi sono arrabbiato. Incredibilmente però sono rimasto calmo. Però sono sceso dalla bici e mi sono avvicinato molto a lui (più basso di me di 5-6 cm e molto meno largo). Adoro il fatto che la frase seguente sono riuscito a pronunciarla con tono calmissimo e quasi mellifluo
Aldo: lei ha ragione, e qualunque cosa io dica non potrò mai cambiare questo fatto. Ma mi permetta di farle notare che lei mi ha appena minacciato. E se sposta la nostra discussione sul piano della minaccia fisica secondo lei tra lei e me, come va a finire?
Prof: ...............
Aldo: Ecco, buona serata


E sono ripartito...avventure metropolitane!

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