venerdì 15 gennaio 2010

Anna Politkovskaja - Cecenia. Il disonore russo.


Ho finito il libro. E' stata un'esperienza sconvolgente. Ci ho messo tantissimo a leggerlo, perché facevo fatica a leggere più di un tot di pagine al giorno, è davvero un pugno nello stomaco.
Ciò che fa più impressione, al di là delle ovvie riflessioni sul fatto che la Politkovskaja sia morta solo perché voleva dire la verità (e questo a livello teorico è il mestiere del giornalista), è che la Russia è qui, dietro l'angolo.
Non è più l'orso sovietico, lontano in un luogo remoto ad Est. Mosca è vicina, Putin è vicino, la Russia è uno sconfinato paese che il mondo moderno ci ha avvicinato in maniera sconvolgente. Eppure, l'esercito russo fa le cose che Anna descrive, la deriva autoritarista dei militari, i responsabili di crimini gravissimi che vivono nella certezza dell'impunità, la storia della tragedia del Nord-Ost raccontata in maniera lucida da chi è stata tradita mentre si sbatteva per evitare la strage che poi è avvenuta...sconvolgente.
Prima di essere uccisa l'autrice ha dovuto sopportare privazioni, intimidazioni, minacce, botte e arresti.
Sin dalla nota introduttiva di Saviano, e poi proseguendo per queste pagine cariche di verità, trasudanti fango e sangue, si resta impressionati. E non si può fare a meno di pensare che queste pagine urlano e chiedono ai governanti occidentali (in primis il premier italiano che non perde occasione per sbandierare la sua amicizia personale con il soggetto) di rispondere della love story dell'occidente con Putin.

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